4. Capitol City

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«Chi era?» chiedo ad Oliver. Il ragazzo alza le spalle «Non ne ho idea... Forse qualcuno ha sbagliato stanza». È un'ipotesi plausibile ma ho il vago sospetto che non sia così. Apro la porta della mia stanza e ritorno al vagone ristorante . Vi trovo Finnick che guarda fuori dal finestrino con uno sguardo arrabbiato e perso. «Sei stato tu ad entrare in camera mia poco fa?» gli domando con voce calma ed interrogativa. Lui non mi risponde immediatamente , lascia passare alcuni interminabili secondi, poi mi rivolge finalmente la parola ma continua a guardare il paesaggio che scorre voloce a causa dell'alta velocità del treno«Si, ma a quanto sembra è stata una pessima idea. Spero di non aver interrotto niente di importante... La prossima volta busseró prima di entrare». Sento il sangue ribollirmi nelle vene e avanzo di due passi verso di lui «Non hai interotto assolutamente niente signor Odair... Peró vorrei tanto sapere qual è il tuo problema perchè, francamente, non riesco a capirlo. Ci stavamo semplicemente abbracciando, dobbiamo farci forza. Tra una settimana ventitrè sciagurati ragazzi saranno morti e solamente uno verrà fuori da quella maledetta arena creata dagli strateghi, abbiamo tutto il diritto di abbracciarci e conoscere chi sarà la persona che forse saremo costretti ad uccidere». A questo punto lui ride divertito e scuote il capo«Falla finita, lo sappiamo entrambi che tanto la prima persona con la quale combatterai in un corpo a corpo sarà la stessa con la quale sei partita dal distretto». Ma cosa sta dicendo? Sta per caso insinuando che la prima persona che uccideró sarà Oliver? No, non credo proprio. Non saró io ad ucciderlo. Scuoto il capo e alzo la voce rivolgendomi a quello sbruffone di Finnick«Non uccideró mai Oliver , stanne certo». A quel punto lui si volta e mi guarda fisso negli occhi riuscendo a mettermi in soggezione «Quando ti punterà un coltello alla gola perchè sarete rimasti in pochi nell'arena te ne renderai conto. Quando dovrai uccidere la persona con la quale hai legato di più , la persona con la quale ti trovavi meglio e conoscevi bene ti renderai conto di quanto avevo ragione. Non allearti con lui». «Parli come se lo avessi provato sulla tua pelle» gli dico sconvolta da ció che ho appena sentito dire dalla sua bocca.
Lui si siede e guardandosi le mani dice«Ho ucciso la mia migliore amica nell'arena, eravamo rimasti in tre e la sua morte mi faceva comodo». Rimango colpita, schifata ma allo stesso tempo comprendo tutto ció che mi ha detto. Vorrei replicare ma non so cosa dire. Quando penso di aver trovato le parole giuste un suono acuto ci fa notare che siamo arrivati a Capitol City. «Sará meglio che ti affacci al finestrino e saluti gli abitanti della capitale, devi cominciare subito ad ingraziarteli»dice lui indicandomi una folla di gente dalla pelle e gli abiti dai colori sgargianti che urla i nostri nomi con entusiasmo. Mi alzo e mi avvicino al finestrino scrutando quegli individui. «Queste non sono persone... questi sono degli egoisti esaltati che non vedono l'ora di divertirsi un po' vedendo spargimenti di sangue nell'arena. Mi rifiuto di salutarli»dico con voce altamente inorridita. Faccio per allontanarmi dal finestrino ma Finnick mi afferra per un braccio e mi costringe a girarmi verso di lui. Che cosa vuole adesso? La sua presa é troppo forte ed io cerco di divincolarmi«Mi stai facendo male. Lasciami. Che cosa vuoi?»gli dico sibilando. Lui mi guarda in modo penetrante poi dice sette semplici parole che mi lasciano scossa«Voglio portarti viva fuori da quell'arena»Rimango a bocca aperta finché sento un rumore di porte scorrevoli e veniamo raggiunti da Oliver. Finnick ha ancora la sua mano stretta sul mio braccio e il mio alleato ci fissa sconcertato. Finnick si schiarisce la voce e molla la presa poi ci fa strada fuori dal treno dove la nostra sorteggiatrice ci attende sorridente. Oliver ed io facciamo un respiro profondo poi usciamo fuori dal treno d sfoggiamo un finto sorriso alla folla urlante. La donna dai capelli blu afferra la mia mano destra e alzandomi il braccio dice«Il tributo femmina del distretto quattro! Un applauso per Annie Cresta!»Un odio terribile mi nasce dal profondo del petto ma cerco di reprimerlo e sorrido ancora di piú. Alcuni capitolini mi lanciano delle rose blu e Finnick ne prende una al volo per poi porgermela. Arrossisco leggermente di fronte a tale gesto e sento una gran confusione nella mia testa. Per un attimo é come se il mondo intorno a me fosse scomparso e non sento nemmeno Oliver salutare la folla. Vengo riportata alla realtá da Finnick che avvicinandosi al mio orecchio dice«Dobbiamo andare. A cosa stai pensando?». Scuoto la testa e alzo le spalle come se nulla fosse successo «A niente... Non stavo pensando a niente. Andiamo» rispondo ,incamminandomi verso la macchina che ci sta aspettando. Durante il tragitto per arrivare fino all'albergo che ci ospiterà nessuno osa proferire parola ed io ho modo di ripensare ancora al gesto di Finnick. Stringo tra le sue mani il gambo della rosa che mi ha dato e sento un buon odore provenire da essa. Emana l'odore del mare. Avevo sentito dire che qui a Capitol City è stato tutto geneticamente modificato e , quindi, suppongo che anche la rosa abbia subito dei processi chimici e genetici per aver questo colore così bello e surreale e questo odore familiare e rassicurante. Finnick... Santo cielo, perchè non riesco a non pensare a lui e quel piccolo ed insignificante gesto? Appoggio la fronte al vetro del finestrino e sospiro. Non è possibile che mi abbia incantanta con una stuoidaggine del genere. Annie, per l'amor di Dio , torna in te. Finnick Odair è solamente un vincitore che ama pavoneggiarsi e fare conquiste , soprattutto tra le oche capitoline che lo acclamano, lo amano e lo venerano quasi fosse un dio. «Avanti ragazzi. Siamo arrivati, scendiamo» dice Kitty allegra come sempre. Apro lo sportello e scendo contemplando il magnifico e imponente edificio completamente in vetro che si staglia davanti a noi. «Accipicchia... Non credevo che fosse così bello» dice Oliver accostandosi a me. «È fatto con i soldi delle scommesse fatte sui tributi... Ne sono certa. Andiamo, prima che dica qualche cosa di poco carina e Kitty mi rimbecchi» dico facendo ridere leggermente Oliver. Finnick ci precede fino ad un salone dove si sono radunati già la maggior parte dei tributi. Ragazzi e ragazze si guardano intorno affascinati da tutto questo sfarzo che ci circonda. «Annie!Oliver! Seguitemi, tra poco ci sarà la parata dei tributi e vi dovete prepare. Vi accompagno dagli stilisti, faranno delle magie su di voi» urla Kitty scortandoci verso un corridoio blu dove c'è scritto "reparto distretto 4". La seguiamo in silenzio finchè non mi dividono da Oliver e mi trovo in un salone estetico dove ci sono ad aspettarmi, armati di forbici, cerette e pettini, due strani individui . Sono una femmina ed un maschio. La ragazza ha i capelli verde scuro perfertamente stirati e il maschio ha un caschetto bianco con delle striature blu qua e là. «Salve Annie. Noi siamo Angy e Mike ... Il nostro compito è farti sembrare una sirena» dice la ragazza. Chiudo gli occhi e sospiro. Mi spetta una lunga ora di sofferenza,me lo sento.

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