Capitolo XXI: vedere la luce

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Mi vesto di corsa, ancora rintontita dalla serata passata e mentre mi infilo il cappotto e imbocco le scale con il cuore in gola dalla preoccupazione, sento un clacson suonare sotto casa mia.

Leo

Mi precipito fuori e trovo il suo suv nero posteggiato con le quattro frecce, con due ruote sul marciapiede. All'interno il ragazzo con la pelle illuminata dalla luna è visibilmente in agitazione, tamburella compulsivamente l'indice affusolato sul volante, si guarda in giro ma non riuscendo mai a posare le iridi su un punto fermo.

Non appena mi vede spuntare nella sua visuale, gli vedo il volto illuminarsi, il dito non si muove più, ma si stringe saldo attorno al volante, i suoi occhi guardano solo me. Apro la portiera e salto dentro, quasi non faccio in tempo a richiuderla che siamo già partiti.

Prevedo un viaggio turbolento

"Cos'è successo?" indago scrutando nelle sue pupille affrante.

"Sono un cretino irresponsabile!" esclama, spingendo più a fondo il piede sull'acceleratore. D'istinto conficco le dita nel mio sedile, anche se è lui a guidare, non ho ancora smesso del tutto di avere paura delle auto.

"Scusa" dice più calmo "non devi avere paura con me, non farei mai nulla di avventato con te sul sedile accanto". A queste parole i miei muscoli si rilassano, come se sapessero inconsciamente che con lui sono al sicuro.

"Okay, ma adesso calmati e parlami. Qualsiasi cosa sia la risolviamo insieme" dico soffice, provando a posargli una mano sul suo avambraccio che impugna il volante. Lui alza un sopracciglio, abbassando lo sguardo sulla mia mano, ma stavolta non si scansa. Anzi, sembra essere tranquillizzato da questo gesto.

"Ieri sera sono tornato ancora un po' alticcio e...devo essermi scordato di chiudere la porta d'ingresso. Stamattina quando mi sono svegliato...Milo non c'era più". Queste parole gli stanno costando più di quello che dà a vedere. Ha commesso un errore e non se lo perdona.

"E' la prima volta che scappa? Sai dove può essere andato?" chiedo pensierosa e adesso l'agitazione sta prendendo anche me. Voglio bene a quel cane e non voglio che gli accada nulla.

"In realtà, speravo che lo sapessi tu. Lo porti sempre a passeggio, c'è un luogo in particolare che ti viene in mente? Magari un posto che gli piace particolarmente o-"

"Ma certo!" esclamo interrompendolo "il bosco magico in cui la neve sembra zucchero filato e i tronchi degli alberi dei bastoncini di liquirizia"

Leo mi rivolge uno sguardo stranito: "Okay Principessa delle Caramelle, saprebbe indicarmi questo luogo?"

"Ehm, sì, certo...volevo dire, un piccolo bosco isolato vicino a casa tua" rispondo, visibilmente in imbarazzo.

Mi sembra quasi di vedere un'espressione dolcemente divertita sul suo volto, come quella che aveva quando mi aveva beccata a prendere i fiocchi di neve con la lingua.

Durante il breve tragitto per casa sua, Leo torna ad essere agitato, inquieto. Lo vedo dal suo respiro veloce e irregolare, che gli alza e abbassa il petto ampio; dalle nocche che stritolano il volante fino a diventare bianche e da quegli occhi così profondi che potrebbero contenere l'intero universo, se solo non fossero velati dalla preoccupazione.

"Lo troveremo" lo rassicuro io.

"Lui...non è solo un cane per me, è mio amico, il mio compagno di avventure. Lui c'è stato per me quando nessun altro c'era, non posso perderlo" confessa triste.

"E' un cane speciale, ha aiutato anche me l'altro giorno quando mi sono trovata in difficoltà"

Lui mi rivolge uno sguardo interrogativo, ma non mi sembra il momento di raccontargli l'intera faccenda, non voglio aggiungergli preoccupazioni e il fatto che stavo per svenire di nuovo nel bosco non lo aiuterebbe. Quindi mi limito a dire: "I ricordi, quando riaffiorano a volte mi lascio sopraffare".

Tra la Neve e le StelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora