Rapina

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"Ehi, voi, fermatevi!"
Te lo puoi scordare! pensò Axel correndo a perdifiato per le vie più nascoste della città.
Guardò con la coda dell'occhio il suo migliore amico, Dale, e sperò che la sua ferita alla coscia non rendesse tutto il loro lavoro inutile.

"Ve lo ripeterò solo un'ultima volta, maledetti! Non mettete mai più piede nel mio negozio! Vi è chiaro?!" urlò alle loro spalle l'uomo che li stava inseguendo minacciandoli con un pugno alzato già da due quartieri. Evidentemente non era preoccupato che qualcun altro andasse a rubargli qualcosa. Si interessava solo che non fossero loro.

L'uomo era piuttosto paffuto, quasi una palla con le gambe e le braccia che corre. Le cosce coperte dai pantaloni di tela strusciavano l'una sull'altra e producevano un fruscio che persino Axel riuscì a sentire chiaramente. Immaginava che, se avesse corso qualche altro chilometro, il tessuto avrebbe ceduto e la pelle delle due cosce avrebbe cominciato a toccarsi nella corsa.

Fortuna che non è molto in forma, si ritrovò a pensare Axel, il quale era quasi senza fiato.
Egli percepì il respiro affannato dell'uomo, il quale tentava di mantenere il ritmo e allo stesso tempo di imprecare loro contro.
"Non è colpa mia se quei gioielli sono finiti nella mia bisaccia! Ci sono caduti per sbaglio, lo giuro!" disse Dale facendo spallucce. Axel rise alla presa in giro.
"Vi farò vedere io cos'altro accadrà per sbaglio! Il mio pugno colpirà per sbaglio la vostra faccia." minacciò il proprietario della gioielleria.
Ad Axel parve di aver letto il nome dell'uomo sulla tesserina che portava all'altezza del pettorale sinistro.
Richard? Richie? Roland? Uhm, R-qualcosa... Molto probabilmente, Richie, si disse, È un nome da imbecille... Quindi, gli calza a pennello!
Il nome, infatti, era quello del suo patrigno che "odiava", dicendo solo un eufemismo.
Aveva picchiato sua madre da quando ne avesse memoria e aveva inveito anche contro di lui, finché lui non era stato abbastanza grosso da rispondere ai pugni e ai calci.

Axel cercò di non farsi distrarre dai pensieri del passato che gli facevano prudere le mani come se dovesse picchiare a morte quel bastardo un'altra volta, mentre si affannava per raggiungere un luogo sicuro o almeno per sfuggire dal loro inseguitore.
Superarono vie dopo vie e i due credettero che l'uomo ne avesse abbastanza di correre, ma a quanto pareva Axel si era sbagliato di grosso riguardo la sua forma fisica.

"Dale, serve un'idea e alla svelta!" disse Axel abbastanza forte perché lui lo sentisse anche con il rumore della città, il chiacchiericcio della gente e il suono della campana della chiesa che richiamava i fedeli.
"Sono d'accordo, ma ciò non toglie che questo bastardo sembri più atletico di noi due messi assieme!" rispose Dale, il quale non faceva altro che toccarsi la gamba destra in seguito ad una ferita da lama inferta dallo stesso proprietario.

Davanti a loro apparve il profilo del castello, imponente, opulento e totalmente contrastante con la povertà che si percepiva in città. Era stato costruito qualche secolo addietro dai primi regnanti e da allora in poi non era cambiato di una virgola.
A quanto pare piaceva loro il marmo! rifletté Axel senza rendersene conto. Egli guardò un po' meglio la costruzione: il castello sembrava più una prigione visto da fuori. Una prigione cubica alta venti metri, almeno. Decide e decine di finestre decorate da vetrate ricche di colore che coprivano i muri esterni e un cancello d'entrata in ferro battuto sorvegliato da due sentinelle. Sarebbe stato impossibile entrarvi con le guardie armate e i cavalieri che passavano e giravano attorno al castello.

Corsero a perdifiato attraverso le decine e decine di persone che riempivano la piazza davanti al castello. Alcune li fissarono in malo modo, altre furono spintonate e urlarono loro contro con i pugni alzati.
Speriamo che con tutta questa gente il grassone ci perda di vista, pensò Axel, ma come sempre i suoi desideri non furono ascoltati.

Regni In LottaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora