Un passatempo

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La proposta di Caitlyn sembrò perfetta a Perla per passare il tempo. Sotto sotto, si sentiva ancora imbarazzata per la figuraccia con la madre di Alexander, ma si impegnò affinché il pensiero fosse dimenticato.
Uscendo in giardino e lasciando Caitlyn in cucina, Perla respirò l'aria fresca che le sembrava quasi frizzante all'interno delle narici. La brezza le passò attraverso i capelli e sul viso e Perla chiuse gli occhi, sorridendo. Riconobbe che questa pausa le serviva terribilmente. La sua mente si ritrovava sempre a rivivere il giorno precedente, la morte del padre, il momento in cui aveva chiuso le palpebre, il pianto senza controllo di sua madre: tutti questi eventi scorrevano davanti alle sue palpebre chiuse come se fosse un film, un film dell'orrore per essere precisi. Sperava di tornare a casa solo per stare accanto a sua madre e sua sorella, ma allo stesso tempo era come se quelle questioni fossero troppo lontane, come in un altro universo rispetto al suo. La distanza rendeva il tutto, forse, più leggero.
La consapevolezza di avere delle persone straordinarie al suo fianco le faceva vivere la situazione con molta più calma. Se fosse rimasta a castello, sarebbe impazzita.

Scosse la testa come se servisse a liberare la mente e si guardò intorno: pensò che i coniugi Wang fossero stati geniali nel trasferirsi lontano da tutti e che non sarebbe stato per niente male abitare fuori dal centro delle città, che è costantemente rumoroso.
Alla sua destra, sentì le voci di Alexander e suo padre che parlavano tra loro. Volgendo il capo verso quella direzione, vide la casetta di legno che aveva notato quando era arrivata e i due che discutevano su come procedere. Avevano un'ascia a testa, che era impiantata nel terreno, e ansimavano per la fatica. Le magliette di entrambi erano piene di macchie di sudore. Attorno a loro scorrazzavano Silas ed Ace, giocando ad acchiapparella.
Perla andò verso di loro con un sorriso sulle labbra: le piaceva vedere come Alexander si sentisse più rilassato in compagnia della sua famiglia. Perla rifletté che, dopotutto, non fosse stato solo merito suo: il ritorno alla sua vita normale, a casa propria, aveva giocato un ruolo ben più importante.

Dopo aver percorso la distanza che li divideva, osservò il lavoro del padre di Alexander e di Alexander stesso che giaceva poco lontano: una catasta di legna era ben impilata vicino alla casetta aspettava di essere consegnata. Attorno, però, era pieno di ceppi tagliati lasciati alla rinfusa, in base a come cadessero una volta tagliati.
Silas fu il primo a rendersi conto dell'arrivo di Perla. Infatti, smise di correre dietro ad Ace e le corse incontro, allargando le braccia. Il sorriso stampato sulle labbra del bambino scaldò il cuore di Perla.
"Principessa Perla!" esclamò Silas, abbracciando le gambe della ragazza, che rispose al saluto.
Al saluto di Silas, sia Jay che Alexander si voltarono e vennero loro vicino, lasciando a terra le asce.
"Silas, lo sai che a Perla non piace essere chiamata "principessa"." sottolineò Jay con un sopracciglio alzato.
"Mi dispiace, papà, ma per me lei sarà sempre la Principessa Perla." rimarcò Silas, pestando un piede a terra. Jay stava per ribattere, ma Perla si intromise: "Non è necessario, davvero. Non me la prendo".
"Sei anche troppo gentile. Il ragazzino, qui, dovrebbe cominciare ad ascoltare il proprio padre!" osservò Alexander con un sorrisino.
Silas gli fece la linguaccia e si rifugiò dietro la schiena di Perla.
Ace, scodinzolando felice, si accucciò ai piedi di Perla e fece un verso per farsi notare.

"Sono stata mandata qui per tenerti d'occhio, nanetto!" annunciò Perla, voltandosi verso il bambino. Gli occhi di Silas si illuminarono all'istante. Cominciò a saltellare sul posto per poi abbracciarla forte.
Il cane sospirò rumorosamente come a lamentarsi del baccano provocato da Silas.
"Non festeggiare troppo, fratellino. È una vera scocciatura." disse a mezza voce Alexander, incrociando le braccia al petto e voltandosi per metà dall'altra parte.
Perla si trattenne dal ridere e fece finta di essere rimasta offesa, portandosi una mano alla bocca con fare drammatico.
"Come osi offendermi in quel modo?" rise Perla.
"Ho solo detto la verità, amore." le disse, per poi allungarsi e darle un bacio sulla tempia. Il cervello di Perla rimase alla parola amore senza riuscire a replicare. Percepì le farfalle danzarle nello stomaco alle continue espressioni di affetto che le stava mostrando durante la mattinata.
"Ora sarà il caso di tornare a lavoro, papà." disse Alexander, come se non fosse successo nulla di strano. Come se il cervello di Perla non avesse smesso di percepire il mondo esterno e non avesse provato a registrare il tutto. Nascostamente, Alexander stava sperando che quella giornata passasse in fretta cosicché potesse dormire con Perla un'altra volta. Sentirla accanto, condividere il calore del letto con lei, percepire i suoi respiri profondi mentre la teneva stretta al petto erano le migliori sensazioni al mondo. Non ne avrebbe avuto mai abbastanza. Sapeva che l'amore poteva trasformarsi in una ossessione, ma lui temette di star diventando drogato.
"Sì, hai ragione. Dobbiamo lavorare ancora molto prima di considerarci soddisfatti." replicò Jay, sorridendo compiaciuto. "Se ti fa piacere capire come funzioni, puoi guardarci lavorare." aggiunse, guardando Perla.

Regni In LottaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora