Luna e stelle

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Perla dormì per un tempo che le sembrò infinito, potevano essere ore come tutta la giornata e, al risveglio, si rese conto che le tende della camera erano state chiuse, tanto che vi era buio in camera come fosse notte.
Probabilmente è notte. Chissà quanto ho dormito! pensò lei passandosi una mano sul volto. Gemette per il dolore, essendosi dimenticata delle ferite e avendoci passato la mano sopra con più forza del previsto.
Pensò ancora a quando l'uomo l'aveva bloccata a terra e l'aveva picchiata senza pietà, probabilmente l'avrebbe veramente uccisa se non avesse visto Alexander tra gli scaffali.

Cavolo, Alexander... Che diavolo gli è preso? Dovremo chiarire questa situazione il prima possibile. si disse convinta. Prima di addormentarsi, ci aveva riflettuto a fondo e si era resa conto che lui si era allontanato per un motivo futile, forse ci aveva pensato troppo. Magari se glielo avesse chiesto, lui avrebbe tirato fuori una spiegazione che non aveva senso, inventata sul momento. Ma non c'era nulla di male se entrambi avevano desiderato baciare l'altro, giusto? Anche se non glielo aveva detto chiaramente, le era sembrato che lui fosse intenzionato a baciarla, come lei era intenzionata a fare con lui.

Si alzò a sedere e sentì le gambe e le braccia pesanti e doloranti, come se avesse corso una maratona.
Evidentemente la fuga mi ha indebolita più di quanto pensassi.
Spostò le coperte e appoggiò i piedi sul pavimento coperto da una morbida moquette. Riusciva a orientarsi anche al buio, quindi si alzò del tutto, stringendo i denti per il dolore ai muscoli, e aprì la tenda più vicina al suo letto. Proprio come in camera di Kyla, vi erano tre finestre coperte da tendaggio.

Subito la colpì che fosse notte e che, di conseguenza, avesse dormito così tanto. Tuttavia, si sentiva ben riposata e, di certo, non sarebbe tornata a dormire dopo aver dormito ipoteticamente più di otto ore.
Si stiracchiò e ammirò la bellezza della luna, che era praticamente piena. Attorno al satellite, brillavano centinaia e centinaia di stelle che erano solo piccoli puntini, ma che lei si immaginava come palle enormi di luce a chissà quale distanza dalla Terra.
Si ricordava di averlo letto in un qualche libro in biblioteca e di esserne rimasta affascinata. Da lì aveva scelto che il suo colore preferito sarebbe stato il blu, proprio a ricordare il suo momento preferito della giornata, la notte. Era l'unica occasione che aveva per poter ammirare lo spettacolo della volta celeste con chiarezza.

Aprì anche le altre tende e la luce della luna riempì la sua stanza di una luce d'argento.
Si guardò di velocità allo specchio posto sulla specchiera per capire quale fosse la gravità degli ematomi alle guance e si rese conto che il rossore era andato via quasi del tutto e che anche i segni lasciati dalle dita dell'uomo erano praticamente scomparsi. La tempia, tuttavia, la sentiva ancora pulsare.
Non un buon segno. Significa che ci metterà un bel po' a cicatrizzare la ferita.

Distolse lo sguardo dalla sua immagine e pensò che fuori a quest'ora non ci sarebbe stato nessuno e, quindi, mise un paio di ballerine comode per uscire e osservare meglio il cielo. Addosso aveva ancora la sua veste da notte, ma andava più che bene visto che era lunga quasi fino ai piedi e non mostrava nulla dell'intimo che portava sotto. Sbirciò fuori dalla porta della sua stanza e quasi sobbalzò per lo spavento quando vide Alexander in piedi che la guardava dall'altra parte del corridoio.
"Mi hai spaventata..." disse portandosi una mano al petto, come per sentire se il cuore battesse ancora.
Lui era rimasto zitto per qualche altro secondo, la guardava e basta e poi parlò: "Hai dormito bene?"
"Oh sì, come un bambino." E lei rise leggermente. "Mi sapresti dire che ora è?"
"Dovrebbe essere qualche minuto dopo le tre del mattino." le rispose.
Ciò significava che aveva dormito quasi dodici ore. Nemmeno quando ero ammalata, dormivo così tanto.
"Come fai a saperlo?" chiese lei curiosa. Uscì con tutto il corpo dalla stanza, chiuse delicatamente la porta e vi si appoggiò.
"Hanno appena fatto il cambio della guardia, che di solito avviene ogni tre ore. L'ultima volta era mezzanotte, la volta prima le nove e così via..." le spiegò. Sembrava che non riuscisse a concentrarsi mentre parlava. Il capo gli ciondolava leggermente da una parte all'altra.

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