18. «Posso farcela, mamma.»

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>Taehyung<



Aprii gli occhi e la prima cosa che notai fu la stanza completamente diversa dalla precedente. Mi toccai la testa, massaggiandomi le tempie e, facendo movimenti lenti e controllati, mi misi a sedere, stropicciandomi gli occhi per poi guardarmi attorno. Davanti a me vidi un semplice muro tutto bianco, anche la parete di destra era bianca, quella di sinistra era identica ma con una porta che immaginai fosse chiusa a chiave.

Non sapevo che cosa avrei trovato alle mie spalle però provai comunque ad alzarmi in piedi e solo dopo aver ripreso l'equilibrio ed essermi reso conto di non avere giramenti di testa, mi voltai ignaro di ciò che avrei visto.

La quarta parete era fatta a vetrata, un lunghissimo vetro lungo circa quattro o cinque metri e di fronte alla stanza dove avevano segregato me, ce n'era un'altra. Identica.

Unica differenza? I miei figli legati a delle sedie e circondati da persone che non conoscevo.

La mia prima reazione fu di mettermi a correre, raggiunsi la vetrata, cominciai a battere i pugni sul vetro e a gridare i loro nomi, tentando di attirare l'attenzione di qualcuno ma quei miei tentativi suonavano a vuoto e compresi di essere rinchiuso in una stanza insonorizzata. Potevo vederli ma non potevo sentirli e forse così era peggio perché non potevo capire che cosa stesse accadendo.

Li avevano fatti sedere tutti e tre su sedie alte con schienali reclinabili, avevano mani e piedi legati, Joshua e Felix avevano degli elettrodi appiccicati sulle tempie, sul collo, in centro alla fronte. Inorridii. C'erano anche dei computer, potevo leggere i loro segnali vitali, i loro due cuoricini battevano forte ma non potendo percepire i loro feromoni non sapevo se fossero agitati, preoccupati, spaventati o un insieme di tutte queste emozioni negative. Cominciai a temere che li stessero torturando, che Seung avesse dato inizio ai suoi esperimenti esattamente come mi aveva preannunciato. Poi lessi la data e l'ora su uno degli schermi. Come era stato possibile che io avessi dormito per un giorno intero senza mai riprendere conoscenza? Mi avevano dato qualcosa, era l'unica risposta plausibile.

Battei ancora più forte con i pugni contro il vetro, nessuno mi sentiva, nessuno si stava girando per controllarmi, neanche i miei movimenti stavano attirando l'attenzione ed io avrei voluto essere molto più forte per poter mandare in frantumi quella vetrata e correre dai miei figli.

Jongdae si stava divincolando, a lui avevano messo una cinghia anche sulla fronte, intorno al collo e intorno alla vita oltre che ad avergli bloccato mani e gambe eppure sembrava che quelle restrizioni non lo spaventassero, i suoi occhi erano accesi di rosso vivo e se fossi stato insieme a loro ero sicuro che l'avrei sentito ringhiare più e più volte. In ogni caso nessuno dei presenti in quella stanza sembrava stesse considerando la sua protesta.

E poi, come un richiamo, Jongdae voltò il viso di scatto e mi trovò, i nostri sguardi si incrociarono ed io scossi la testa per provare a fargli capire che doveva smetterla di lottare, così faceva solo peggio e se si fossero accaniti su di lui, io non sapevo proprio come avrei potuto aiutarlo. Lui si calmò, rimase fermo immobile sulla sua seduta però potevo comprendere dalla sua respirazione accelerata quanto fosse agitato. Voleva proteggere i suoi fratellini, era un alpha e probabilmente si sentiva responsabile per loro, per me. Era sempre stato così riflessivo e calmo, non lo avevo mai realmente visto arrabbiarsi, non era mai caduto preda dell'ansia e non aveva mai avuto una forte predisposizione per il combattimento. Rividi molto Jungkook in quel cambiamento repentino, il piccolo remissivo e dolce Jungkook che tutti credevano sarebbe stato un omega visto il suo carattere sottomesso e invece poi i suoi occhi si erano illuminati di rosso e si era trasformato in uno degli alpha più seguiti e rispettati del branco. In quel momento mi sembrò che Jongdae stesse cominciando a seguire le orme del padre, i geni Jeon stavano venendo a galla e il suo lupo alpha lo stava spronando ancora di più.

Our red eyes shine brighter | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora