16. «Metti giù l'arma, ci serve vivo.»

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>Jungkook<




Avevo provato dolore, un profondo ed invalidante dolore che mi aveva fatto rivoltare lo stomaco e fermare il cuore per un secondo appena. Mi ero accasciato a terra tenendomi l'addome, annaspando perché non riuscivo a respirare. E poi, così come era arrivato, il dolore era anche improvvisamente sparito ed io avevo fatto appello alla mia forza da alpha per rimettermi in piedi.

Jimin e Yoongi si erano subito preoccupati, chiedendomi cosa stesse succedendo, che cosa percepivo ma nella mia mente aleggiava solo il nome di Taehyung. Taehyung era in pericolo, qualcuno stava facendo del male a Taehyung e se avevano toccato Taehyung, probabilmente erano caduti in quella trappola anche i miei figli ed io mi sentii mancare di nuovo. Provai a raggiungerlo, provai a capire che cosa stesse accadendo perché le mie gambe a mala pena mi reggevano ed io mi trovavo nel giardino della reggia, Namjoon era lì, mio fratello era lì, Jimin e Yoongi, l'esercito e tante altre persone perché ero arrivato lì con l'intenzione di raccontare tutto e chiedere aiuto ma qualcuno o qualcosa mi aveva preceduto.

Non riuscivo a mettermi in contatto con Taehyung.

Jimin mi guardò con gli occhi spalancati, provando a chiedermi in silenzio di parlare, di chiedere aiuto se ne avessi avuto bisogno ma io avevo il terrore anche solo di pronunciare il nome del mio omega perché lui avrebbe immediatamente capito e non si sarebbe fermato.

E poi mi raggiunse un odore, era forte, denso. Profumo di crisantemo.

Mi voltai in quella direzione e la vidi. Mia figlia stava correndo da me, era veloce, era arrabbiata, la sua espressione non era neanche del tutto umana e poi la sentii ringhiare. Feci un passo verso di lei, ci provai. Pietrificai sul posto quando vidi i suoi occhi. Erano illuminati.

Erano rossi.

«È tutta colpa tua!» Ululò, saltandomi addosso. Abbattendomi.

Mi schiantai con un sonoro tonfo sull'erba, non ebbi neanche la prontezza di sollevare le braccia per bloccare mia figlia perché lei aveva già ancorato le mie accanto alle mie spalle. Parte di me non capiva neanche che cosa stesse accadendo, Areum mi aveva attaccato, Areum era riuscita ad atterrarmi, Areum aveva gli occhi illuminati di rosso. Areum che continuava a ringhiarmi anche se nei suoi feromoni io percepivo più paura che rabbia, più preoccupazione che odio.

«Aru...» Provai a chiamarla, a tranquillizzarla. Sapevo di che cosa mi stesse incolpando. Me ne ero andato senza prima assicurarmi che la squadra di protezione fosse arrivata, se avevano fatto del male a Taehyung o ai suoi fratelli, era colpa mia.

«Te ne sei andato!» Ringhiò ancora. «Io e Jongdae avevamo bisogno di te.» Lasciò andare uno dei miei polsi per chiudere la sua mano intorno alla mia gola. Non mi avrebbe fatto del male, non poteva. Ero troppo grosso e imponente per soffocarmi con una mano sola e lei era solo una bambina. «Mamma aveva bisogno di te!» Gridò ancora, sentii la sua voce incrinarsi e tremò appena. Io annuii, aveva ragione.

«Hai ragione...» Lei strinse un po' di più la presa, la sua parte animale aveva preso il sopravvento, doveva ancora imparare a gestire certi impulsi. «Aru.»

«Areum, che stai facendo. Non è questo ciò che ti ho insegnato.» La voce di Jimin raggiunse me, raggiunse lei. Sollevò lo sguardo e a quel punto si rese conto di essere di fronte a tutto il branco.

Mi lasciò immediatamente andare, raddrizzando la schiena e sedendosi meglio sul mio bacino. Si guardò intorno, sicuramente incontrò molti sguardi di persone a lei conosciute ma anche occhi puntati di chi conosceva meno o non conosceva affatto.

«Alpha.» Pronunciò qualcuno.

«La primogenita Jeon è un alpha!» Disse qualcun altro.

«Ma è troppo giovane per essere in rut!» E chiunque avesse parlato, aveva ragione.

Our red eyes shine brighter | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora