21. «Sei qui adesso.»

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>Yoongi<



Avevo raggiunto Jimin ore e ore dopo, avevo prima avuto il bisogno di mutare in forma animale, cacciare tra i boschi per concentrarmi sulla preda, affondare le mie zanne nel collo di animali di piccola o media taglia per il puro gusto di sfogare tutta quella rabbia e risentimento che provavo. Quel bottino di caccia poi lo avevo portato alla reggia per farlo catalogare, sarebbe stato inutile abbandonarlo nel bosco. E trovandomi già lì, era stato inevitabile sentirmi attratto dal dolce profumo di miele del mio beta.

Percorsi il corridoio che portava alla zona medica col batticuore, ogni passo che feci mi sembrò di dover sollevare un macigno. Quando fui a pochi metri dalla porta della stanza nella quale avevano spostato Jimin dopo l'operazione, mi resi conto che non c'era nessun altro odore a parte il suo, Taehyung e Jungkook se ne erano andati, Hoseok se ne era andato. C'era solo Jimin e gli infermieri che camminavano avanti e indietro, controllando gli altri pazienti e facendo il loro lavoro.

«Scusami?» Fermai una ragazza. «Park Jimin?»

«Stanza 3.» Me la indicò. Poi mi squadrò da capo a piedi. «Ti sta aspettando da tanto.»

«Lo so.» Sorrisi triste e lei mi salutò con un cenno del capo.

Non sapevo che cosa avrei voluto o potuto dirgli, non sapevo se si ricordasse ciò che era capitato, se aveva parlato con Taehyung. Non sapevo se fosse arrabbiato che ci avessi messo così tanto prima di andare a trovarlo in ospedale. Tutti i miei dubbi e le mie preoccupazioni svanirono nel momento in cui varcai la porta della stanza perché il mio beta si voltò di scatto nella mia direzione, i suoi occhi brillarono di giallo intenso e mi sorrise, tentando di sollevarsi di poco per mettersi a sedere.

«Alpha!» Esclamò felice, alzando un braccio. Io mi sentii attratto da quel richiamo e con passo svelto lo raggiunsi, afferrandogli la mano.

«Ehi. Come ti senti?» Jimin mi attirò a sé, premette il naso in corrispondenza delle ghiandole odorifere che avevo sul polso e inalò profondamente più e più volte. Io alzai il livello dei miei feromoni, lo feci quasi inconsciamente, creando una bolla protettiva tutta intorno a lui. Quando si staccò, si adagiò nuovamente sul lettino però non lasciò andare il mio polso e anzi, intrecciò insieme le nostre dita, continuando a sorridermi.

«Ora molto meglio.» Io soffiai dal naso e mi sedetti accanto a lui, osservando le nostre mani. Avevo timore di guardarlo negli occhi. «Tu come stai?» Chiese.

«Bene.»

«Yoongi.»

«Scusa se non sono venuto prima, ero a caccia, in magazzino c'era bisogno di scorte per-»

«Ehi-» Mi tirò la mano per attirare la mia attenzione, per attirare il mio sguardo su di lui. «Non raccontarmi bugie. E non è un problema se ci hai messo tanto, okay? Sei qui adesso.» Annuii. Ero lì, con lui. «Continuano a darmi antidolorifici e sedativi, mi sono addormentato più volte senza neanche rendermene conto.» Mi aggiornò.

«Gli antidolorifici funzionano?»

«Poco.» Roteò gli occhi. «Mi hanno sparato nello stomaco, possono anche avermi ricucito ma senza il mio alpha non sono riuscito a mettere in moto il processo di guarigione.» Inclinò un po' la testa di lato, continuava a sorridermi, non era per nulla arrabbiato o infastidito dalla mia assenza.

«Vieni qui, Jimin.» Mi chinai su di lui, cercai il suo collo e posai il palmo della mia mano in corrispondenza della fasciatura che aveva in centro all'addome. Lui chiuse gli occhi, quasi ansimò quando cominciai ad impregnarlo col mio odore e si aggrappò forte a me mentre cercava la concentrazione giusta per guarire, per provare almeno in parte a tornare alla normalità dopo essere quasi morto.

Our red eyes shine brighter | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora