5. «Vai a parlargli.»

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>Taehyung<





Quella fu una delle rare mattine in cui venni svegliato io dal profumo del caffè invece che essermi già alzato per prepararlo. Mi stropicciai gli occhi e poi controllai l'ora, rendendomi conto che era molto presto e che non avevo avvertito Jungkook che avevo deciso di tenere a casa i nostri figli almeno per un giorno. Ecco perché mi stiracchiai e mi alzai controvoglia, sperando che non stesse già andando a svegliare le nostre quattro pesti.
Quando però entrai in cucina e lo vidi intento a versare il caffè nelle nostre due tazze mentre il latte per i piccoli si stava ancora scaldando nel pentolino, mi piombò addosso tutto d'un colpo la nostra conversazione della sera precedente, ciò che era accaduto, il significato di quel mio mal di testa che mi stava facendo pulsare le tempie.

Non feci in tempo a pensare a qualcosa da dirgli che Jungkook si voltò e mi sorrise, passandomi la tazza del caffè.

«Buongiorno. Stamattina penso io a tutto, tu siediti. Vado a svegliare i cuccioli e-»

«No.» Mi intromisi. «Non svegliarli, li tengo a casa oggi.» Gli spiegai.

«Oh...sì, già...potrebbe essere una buona idea.» Spense il fornello acceso sotto al pentolino con il latte e si avvicinò, notando che io non mi stavo né sedendo a tavola, né stavo sorseggiando il caffè. «Non andrò al lavoro oggi perciò per qualsiasi cosa tu abbia bisogno oggi, posso farla io.»

«Sono dieci anni che mi prendo cura della casa, penso di essere in grado di arrangiarmi.» Avevo il veleno sulla lingua e non ne capivo neanche il motivo. Il mio lupo era semplicemente...incazzato.

«Okay...» Abbassò la testa. «Starò con i cuccioli allora, così in caso avessero bisogno-»

«Avevano bisogno di te ieri ma tu non c'eri.» Lo accoltellai verbalmente una seconda volta, sbattendo la tazza sul tavolo ed incrociando le braccia.
Jungkook annuì, bevendo l'ultimo sorso di caffè tutto d'un fiato, posò la tazza dentro il lavabo e poi, senza proferire mezza parola, uscì dalla cucina evitando del tutto il mio sguardo. Ci era rimasto molto male, l'avevo ferito e per quanto stavo facendo fatica a controllare il mio lupo, non ce la facevo a litigare con Jungkook, lo amavo troppo per allontanarlo da me. Ecco perché sospirai, lasciando la tazza sul tavolo e correndogli dietro.

Quando entrai in camera, lo vidi di schiena di fronte all'armadio, stava scegliendo dei vestiti probabilmente per uscire, per andare a correre tra i boschi ed io mi agitai perché non era mai un buon segno quando se ne stava da solo con un umore del genere.

Lo raggiunsi in un paio di falcate, toccandogli la spalla.

«Jungkook-»

«Me ne vado, è ciò che mi hai chiesto ieri sera, giusto?»

«Guk, no, senti-» Lo attirai per il braccio e quando si voltò nella mia direzione, quasi mi piegai dal dolore che provai al cuore quando notai le sue guance rigate dalle lacrime. «Jungkookie...» Gli accarezzai il viso anche se lui provò ad allontanarsi da me.

«Non ce la faccio, Tae...» Singhiozzò. «Non ce la faccio a sentire la delusione nei tuoi feromoni, mi sta uccidendo.»

«Non sono deluso da te.»

«E invece sì, lo sento.»

«Jungkook, no.» Scossi la testa e gli toccai delicatamente il viso con entrambe le mani, asciugandogli le lacrime con i pollici. Le volte che lo avevo visto piangere in dieci anni di matrimonio le potevo contare sulle dita di una mano. «Non sono deluso da te.» Ripetei, guardandolo dritto negli occhi. «Il mio lupo ieri si è sentito abbandonato perché avrei avuto bisogno del tuo odore e tu non c'eri quindi ciò che ti ho detto ieri sera, erano parole proveniente dalla mia parte animale, così come ciò che ti ho detto poco fa in cucina. Sto facendo fatica a controllare il mio lupo ma tu. Non. Mi. Hai. Deluso.» Scandii ogni singola parola, pronunciandole piano e lentamente.

Our red eyes shine brighter | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora