9. «Io ho bisogno di te, alpha.»

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>Taehyung<





Jungkook era strano.

Mi ero addormentato prima che lui rientrasse a casa per quattro sere consecutive e mi ero svegliato senza trovarlo al mio fianco per cinque mattine consecutive. E questo per me aveva voluto dire gestire cena e colazione, casa e quattro figli totalmente da solo. Non che non sapessi farlo ma fin dal primo giorno ci eravamo sempre divisi i compiti e dopo cinque giorni in cui lo avevo visto solo per pochissimi e sporadici momenti, cominciavo ad essere stanco. Non solo fisicamente.

Il mio lupo necessitava delle attenzioni dell'alpha, non gli avrei chiesto molto, per lo meno un abbraccio e che mi impregnasse col suo odore o un bacio, uno vero, appassionato, non come quei bacetti a stampo che a mala pena mi aveva dato tre volte in cinque giorni senza neanche guardarmi negli occhi.

Io però l'avevo osservato, avevo provato a cercare il suo sguardo e mi ero reso immediatamente conto di quanto fosse spento, assente, lontano da me e impossibile da raggiungere. Jungkook non mi aveva cercato, baciato, sorriso, non mi aveva detto di amarmi, non aveva fatto colazione con noi, non aveva cenato con noi, non aveva impregnato i suoi cuccioli col suo odore e dopo cinque giorni, soprattutto Joshua e Felix cominciavano a risentirne.

L'aveva fatto Jimin per lui, lo avevo implorato perché temevo di mandare i miei cuccioli a scuola senza un odore di un lupo dominante addosso, il mio non sarebbe mai stato abbastanza. E il mio migliore amico l'aveva fatto, chiedendo poi anche a me se ne avessi bisogno ma io gli avevo detto di no. Io stavo bene, potevo tenere a bada il mio lupo piagnucolone.

E poi, durante quella che sarebbe stata la fine del quinto giorno, rientrai in casa nel tardo pomeriggio e trovai i miei figli, tutti e quattro, da soli. Quello era il suo pomeriggio libero ed era sempre stato lui ad andare a prenderli a scuola, portarli a casa, fargli il pranzo, i compiti insieme, l'unico pomeriggio che io mi prendevo di libertà per trascorrerlo insieme ai miei amici o a mio cugino senza dovermi preoccupare di nulla. E lui li aveva lasciati in casa completamente da soli, due ragazzini di dieci anni e due di quattro.

Osservai Areum e Jongdae che si stavano facendo domande a vicenda per ripetere il programma di storia per la verifica del giorno successivo e chiesi loro dove fossero Joshua e Felix. Quando mi ebbero risposto, corsi dai miei piccoli e col pensiero che quella non gliela avrei mai fatta passare liscia a Jungkook.

Quando però aprii la porta della camera da letto dei miei cuccioli, tutta la mia collera svanì in un secondo. C'era Felix che singhiozzava da solo nell'angolino, se ne stava tutto rannicchiato e con lo sguardo rivolto alla parete. Sul tappetto, ad osservarlo con sguardo triste e sull'orlo di una crisi di pianto c'era anche Joshua.

«Che è successo?» Chiesi spaventato, precipitandomi da Felix e controllando immediatamente che stesse bene e che non si fosse fatto male in qualche modo. I suoi feromoni erano densi, spaventati, quasi terrorizzati.

«M-mamma-»

«Amore mio, dimmi, raccontami.» Lo presi in braccio e lo strinsi forte a me, accarezzandogli i capelli. «Racconta a mamma cos'è successo, io non c'ero, non ho visto.» Lui scosse la testolina e si aggrappò a me, appoggiando il naso nell'incavo del mio collo e compresi immediatamente di che cosa avrebbe avuto bisogno. Rilasciai nell'aria feromoni di calma per lui, voltandomi e raggiungendo anche Joshua sul tappeto, sedendomi e attirando anche lui in quel caldo abbraccio.

Per un po' rimanemmo così, i miei due cuccioli tra le mie braccia e seduti sulle mie gambe, i miei feromoni a tranquillizzarli. Solo quando si staccarono per guardarmi, compresi che si erano entrambi calmati.

«Meglio?» Chiesi col sorriso e loro annuirono. «Avevate paura di essere da soli? Potevate andare di la in soggiorno insieme ad Aru e Dae.» Si scambiarono uno sguardo che a me non passò inosservato. «Che succede? Me lo dite, per favore?»

Our red eyes shine brighter | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora