12. «Non lo rivedrai mai più.»

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>Jungkook<





Gli pulsava la testa, gli stava dando fastidio la luce, non voleva più bere quel thè fresco, gli aveva fatto venire la nausea.

«Jungkook?»

Quella voce. C'era una parte di sé che gli stava dicendo di ignorare quella voce, di non cercare il proprietario di quella voce, doveva mantenere la lucidità, doveva rimanere allerta, era ciò che gli aveva chiesto Taehyung.

«Jungkookie?»

Gli sembrò che il bicchiere si sdoppiasse e poi triplicasse e il contenuto, invece che diminuire, aumentava fino a strabordare e rovesciarsi sul tavolino. Si osservò la mano, contò sette dita, non poteva essere che avesse sette dita in una mano sola. Tremava, sudava. Aveva la bocca secca.

«Papà?»

Quella parola. Così giusta eppure così sbagliata. Alzò lo sguardo e lo vide. Gli stava sorridendo.

«S-scusami, i-io-» Non riusciva a parlare, non riusciva a pensare. «Ho mal di testa.» Concluse infine.

«Finisci di bere il tuo thè e poi ce ne andiamo.» Scosse la testa.

«Non ce la faccio più.» Si rifiutò.

«Due giorni lontano da me e cominci già a disubbidire?» Jungkook non comprese quella frase, non aveva senso per lui, erano parole messe una di seguito all'altra come se non potessero unirsi in un pensiero coerente nella sua testa. «Bevi. Tutto.» Insisté.

Jungkook lo fece, afferrò il bicchiere a fatica, continuava a vederlo doppio e a contare sette dita su una mano sola. Se lo portò alle labbra, aprì la bocca e quando il liquido fresco gli scese lungo la gola, lui deglutì. Sorso dopo sorso, fino all'ultimo goccio. Poi appoggiò nuovamente il bicchiere sul tavolino. Il rumore del vetro che toccò la superficie gli fece rimbombare le orecchie e mugugnò sofferente.

Un braccio fu avvolto intorno alla sua vita, una mano gli toccò la spalla e alzò il volto solo per vedere chi lo stesse toccando. Incontrò due occhi illuminati di arancione, profumo di agrumi, era fortissimo, densissimo e la sua nausea peggiorò.

«Cammina, ti porto io.»

Junhyuk lo stava portando via, lo stava portando da qualche parte proprio come lo aveva braccato quando era uscito dalla sala riunioni e lo aveva trascinato via con sé. Jungkook lo aveva seguito perché credeva gli fosse accaduto qualcosa di male, non lo aveva visto per due giorni perché aveva trascorso il fine settimana con la propria famiglia e...famiglia...Taehyung e i cuccioli.

«No.» Puntò i piedi per terra, si appoggiò al muro per sorreggersi. Le gambe non gli reggevano.

«Hai detto che hai mal di testa, giusto? Vieni con me, ti porto dove puoi stenderti.» Jungkook non voleva andare con Junhyuk in un posto in cui avrebbe potuto stendersi, Jungkook voleva tornare a casa con Taehyung, appoggiare la testa sulle sue gambe e lasciarsi coccolare.

«N-no, casa.» Chiese.

«Casa, certo. Ti porto a casa.»

«Mi porti a casa?»

«Cammina, non posso trascinarti.» Questi cambi repentini lo confondevano.

Non riconosceva nulla intorno a sé, ogni spiraglio di luce che raggiungeva i suoi occhi gli dava fastidio, ogni rumore lo sentiva moltiplicato per cento, il suo corpo era pesante, un macigno. Teneva gli occhi semi chiusi perché aveva la sensazione che il pavimento crollasse sotto ai suoi piedi. La testa gli faceva davvero male, sentiva le tempie che pulsavano, come se avesse un laccio tutto intorno che gli stava bloccando la circolazione del sangue.

Our red eyes shine brighter | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora