Capitolo 19

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Luca si rigirò nel letto al mattino presto al suono del telefono. Allungandosi per prenderlo prima che svegliasse i ragazzi, si alzò per metà. Anche Elena era sveglia. La sua mano rimase in basso sulla schiena di lui.

"Sì?"

"Luca, sono Debora."

"Che succede, Deb?" Luca diede un'occhiata all'orologio, cercando di schiarirsi gli occhi mentre l'operatore di servizio gli dava le informazioni. Le tre del mattino. L'intero corpo di Luca era immobile. Afferrò velocemente una penna e prese nota della vitale informazione. "Dì all'unità sul luogo che sono per strada."

Luca si voltò e guardò sua moglie. "Mi dispiace veramente per questo."

"Non essere sciocco. Vai."

"Elena..."

"Luca, sei un poliziotto. Succede. Sarebbe stato lo stesso se eri un dottore, un vigile del fuoco, o avessi fatto qualche altro lavoro. Vai. È ok. Lo giuro."

Luca sembrava ancora incerto, ma Elena lo tirò indietro e lo baciò duramente. "Stai solo attento là fuori, agente, o ne sentirai da me."

Luca sorrise e si chinò in basso intrappolandola a letto e baciandola appassionatamente. "Hai un incontro oggi con un consigliere Ed speciale, giusto?"

"Alle dieci e mezza. Mamma guarderà i bambini."

"Bene. Incontriamoci al locale per pranzo così potrai raccontarmi ogni cosa sull'incontro. Diciamo a mezzogiorno? O chiamami sul cellulare se fai prima."

Elena lo guardò incerta. "Tu potresti non essere in grado di allontanarti. Qualsiasi cosa sia questa cosa potrebbe..."

"Sarò là. Lo prometto."

Luca la baciò di nuovo e si allontanò per vestirsi. Aveva un cadavere. Al confine della Riserva Indiana. Lui sperava che non fosse Mattia Zenzola.

***

"Mattia?" Christian cercò di svegliarlo. Era mattino presto, ma lui voleva percorrere la strada prima che sorgesse il sole e l'intero mondo diventasse uno dei gironi dell'Inferno di Dante.

"Hmmm. Dormire."

"Dobbiamo alzarci e andare. Possiamo raggiungere Tucson in circa tre ore, quattro al massimo."

Mattia si girò e guardò l'orologio. Era ancora piena notte. Era stanco. Ignorandolo soltanto, si rimise a dormire.

"Mattia..."

"No. Svegliami fra un paio d'ore. È troppo presto."

Christian sospirò. Dovevano mettersi in strada. Meglio il prima possibile. Potevano arrivare a Tucson nel traffico del mattino presto e dormire a casa di Mattia. Prima sarebbero stati fuori dalle autostrade, meglio sarebbe stato. Muovendosi rapidamente in basso nel letto, lui lo girò fra le sue braccia e mosse in basso la bocca sul collo dell'altro.

"Non ci metteremo al lavoro. Vai via."

Christian lo ignorò e continuò a muoversi verso il basso, sistemandosi sul suo petto e stuzzicando i suoi capezzoli. Mattia era così sensibile e gli piaceva caldo e un po' rude.

"Dannazione, tu..." disse in un sussurro rauco.

Christian sorrise mentre continuava a muoversi verso il basso, tirando la pelle dello stomaco di Mattia nella sua bocca per mordere non così gentilmente.

Lui si stava contorcendo sotto la sua bocca, le sue mani, mentre il corpo di Mattia ignorò le istruzioni del suo cervello. Il traditore dicotomico. Il suo cervello stava domandando di riposare, ma il suo corpo indiavolato era più che un po' sveglio.

Fuori dall'oscurità |Zenzonelli|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora