Capitolo 21

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Christian lo guardò dalla porta dell'ufficio. Mattia era immerso nella sua pittura, non aveva neanche notato la sua presenza. Lui riusciva ad accettarlo perché quando era consapevole di lui, era veramente consapevole di lui. Poteva apprezzare i suoi momenti di quiete.

Entrando nella grande cucina di Mattia, poté ammirare i grandi spazi aperti, il frigorifero che era davvero una deliziosa campana di vetro scorrevole e il grande fornello. Cercando del cibo con cui fare colazione o qualcosa di simile ad un brunch, aprì gli armadietti. Era passata l'ora di pranzo, ma dal momento che gli era mancata la colazione, il suo corpo aveva voglia di bacon. Restando fermo per un momento, contemplò un armadietto pieno di zuppe cremose, più che altro ai funghi, e pacchetti ai vari gusti di zuppa di cipolle Lipton secche. Sorridendo chiuse l'armadietto e decise per delle cialde dopo aver notato il ferro per cialde.

Aw, bacon. È il proprio gruppo alimentare. Buono. Christian fece il caffè e una spremuta d'arancia fresca con delle arance nella loro ultima fase di vita, omelette e cialde con panna montata e fragole fresche. Dopo aver sistemato un posto sul bancone per mangiare, andò ad interrompere la sua concentrazione.

La pittura. Rimase dietro Mattia per un momento e la fissò. I suoi lavori precedenti avevano un aspetto vitreo, quasi traslucido, e i colori avevano la nitidezza di colori acrilici che cercano di essere acquerelli. Ma quello che stava facendo in questa pittura mezza finita era nuovo. Aveva un limite, un'oscurità. I colori erano più ricchi, ancora traslucidi, ma in qualche modo attiravano dentro, parlando di passione, di vita – e di morte. Non erano piacevoli e dolci, ma violenti e tumultuosi, gettavano in un mare agitato di dolore e rabbia. Respiravano di vita. Christian sospettò che qualunque cosa l'avesse trattenuto prima, causando la richiesta critica di distacco e la mancanza di passione, non era più un problema.

Le braccia di Christian gli circondarono il corpo, e la mano si mosse sulle sue prendendo il pennello e tirandolo via dal dipingere. Dopo aver fatto sgocciolare il pennello nella trementina, avvolse le braccia intorno alla sua vita e rimase con Mattia a studiare il dipinto.

"Non è finito."

"Lo so. Prima il cibo, dopo puoi dipingere."

Mattia si voltò tra le sue braccia e lui sentì lo splendido peso del suo sguardo. Tutta la sua attenzione si spostò dal suo lavoro a lui e il tocco di quegli occhi azzurri era come un peso fisico, stava lasciando un dolore nelle sue ossa.

"Stai per nutrirmi?"

Christian si schiarì la gola e annuì, allontanandosi velocemente e conducendolo verso il cibo.

Il sudore gli colava lungo il collo. Era nei guai. Grandi guai. Guai colossali, merda.

Mattia entrava e usciva dal suo cervello e dai suoi pensieri come voleva, e si era sentito a casa con una facilità di cui lui non aveva mai sentito parlare prima. Nessuno lo aveva mai fatto in modo così intimo. Christian aggrottò le sopracciglia mentre lo faceva sedere e prendeva la sedia accanto a lui. Vulnerabile. La sua debolezza e confusione erano state la prima rottura. Lo faceva sentire fiducioso di non avere bisogno di mantenere il suo riserbo con lui, un po' come ci si comporta con un animale ferito o con un cavallo ombroso. Lasciò cadere la guardia per fare in modo che Mattia lo lasciasse avvicinare abbastanza da permettergli di aiutarlo. Non realizzò che la debolezza di Mattia era una facciata, che al di sotto era un controllo di ferro, muri di mortaio e ghiaccio che si leva in alto. Lui aveva ragione. Loro erano anime gemelle.

"Sì, sto per nutrirti" disse con voce rauca.

Sedettero a mangiare e Mattia guardò divertito Christian mentre lui addentava la sua cialda. Inclinando la testa per un momento, si allungò per raggiungere la forchetta e prese un boccone della cialda di lui guarnita di panna montata.

Fuori dall'oscurità |Zenzonelli|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora