Capitolo 26

83 8 0
                                    

"Allora, cosa hai?"

"Niente."

Albe rise. "Dannazione, D'Alessio. Dopo tutti questi anni pensavo che avessi trovato un modo per sistemare quella faccia da poker. Sei come un libro aperto." Albe guardò dove Elena e Serena stavano parlottando, cercando di finire gli ultimi preparativi per la cena. "Cosa succede?"

Luca guardò sua moglie. "Tesoro, Albe ed io portiamo i ragazzi in cortile. Te li toglierà da in mezzo ai piedi."

Elena alzò lo sguardo e sorrise al marito. Che dolce amorevole stallone. "Grazie, tesoro."

Serena li guardò andare e cercò di pensare ad un modo per poterli seguire, ma non poteva lasciare Elena, così mascherò il suo disappunto e si applicò per aiutare a preparare la cena.

"Mio padre aveva il tabulato telefonico dell'albergo di Mattia Zenzola. Lui stava chiamando i numeri. Ce n'erano numerosi verso la Elios."

Albe divenne totalmente calmo alla menzione della Elios, nonostante le due scimmie stessero facendo l'altalena sul suo braccio e la sua gamba. Merda. Una connessione troppo vicina, ma ancora...

"Chi stava chiamando?"

"Questo è il punto. Papà non è riuscito a scoprirlo. Lui dovrebbe aver dovuto chiedere di qualcuno in particolare, e nessuno con cui lui ha parlato ha mai sentito di lui, eccetto le notizie dei media riguardo alla sua scomparsa."

Albe annuì. Lui poteva scoprirlo. Aveva una lista di registrazioni di tutto il personale della Elios. Forse aveva trovato la sua chiamata anonima. E in qualche modo, quella persona era connessa con Mattia Zenzola.

"Tuo padre non deve smuovere le acque. Statene fuori, tutti e due. Tutto quello che posso dirti è che è pericoloso, e se lui causasse troppa agitazione, potrebbe essere un male."

"Tu non hai idea, Albe. Non hai idea. Cercare di tirare indietro mio padre è come cercare di chiudere a chiave i denti di un bull terrier. E Giulia Ninni non è da meno. Cercheranno di rintracciare il nome dell'altro numero e sarà..."

"Riservato. È tutto riservato, se può essere di conforto."

"Dannazione, Albe. Dimmelo. Dammi un fottuto osso, così so da dove sta venendo tutto questo."

Albe sedette e sorrise quando i gemelli sentirono il padre e gli fecero l'eco.

..."Fottuto osso"...

"Hey! Chi l'ha detto?" Entrambi i ragazzi si indicarono l'un l'altro e sogghignarono. "Bene, dimenticate quella frase o vostra madre sarà sul piede di guerra." Luca mise loro le mani sulle orecchie e loro sogghignarono e corsero via a... Bene... mangiare l'erba.

Luca scosse la testa con meraviglia e gridò verso la casa. "Elena? Ci vuole ancora molto per la cena? I ragazzi stanno pascolando."

"Quindici minuti. Tra dieci minuti portali a lavare le mani. Ecco, dagli da mangiare questi."

Luca schivò due piccole scatole di uva passa che arrivarono al volo sopra la sua testa.

"Hey, piccoli caproni, guardate cosa ha spedito mamma..." Non andò più lontano di così, che due corpi dimenanti lo assalirono e circondarono per l'uva passa.

Albe rise. "Wow! Dannazione, D'Alessio, stai crescendo dei futuri giocatori di football."

"Non ne hai idea." Luca guardò i suoi ragazzi sedersi insieme su un'altalena e parlottare sulle meraviglie dell'uva passa. "Sono affamati tutto il tempo."

Albe annuì e si allungò per le sigarette, ma poi ricordò le sue maniere e la presenza dei bambini. Mettendo via il pacchetto, batté le mani e cercò di pensare a qualcos'altro. Qualcosa che non fosse Serena.

Fuori dall'oscurità |Zenzonelli|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora