{Capitolo 3}

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Appena arrivati, notai che la base era molto ben nascosta visto che era in una foresta "sperduta". Solo i più bravi agenti, ovvero quelli che avevamo noi dello S.H.I.E.L.D., potevano trovarla. Scesi dal jet insieme agli altri mentre mio padre dava gli ordini.

«Agente 4 e Agente 20, voi andate all'entrata principale e non fate uscire nessuno. Voi altri venite con me» i due agenti entrarono prima di noi per poi dirci che la via era libera e quindi saremo potuti entrare con tranquillità. La prima cosa da fare era trovare la stanza che conteneva Iso-8 e prenderne il più possibile, anzi tutto quanto.

«La stanza si trova davanti all'ufficio di chi controlla questa base, ovvero al piano superiore» disse uno degli agenti avanzando verso le scale, salimmo tutti insieme cercando di non fare rumore. Stranamente ai piani inferiori non c'era nessuno, che sapessero del nostro arrivo? Forse, infatti uno dei nemici ci sparò subito dopo aver finito di salire. Io mi nascosi dietro ad un vaso molto carino, forse troppo per quel posto. Mio padre e gli altri scesero giù cercando di seminarlo, oltre a lui ne apparvero altri che distrattamente non mi videro. Io ben nascosta continuai ad osservare l'ufficio del controllore cercando di capire se ci fosse qualcuno dentro prima di precipitarmi al luogo di destinazione.

«Cos'è questo rumore? Qualcuno mi può spiegare che succede?» chiese un uomo alto e biondo uscendo dall'ufficio, lo stava chiedendo ad uno dei suoi agenti che era di fronte alla stanza dell'Iso-8. Lui era ilc apo, lo capì subito dalla sua uniforme molto elegante e dalla sua spilla con il logo dell'Hydra.

«Signore, ci stanno... Attaccando! Nemico in vista!» mi aveva vista, non so come ma mi aveva vista. Forse il vaso non era un ottimo nascondiglio. Gli sparai e sparai anche al suo capo però mancandolo, "Accidenti" pensai per poi correre verso le scale sperando che non mi colpisse. Appena mi voltai dalla sua direzione lui non c'era più come se si fosse teletrasportato. Non ci pensai più di tanto e scesi le scale per aiutare mio padre e gli altri agenti ad uccidere i nemici rimasti.

«Ora che abbiamo finito, ripulite questo posto. Prendete tutto l'Iso-8. Ah, Mary, hai fatto un buon lavoro»

«Grazie, anche se non ho fatto chissà che cosa... Vado ad aiutare gli altri»

«Va bene, dopo portali dentro al jet» salii le scale ancora una volta e mi incamminai verso la mia meta: la stanza piena di Iso-8. Riempii alcuni sacchi e andai fuori dove avevamo "parcheggiato" il jet. Mi guardai intorno, il jet non c'era più.

«Papà, sei sicuro che abbiamo lasciato qui il jet? Non lo vedo»

«Sì, ne sono sicuro» anche lui cominciò a guardarsi intorno finché non vide il nostro jet volare sopra di noi, il pilota cominciò a spararci ma non era uno dei nostri, era uno dell'Hydra che aveva rubato il nostro mezzo. Mio padre mi disse di salire su un'auto parcheggiata lì davanti, entrarci non era stato difficile visto che bastava sparare un paio di volte sulla serratura. Buttai i sacchi sui sedili posteriori mentre mio padre cercava di mettere in moto grazie alla seconda chiave che il proprietario aveva lasciato nel portaoggetti. Per un po' ero sollevata, pensavo che tra qualche minuto sarei tornata a casa e mi sarei buttata sul letto per riposarmi ma pensavo male. Notai che davanti a noi la strada era chiusa da un camion pieno di esplosivi, o almeno è quello che c'era scritto, e che saremmo andati a sbattere.

«Stiamo per andare a sbattere, frena!»

«Il freno non funziona!»

«Come non funziona?» pensai velocemente ad un'idea per salvarci la pelle.

«Saltiamo dall'auto, è l'unica soluzione se vogliamo salvarci»

«Non credo sia una buona idea... ma è l'unica che abbiamo. Forza!» cercai in tutti i modi di aprire la portiera ma era bloccata, non potevo uscire in tempo.

«Vai tu, io troverò un altro modo»

«Mary...»io gli urlai di buttarsi ed è quello che fece. Io invece rimasi lì, forse era destino.

*Parla Phil*

Ero con la faccia a terra, respirai profondamente per qualche secondo per prendere un po' di fiato e poi mi alzai a cercare mia figlia. Di lei nessuna traccia, sentii solo lo schianto tra l'auto in cui mi trovavo e il camion. Non si era salvata e io non me lo sarei mai perdonato. Ero rimasto solo in quel momento, mi sentivo sconfitto. Mi ero promesso che l'avrei protetta con tutte le mie forze ma non ci sono riuscito.

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