{Capitolo 9}

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Tutti noi ci girammo verso Diana e lei iniziò a parlare del test preesame: il test era una simulazione e l'avremmo affrontata a gruppi. Io ero in gruppo con Mary, Michael e Allison, ero abbastanza soddisfatta del mio gruppo nonostante l'unica che sopportavo era Mary. Il voto si sarebbe basato sul lavoro di squadra e sull'uso dei poteri, ci lesse anche una serie di regole che io dimenticai subito dopo.

«Avete capito tutto?» chiese Diana. Aggiunse che l'esame si sarebbe tenuto tra due settimane e che dovevamo prepararci al meglio. Prima di andarsene, la signorina Price chiamò Mary perché le doveva parlare in privato, non nego che ero curiosa ma sapevo che non potevo seguirle per spiarle. Allison insisteva sul fatto che la mia amica nascondesse qualcosa e che probabilmente sarebbe stata cacciata.

«Solo perché è figlia dell'agente Coulson e di Tony Stark, non vuol dire che sia una santa. Chissà cosa avrà combinato» contai fino a dieci prima di dire qualcosa, non la sopportavo quando puntava il dito contro qualcuno. Era una cosa che faceva spesso quando lei era la prima a nascondere qualcosa, nessuno sapeva il suo passato o come veramente ci arrivò lì ma la scusa del "ero priva di sensi, non ricordo nulla" era troppo banale per essere vera. Fortunatamente c'erano anche gli altri che cercavano di tranquillizzarmi, sapevano che mi arrabbiavo facilmente e che sarei stata capace di farle del male. Michael portò Allison dall'altra parte della stanza, fortunatamente. Quei due non mi andavano giù, soprattutto lei.

*Parla Mary*

Arrivai nell'ufficio di mio papà insieme alla signorina Price, ero parecchio nervosa. Non sapevo cosa ci facessi lì e speravo che non fosse successo qualcosa di grave.

«Perché sono qui? Ho fatto, o detto, qualcosa che non dovevo?»

«Tranquilla, non hai fatto nulla. Volevamo solo informarti che l'Hydra sta progettando qualcosa, un attacco supponiamo»

«Come fate a saperlo?» mio padre mi spiegò che era stata Daisy, un agente dello S.H.I.E.L.D. molto brava con il computer, conosciuta anche come Skye, a dirglielo. Rimasi stupita, perché me lo stavano dicendo? Dopo tutto quello che era successo nella mia ultima missione non credo che mi volesse mandare a sconfiggere quelli dell'Hydra. Mio padre disse che si fidava di me e che avrei potuto proteggere i miei compagni nel caso l'attacco fosse stato lì, io ringraziai e mi alzai dicendo che ancora non sapevo fare niente e che non me la sentivo di essere di nuovo un agente. Diana appoggiò una mano sulla mia spalla fermandomi e mi disse che mi avrebbe aiutato, nonostante mi conoscesse poco vedeva in me un grande pontenziale. Ringraziai per la seconda volta, questa volta sorridendo. Prima di uscire dall'ufficio chiesi a Diana se un giorno potevo invitare Josh per fargli vedere il mio addestramento, mio papà non era molto contento della richiesta. Diana fortunatamente rispose di sì, mio padre invece mi chiese di Pietro. Pietro? Pietro... PIETRO! Era un tizio che avevo conosciuto nel bar dove lavoravo, sfortunatamente non lo avevo più rivisto. Era così carino.

*FlashBack*

Stavo lavorando al bar come ogni pomeriggio, ora mai era un lavoro fisso e io facevo la cameriera. Era un modo per restare fuori casa il più possibile, non mi ero ancora ripresa dalla morte di mio padre e stare a casa me lo faceva ricordare di più. Stavo preparando il caffè per un 'delizioso' vecchietto, quel signore veniva tutti giorni e ogni volta aveva qualcosa su cui lamentarsi... soprattutto se quella cosa l'avevo preparata io. Stranamente Matilde, il mio capo, non mi aveva ancora licenziato, forse perché sapeva come era fatto quello.

«Ecco a lei il suo caffè, spero sia di suo gradimento» dissi sorridendo mentre gli appoggiavo la tazza di caffè calda sul tavolo. Il signore diede un sorso, anche se sembravano dieci visto che la tazza si svuotò in tre secondi, e subito dopo disse che era freddo. In quel momento avevo capito cosa cercava di fare: si lamentava solo per avere un bis GRATIS. Iniziai a discutere con lui mentre un ragazzo alto e dai capelli castani entrò nel bar, rimasi a fissarlo per qualche secondo. Il signore cercava di riavere la mia attenzione ma gli dissi che se voleva un altro caffè doveva chiederlo alla mia collega e mi incamminai verso il ragazzo che era appena entrato. Chiesi al ragazzo cosa volesse ordinare.

«Un cappuccino, per favore. E' un vero peccato che una ragazza bella come te debba lavorare come cameriera... siediti con me, mi piacerebbe conoscerti meglio»

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