{Capitolo 15}

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Iniziai a correre nella parte opposta di dove andava Evangeline, avevamo pensato di dividere in due parti il gruppo dell'HYDRA così sarebbe stato più facile batterli ma troppi. Da sola non ce l'avrei mai fatta ma, fortunatamente, insieme a me c'era Falcon. Sembrava un angelo visto che mi volava sopra e piano piano colpiva gli uomini che erano dietro di me. Cominciai a correre e a sparare e ne beccai qualcuno fortunatamente, mi nascosi nel primo vicolo che trovai. Dovevo riprendere fiato e rispondere ad una chiamata, poteva essere importante.

*Parla Alexis*

Dopo due ore di verifica, arrivò l'intervallo. Controllai il telefono sperando di non avere chiamate o messaggi importanti ma non fu così, avevo parecchie chiamate perse da parte di Joanna e mi chiedevo il perché. Richiamai sperando di non disturbare, forse aveva risolto. Rispose subito fortunatamente, chiesi subito quale era il motivo della chiamata e la risposta non mi piacque per niente. Dissi che stavo arrivando il prima possibile e chiusi la chiamata, dovevo trovare un modo di uscire senza essere vista. Notai che una ragazza usciva e rientrava in bagno parecchie volte perché stava veramente male, almeno è quello che pensavo, e mi venne un'idea. L'intervallo finì e io dovevo rientrare in classe, mi sedetti al mio posto aspettando che l'arrivo del professore. Lui arrivò e, prima che lui potesse posare le sue cose sulla cattedra, chiesi il permesso di andare in bagno facendo finta di stare male. Appena mi diede il permesso io uscii dall'aula velocemente con una mano sulla pancia. Stranamente mi aveva creduto, non ero molto brava come attrice infatti di solito non dicevo bugie per paura che mi scoprissero ma stavolta dovevo aiutare i miei amici. Mi avvicinai alle scale per scendere al piano inferiore dove c'era la segreteria, fortunatamente c'era solo una bidella che mi ostacolava. Riuscii a mandarla via dicendo che al piano superiore c'era una ragazza che stava male e aveva bisogno di aiuto, la bidella andò su senza dirmi nulla e io uscii. Raggiunsi la scuola di Mary in pochissimo tempo, era vicino a dove studiavo io. Cercai Joanna e Evangeline ma vidi solo Tony, non Tony Stark. Gli chiesi se stava bene, lui rispose di sì e poi mi prese dalla maglia e mi tirò giù dicendomi che dovevo nascondermi.

«Hai qualche arma? Qualcosa con cui difenderti?» gli chiesi.

«No... Dobbiamo andarcene da qui» pensai ad un modo per portarlo via da qui, gli dissi di abbracciarmi e di fidarsi di me. Lui ci pensò super pochi minuti, anche se a me sembravano ore, poi rifiutò il mio aiuto perché abbracciarmi sarebbe stato troppo strano. Volevo semplicemente portarlo a casa sua, o a casa mia, così era al sicuro, non avevo secondi fini sopratutto in una situazione del genere. Decisi di insistere finché lui non accettò e mi abbracciò, gli chiesi dove preferiva andare.

«A casa tua, ho bisogno di cure e a casa mia non c'è nessuno» rispose, io annuii e volai fino a casa mia sperando che nessuno dal basso ci vedesse o qualcuno avrebbe pensato che noi stessimo insieme.

Arrivai davanti a casa mia e atterrai, lui si staccò e io mi aggiustai la maglia. Suonai al campanello sperando che qualcuno fosse in casa, mi aprì mia madre e io le spiegai tutto quello che stava succedendo e perché fossi lì con lui. Dal viso di mia madre si capiva che era fiera di me e che aiutassi le persone, mi sorrise e io ricambiai per poi far passare Tony che stava entrando in casa mia. Stavo perandarmene quando Tony mi fermò perché voleva ringraziarmi, io gli dissi che non doveva ringraziarmi ma che ero stata addestrata per questo tipo di situazioni. Sorrisi e poi volai via, tornai davanti alla scuola alla ricerca degli altri.

*Parla Mary*

«Cosa vuoi ancora? Vuoi uccidermi?» le chiesi.

«Dopo quello che hai fatto a Michael... Come potrei non volerti uccidere? Sei una persona orribile, un mostro!» Alexandra stava piangendo, ero stupita questo suo comportamento perché non pensavo che lui fossi così importante per lei ma solo un semplice collega. Le chiesi scusa e le dissi che non era mia intenzione ucciderlo ma lui mi aveva costretta, mentre dicevo quelle parole sentivo la stanchezza prendere il sopravvento. Ero anche molto agitata, infatti respiravo con fatica e sentivo qualcosa che cresceva dentro di me. Probabilmente tutto quello era dovuto alla situazione, stavo per affrontare la mia più grande nemica tutta da sola e forse non ero ancora pronta. Questo però Alexandra non lo sapeva, iniziò a dirmi di tutto cambiando forma senza controllo e si avvicinava sempre di più. Il mio cuore batteva sempre più forte, una grande energia cresceva e cresceva sempre di più.

«Ti ha costretto? Seriamente? Hai ucciso un tuo coetaneo e per salvare altre miliardi di persone? Ma per favore! E ora ti dispiace? Tutte balle, tu menti!» non capivo il suo ragionamento, voleva rimanere l'unica donna sulla Terra? La sua idea non aveva nessun senso, capivo che era arrabbiata con me e che voleva il suo amico indietro ma dire di sacrificare così tanta gente per una sola persona... Sarebbe meglio salvare tutti ma a volte non era possibile. Alexandra ogni secondo che passava diventava sempre più arrabbiata, ad un certo punto decise di correre verso di me ma io riuscii a fermarla prendendola dai polsi e la buttai a terra. Lei fece lo stesso per poi rialzarsi subito, molto prima di quanto immaginassi, mentre io cercavo di non urlare da dolore. Avevo preso una brutta botta alla testa ed era strano che io fossi ancora cosciente.

«Sai cosa? Mi sono unita all'Hydra perché loro non vogliono persone perfette, senza cuore, senza sensi di colpa... Come te!» le dissi di smetterla ma lei ovviamente non si fermò, insultò lo S.H.I.E.L.D. dicendo che eravamo tutti bravi in tutto, ricchi e pignoli mentre loro erano dei poveracci che si spaccavano la schiena per avere un po' di fortuna. Le facevamo schifo ma questa non era una novità, sapevo benissimo che non ci sopportava anche perché lei era a capo dell'Hydra. Le continuavo a dire di stare zitta, di fermarsi, ma lei non mi ascoltava, mi stavo arrabbiando sul serio e quell'energia che sentivo dentro di me continuava a crescere come se stesse per esplodere, per uscire. Lei continuò il suo lamento chiedendomi perché odiavamo lei e il resto degli agenti dell'Hydra, solo perché avevano ucciso tante persone? La risposta era sì ma io non dissi niente, mi rialzai cercando di rimanere in piedi. Lei mi guardò sorridendo per poi fingere di stare male dicendo che la colpa era mia visto che le davo il volta stomaco, io continuai a rimanere zitta a causa dello stress, del nervosismo e di molte altre emozioni che provavo in quel momento. Volevo fare qualcosa ma non ci riuscivo, non sapevo il perché eppure stavo per esplodere. Alexandra stava per colpirmi, stava per lanciarmi uno dei suoi colpi di ghiaccio ma non ci riuscì per colpa mia. Ora mai stava cadendo nel vuoto per colpa mia, non ce la facevo più e quindi ero scoppiata. Quell'energia che stava crescendo dentro di me ogni minuto che passava era in realtà il mio potere che diventava sempre più potente e, senza farlo di proposito, una specie di campo di forza la fece cadere dall'ultimo piano del palazzo. Quel campo di forza era davvero potente, così potente da farmi esaurire le forze e perdere i sensi. Sentii solo la voce di Josh che si avvicinò a me e mi portò via da lì.

...

«Guarda, siamo sul telegiornale!» dissi indicando la televisione, stavano trasmettendo un servizio su quanto accaduto a scuola. Si vedeva benissimo il momento in cui Alexandra viene buttata giù a causa mia, non potevo credere di essere così potente. Il mio potere non era un semplice potere ma qualcosa di molto grande e pericoloso, dovevo allenarmi il più possibile per avere l'intero controllo su di esso oppure avrei potuto fare del male a qualcuno a cui tenevo.

Ero in una stanza d'ospedale dello S.H.I.E.L.D. insieme a Josh, lo abbracciai forte forte e non volevo lasciarlo. Non mi sembrava vero che tutto fosse finito e potevo tornare ad una vita "normale", ero felice anche che lui stesse bene e che anche il resto della mia famiglia e dei miei amici lo fosse. Se qualcuno fosse morto, non me lo sarei mai perdonato. Mi staccai dall'abbraccio subito dopo che Josh mi disse che gli stavo facendo male, gli chiesi scusa e presi il telecomando che era sopra al comodino vicino a me. Alzai un po' il volume, parlavano di me e dei miei amici e rivelarono chi ero veramente. "La figlia adottiva di Tony Stark, Madison Sicury, salva una scuola di New York, e anche l'intera città, insieme ai suoi amici supereroi. Passo la parola a Sebastian che vi dirà tutti i dettagli" non smettevano di parlare di noi, questa notizia era finita su tutti i telegiornale e sui social network. Ero davvero felice perché fino a quel momento tutti mi conoscevano come la figlia di Iron Man e non come Madison Sicury, anche Josh sembrava felice. Era sorrideva ed era molto concentrato sul servizio, probabilmente era soddisfatto del suo "lavoro". Sorrisi anche io finché non mi sorse un dubbio: come erano riusciti a sconfiggere tutti quegli agenti? Glielo domandai e lui mi rispose che il merito era tutto delle mie amiche, Joanna e Evangeline erano molto arrabbiate e sparavano da tutte le parti mentre Alexis si limitava a lanciare cassettoni di spazzatura sopra ai nemici. Fece molti commenti positivi su di loro, infatti mi confermò che avevo delle amiche fantastiche ma io questo lo sapevo già da molto tempo.

«Hai anche un fidanzato fantastico, se vuoi saperlo» ridacchiai, mi avvicinai a lui e lo baciai. Sicuramente sembravamo una di quelle coppie super sdolcinate ma a me non importava, l'importante era stare insieme.


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