11

222 25 10
                                    

Emma si alzò di scatto, intontita, senza capire cosa l'avesse svegliata nel buio della stanza.

«Emma? Sei sveglia? Posso entrare?»

Si accorse dopo un paio di secondi che Henry non c'era. Andò ad aprire la porta.

«Henry è con te?» chiese, gli occhi socchiusi nella luce improvvisa. Regina indossava già un completo grigio.

«Sì, sta guardando la televisione in salotto, ha fatto colazione» disse.

Il suo corpo sembrò svuotarsi di colpo come un palloncino bucato.

«Grazie» sospirò, sollevata. «Scusa, ho dormito troppo...»

Regina abbozzò un sorriso.

«Non preoccuparti, la colazione è pronta se hai fame.»

Emma si portò la mano sullo stomaco. Certo che aveva fame, aveva sempre fame.

«Regina non devi fare tutto questo, è già tanto che ci ospiti...»

«È solo una colazione e c'è anche del caffè. Spero non ti dispiaccia, ma ho permesso a Henry di guardare la tv.»

La guardò.

«Grazie. No, va bene... ne sarà felice.»

Regina sorrise.

«Vieni, dai.» Le fece cenno di seguirla

Emma le andò dietro, sforzandosi di guardare il pavimento e non i suoi fianchi che ondeggiavano. Entrarono in cucina e Regina le versò una tazza di caffè.

«Dormito bene?»

«Ehm... sì» disse, e poi sembrò risvegliarsi da un sogno particolarmente strano. «Sì, io... non dormivo così da anni.» Le sfuggì un sorriso timido. «Una ventina.»

Regina poggiò un piatto pieno di uova strapazzate davanti a lei, sul viso un'espressione incerta, come se non riuscisse a decidersi se aprire bocca o tacere. «Da quanto vivi per strada?» disse infine. Emma scrollò le spalle.

«Avevo dieci anni quando sono scappata dall'ultima casa famiglia.»

«Come mai?»

Serrò la mascella e distolse lo sguardo.

«Non erano brave persone.»

«Mi dispiace, scusami non avrei dovuto chiedere. Ti faccio fare colazione in pace, io faccio una doccia veloce e poi pensiamo alla tua deposizione va bene?»

Emma la guardò. Doccia dopo essersi messa quella specie di muta di Gucci addosso? Non se la bevve.

«Hai tutto il diritto di chiedere. Scusa è che...» sospirò. «Non ne ho mai parlato con nessuno. Non ho spesso occasione di fare conversazione» abbozzò un sorriso.

«Non sei costretta a dirmi niente» le sorrise Regina, anche se gli occhi non sembravano d'accordo con le labbra. «Vado a fare quella doccia, a tra poco.»

Emma annuì e rimase lì a bere il caffè, domandandosi se Regina avrebbe anche aperto l'acqua per simulare la doccia. O magari l'avrebbe fatta davvero. Ed era meglio non pensarci troppo.

Regina si chiuse la porta della camera alle spalle con un sospiro. Ovviamente doveva chiederle del suo passato che evidentemente era stato una totale merda, invece di farsi i cazzi propri, no? Si insultò in silenzio per l'ennesima volta mentre si spogliava, per poi raggiungere Mal in bagno e infilarsi nella doccia con lei.

Mal sorrise voltandosi.

«Credevo non venissi più...»

«Scusa se devo fare la brava padrona di casa» sorrise e la baciò. «Mi hai lasciato un po' di acqua calda?»

La strada verso casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora