«Mal? Henry?»
Non rispose nessuno dei due. Emma entrò, già agitata.
«Henry?»
«Mal?» chiamò di nuovo Regina poggiando la borsa sul mobile all'ingresso.
Emma le lanciò un'occhiata preoccupata, poi andò in sala, dove li trovò entrambi addormentati sul divano davanti alla tv e si rilassò. Regina sorrise per poi scuotere la testa alla vista dei piatti nel soggiorno.
«Credo che Mal l'abbia riempito come un tacchino il giorno del ringraziamento.»
Emma la seguì e rise alle sue parole.
«Buon per lui.»
«Hai fame?»
Emma la guardò negli occhi, poi distolse lo sguardo.
«No, sto bene.»
«Io invece sto morendo di fame» borbottò Regina andando in cucina. Le andò dietro.
«Ah sì?»
«Sì, un piatto di pasta?»
«Ehm... o-okay.»
Era imbarazzata, continuava a prendere senza poter mai restituire il favore.
«Che lavoro potresti fare?» domandò casualmente la padrona di casa mentre preparava da mangiare. Emma la fissò, assorta.
«Ehm... non ne ho idea. Qualunque cosa non richieda un diploma.»
«Mmm...» Buttò la pasta e si voltò, le natiche che poggiavano contro il bordo del ripiano della cucina e le braccia incrociate sotto al petto mentre rifletteva, una ruga di concentrazione sulla fronte. «Troveremo qualcosa» sospirò infine.
Emma si afflosciò, si passò le mani tra i capelli.
«Lavapiatti, meccanico, posso fare le pulizie, posso, ehmm...» lottò per trovare qualche altra idea. «Portare i caffè? Fare le fotocopie?»
Regina sollevò di scatto gli occhi, piantandole addosso quel suo sguardo intenso.
«Mmmh... l'assistente di mia madre si è licenziata, ha dato il preavviso di quindici giorni. Ma... lavorare per lei è... faticoso» aggiunse con aria fin troppo incerta. Emma si accigliò. Dubitava che potesse essere più faticoso di vivere in strada.
«Non mi importa quanto è faticoso, ma tua madre...» Esitò, temendo di offenderla. «Insomma, dai vostri discorsi non mi sembra che potrebbe assumermi.» Le era chiaro che Regina appartenesse a quella classe sociale che lei non aveva mai osato avvicinare. Aveva visto troppa gente come lei venire sbattuta in cella sotto lo sguardo disgustato di altre persone vestite di cachemire e con l'orologio d'oro al polso. Ovviamente, Regina aveva dimostrato di essere ben diversa da quel tipo di persone, ma non significava che sua madre lo fosse.
«Mi occupo io delle assunzioni, tu dovresti solo presentarti, non guardarla mai negli occhi e annuisci quando urla» sorrise mentre scolava la pasta. Il profumo dell'aglio che sfrigolava nella padella faceva brontolare lo stomaco di Emma. La osservò mentre faceva saltare gli spaghetti nella padella unta e poi impiattava in grossi nidi di pasta punteggiata dal rosso del peperoncino.
Guardò il piatto come se stesse per darle uno schiaffo.
«Okay.»
«Non ti piace? Scusa, avrei dovuto chiederti se il piccante...»
Emma scosse la testa forzando un sorriso.
«Mh? NO, cioè, sì, mi piace tutto» disse, afferrando una forcherra e aggredendo il nido di pasta. Il cibo piccante le piaceva, era la prospettiva di essere scartata dalla madre di Regina a non piacerle. «Grazie.»
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La strada verso casa
FanfictionRegina è un avvocato di successo che lavora nello studio della madre. Emma è una senzatetto che deve lottare ogni giorno per proteggere suo figlio. Il loro incontro è una casualità, lo scontro è inevitabile, gli eventi che ne conseguono totalmente...