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«Emma l'appuntamento con David è alle quattro, potete riposare e dopo preparerò il pranzo.»

«Okay.» Emma sembrava distratta. Non le aveva neanche detto che non c'era bisogno che cucinasse.

«Mal, potresti dare un succo ad Henry, per favore?»

«Certo. Vieni, piccolo impiccione» disse facendolo ridere mentre entrambi sparivano in cucina. Regina si voltò verso Emma.

«Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?» le chiese, ma la donna scosse la testa facendo oscillare i lunghi capelli biondi, sfibrati e secchi. Un angolo della mente di Regina pensò di portarla dal suo parrucchiere, ma accantonò l'idea. Non era certo una priorità, ora.

«No, no...»

«Ma c'è qualcosa che non va. Vuoi dirmi di cosa si tratta?»

Emma alzò per una frazione di secondo gli occhi su di lei, poi sembrò ripensarci e tornò a fissarsi le punte dei piedi come una bambina in castigo. Cristo santo.

«Io... credo... credo di sentirmi fuori posto. Non...» Scrollò le spalle e si azzittì. Regina trattenne un sospiro.

«So che è tutto nuovo» disse, cercando di mantenere il tono il più dolce possibile. «Ma non hai detto che volevi una possibilità? Ne stai ricevendo una, se decidi di accettarla.»

Emma finalmente la guardò negli occhi, e Regina vide nei suoi tutta la paura che provava.

«Non so se sono all'altezza» mormorò. E le parve assurdo, cazzo! Era sopravvissuta sotto i ponti crescendo un bambino da sola, come poteva sentirsi incapace proprio ora che aveva la strada spianata da lei? Serrò la mandibola e prese un respiro profondo per calmarsi, cercando di immaginare cosa le avrebbe detto Mal in quel momento se non fosse stata occupata a tenere Henry lontano da quella conversazione. "È una persona profondamente traumatizzata, Regina, vacci piano" o qualcosa del genere. Okay.

«Devi solo fare il meglio per tuo figlio come hai fatto finora. Tra poco andremo alla polizia e poi possiamo pensare alla ricerca di un lavoro.»

Emma sospirò, le labbra strette in una linea netta.

«Okay.»

C'era ancora paura nei suoi grandi occhi grigi.

«Andrà tutto bene, hai conosciuto David, è una brava persona» cercò di rassicurarla.

Emma annuì, così convinta da stupirla.

«Sì, non è lui che mi preoccupa. Sono io che non so se posso...» esitò, cercando le parole. «Non so se sono capace di vivere normalmente. Non l'ho mai fatto...»

«Puoi provarci, potresti abituarti più facilmente di quello che pensi.»

«Lo spero.»

Le sorrise. Finalmente vedeva un po' di speranza in tutto quel grigio.

«Ti va bene se chiediamo a Mal di restare con Henry?»

Emma si irrigidì un attimo, ma poi rilassò le spalle. Era ora.

«O-okay» disse, abbozzando poi un sorriso. Regina non riuscì a non pensarlo: le fossette che le si formavano sulle guance quando sorrideva erano adorabili.

«Mal comportati bene, e non fargli mangiare troppo gelato. O cioccolato.»

«Mh-mh, contaci!»

«Sei impossibile» rise e andò alla porta mentre Emma salutava il figlio.

La sua ospite rimase in silenzio lungo tutto il tragitto. Era tesa, si guardava intorno come se si aspettasse di essere aggredita da un momento all'altro.

La strada verso casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora