Finita la Festa delle Corporazioni, Ligeia tornò nella stanza che occupava ormai da un mese, ampia e sontuosamente arredata.
Le alte portefinestre dagli infissi bianchi lasciavano filtrare la luce del sole che rendeva quel pomeriggio particolarmente caldo e avvolgente.
Il grande terrazzo dalla spessa balaustra di marmo grigio dava su uno degli splendidi giardini pensili che cesellavano i fianchi della collina.
La primavera, benché ancora in boccio, aveva già cominciato a diffondere la sua incantevole magia.
Fiori, piante e alberi si risvegliavano fieri dal torpore invernale, ancora vagamente intirizziti ma pronti a rinascere a nuova vita.
Rossi accesi e gialli solari si affacciavano timidamente dalle aiuole, desiderosi di attirare le attenzioni e l'ammirazione di tutti coloro che vi posavano gli occhi.
A Ligeia tutto quello non interessava.
Certo, molte piante ed erbe erano utili per guarire e buone da mangiare ma lei prediligeva quelle velenose.
Bellissimi fiori dai colori sgargianti potevano essere molto utili nelle mani giuste.
Scivolò leggera sul pavimento ricoperto da un morbido tappeto. Sapeva che il re sarebbe andato a trovarla di lì a poco e lei voleva farsi trovare pronta.
Nuda, rimirò il suo corpo nel grande specchio dalla spessa cornice dorata che aveva richiesto espressamente al sovrano come regalo.
La sua pelle di luna era così chiara che sembrava riflettere la luce del giorno e produceva un bizzarro contrasto con la cascata di lunghi capelli neri e ricci che le copriva i seni sodi.
Il suo viso era liscio come quello di una fanciulla che si affacciava alla vita e nessuno poteva sospettare cosa celassero quei lineamenti tanto perfetti.
Smise a fatica di ammirare la sua immagine per andare a prendere una vestaglia viola e nera, di pizzo.
La indossò godendo della sensazione che quella particolare stoffa le suscitava a contatto con la pelle.
La facilità con la quale si era insediata a corte era stata disarmante, si era quasi annoiata. Quelle persone erano ingenue e sciocche.
Se non altro, rispetto a lei.
Si sarebbero accorti della tempesta in arrivo quando sarebbe stato troppo tardi per intervenire.
Il suo potere era grande e gli uomini non avevano scampo di fronte a esso.
Tutti, nessuno escluso, le avrebbero giurato fedeltà.
Unica eccezione, il comandante La Roche.
Stranamente, aveva manifestato antipatia verso di lei fin da subito ma era talmente insignificante che Ligeia non avrebbe perso tempo per persuaderlo, ameno che non si fosse rivelato necessario.
Per le donne, il discorso era diverso.
Le deboli dame, troppo stupide per intuire alcunché, avevano cercato d'ingraziarsela, soprattutto da quando la regina aveva cominciato a comportarsi in modo scostante.
Le donne sciocche tendevano ad ammirarla, quelle intelligenti...
Beh, loro erano un problema.
Come Custode Corinne, la sorella della regina.
Ligeia non si sarebbe stupita se quella testarda creatura avesse cercato di screditarla in qualche modo.
Mostrava un coraggio degno di lode a opporsi a lei apertamente.
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Il Bastone del Verbo - Libro Primo (in revisione)
FantasyCorha, una giovane abitante di Princeps, paesino che sorge ai piedi di un'antica catena montuosa chiamata Aeternum è considerata pericolosa per via del misterioso potere che alberga in lei e che è quasi costato la vita a un bambino. Un tranquillo gi...