5 - Lo straniero

62 15 30
                                    

Volti.

Decine e decine di volti. Giovani, vecchi, tesi, bruciati dal sole, cesellati dalle intemperie. Una distesa di occhi per lo più scuri, sgranati come quelli dei cervi in punto di morte.

Lo straniero li guardò uno per uno ma non riuscì mai a incrociarne un paio poiché tutti, al suo voltarsi, cominciavano a fissarsi le scarpe.

L'immobilità regnava sovrana. Immobile era l'aria, immobili i corpi compressi dall'ansia.

Poi un movimento. Qualcuno si faceva strada tra la folla, un giovane, il volto pallido.

Occhi grandi e scuri protetti da lunghe ciglia.

Quegli occhi lo fissavano quasi senza paura, era la curiosità che li guidava.

Insolito trovare un giovane tanto ardito in un villaggio di zotici contadini o forse il suo non era coraggio ma ignoranza.

Quegli occhi volevano qualcosa, non fuggivano via da lui come la luce durante una notte senza luna.

Il volto scomparve, celato da altri tutti uguali ma così differenti da quell'unico che aveva attirato la sua attenzione.

Non avrebbe saputo dire in che modo, quel viso era semplicemente diverso.

Lo straniero aprì il mantello con un gesto teatrale.

La luce del sole inghiottita dall'oscurità degli abiti. Estrasse un medaglione d'oro, troppo grosso per essere indossato, una pietra rossa al centro che reagì a contatto con la luce.

Un bagliore sanguigno poi nulla.

"Sono un Cercatore"

Attese che i mormorii si disperdessero. La tensione crebbe. Tutti erano in attesa di altre parole che non giunsero mentre il medaglione scompariva silenzioso sotto le vesti funeree.

Lo straniero si mosse.

Non aveva bisogno di ordinare a quella gente di rimanere al suo posto, sapeva che erano troppo spaventati per fare alcunché. Troppo spaventati all'idea di cosa potesse fare un uomo in grado di utilizzare il Dono.

Poteva avvertire il battito frenetico dei loro semplici cuori, il respiro strozzato che faceva bruciare i polmoni.

Lo straniero camminava con studiata lentezza.

Si avvicinò a quei volti, sguardi bassi, mandibole serrate.

Incombeva su di loro, la sua ombra oscurava il sole e solo quando la luce tornava le persone osavano prendere una boccata d'aria, come trote che tornano nell'acqua dopo essere sfuggite ai pescatori.

Lo straniero sapeva cosa cercare, forse anche chi.

Quel volto liscio, quegli occhi scuri. La vibrazione inconfondibile.

Si bloccò, li aveva trovati. Determinazione, curiosità, quasi nessuna paura. Questo trasmettevano quegli occhi.

Interessante.

Il volto nel quale erano imprigionati quegli occhi era molto giovane, apparteneva a una ragazza, contrariamente a quanto aveva sospettato all'inizio. Lunghi capelli scuri raccolti in una treccia, abiti maschili, la vibrazione ancora forte attorno a lei.

Ma c'era qualcosa di strano in quella vibrazione, qualcosa d'insolito.

Non ne aveva mai percepite di simili. Era la stessa della notte precedente ma non si spiegava come una semplice contadina avesse potuto utilizzare il Dono in quel modo.

Forse nemmeno sapeva di possederlo o forse, come accadeva a volte, era stata un Mezzo inconsapevole di un'Emanazione incontrollata.

L'unica cosa di cui era certo è che non gli toglieva gli occhi di dosso.

Il Bastone del Verbo - Libro Primo (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora