22 - Le ombre del destino

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L'ora era quasi giunta.

Mastro Gilmore diede gli ultimi ritocchi al suo abito variopinto.

Il panciotto era a strisce marroni, richiamo alla terra, e rosse, a indicare il colore del sangue delle bestie da macello.

Un bell'orologio da taschino, ricordo di un trisavolo, spuntava luccicante da una piccola tasca.

Mastro Gilmore si guardò nello specchio della stanza da letto.

Era un po'ingrassato con l'avanzare dell'età.

"Cara, trovi che mi stia stretto sull'addome?"

La signora Gilmore sbucò da dietro il marito.

"Sei bello come quando ci siamo conosciuti, Alfred"

Mastro Gilmore sorrise, compiaciuto.

Sapeva che stava mentendo ma era contento che lei lo amasse ancora dopo tutti quegli anni.

"Bene, è giunto il momento"

Mastro Gilmore uscì di casa per raggiungere il recinto dei tori albini dalle lunghe corna.

La moglie lo osservò sorridente dalla finestra della cucina.

Poi accadde qualcosa.

I tori iniziarono a scalpitare e agitarsi.

Nemmeno i giovani garzoni che lavoravano nella piccola fattoria cittadina sembravano essere in grado di calmarli. La signora Gilmore, preoccupata, si asciugò le mani nel grembiule e uscì per capire cosa stesse succedendo.

Mastro Gilmore si trovava a pochi metri dal cancello che chiudeva la recinzione quando uno scricchiolio sinistro echeggiò nell'aria. Il cancello cedette con uno schiocco sordo e i sei tori albini piombarono fuori come impazziti.

Mastro Gilmore osservò, senza comprendere, le bestie che tanto amava mentre gli correvano incontro.

Venne inghiottito da zoccoli e polvere.

La signora Gilmore urlò, l'orrore dipinto sul volto.

Uno stormo di uccelli si levò nel cielo.

In lontananza, un uomo con un carretto camminava lento.

🐃

L'umore del Cercatore sembrava peggiorare a ogni passo. Corha avrebbe voluto fargli alcune domande riguardo il loro viaggio ma, dopo la discussione che avevano avuto nel giardino di Judith, non intendeva rivolgergli la parola.

"Chissà se torneremo mai in questa città... Non siamo riusciti a vedere nulla..." borbottò Fergus, accanto a lei, sbuffando sonoramente.

"Dopo quello che è successo vorresti davvero rimanere a Bethel?"

"Certo che no ma potevamo almeno dare una sbirciata alla Festa delle Corporazioni..."

"E tu che ne sai?"

"Ho sentito lo stalliere della locanda dove ci siamo fermati prima di andare da Judith che ne parlava. È un evento unico nel suo genere"

"Ma non è la celebrano una volta l'anno?"

"Hai capito cosa intendo..."

"D'accordo ma rimane il fatto che non è il momento per pensare a svagarsi, dobbiamo andarcene"

"Ma potremmo non tornarci mai più..."

Corha squadrò Fergus, seccata.

"Davvero vorresti rischiare la vita per una stupida Festa?"

Il Bastone del Verbo - Libro Primo (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora