Prologo.

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Ero crescita in una famiglia per bene, dove mio padre lavorava come un prestigioso avvocato e mia madre una casalinga con un sogno di diventare una scrittrice, si era fatta un po' conoscere in giro per un po' di libri che aveva pubblicato in passato. Poi ero arrivata io, e aveva smesso.
La maggior parte del tempo mi rifugiavo tra le pagine piene d'inchiostro immaginando l'amore.
Me lo immaginavo delicato come un batter d'ali di una farfalla.
Forte come un fiume in piena.
Leggero come una piuma.
Lo immaginavo così: felice, puro, dolce, delicato, romantico.
E a volte mi ponevo questa domanda.
Credi ancora nell'amore?
Non avevo mai smesso di farlo, credo in quell'amore che ti stravolge, che ti entra dentro e ti rende migliore.
L'avevo letto, l'avevo sognato, ma mai provato.
Ma sbagliavo. Perché non era niente di tutto questo.
Fin quando iniziai a toccare l'amore, non faceva altro che ferirmi, e dai i miei occhi quando si posarono su di lui.
Un abissale senza ritorno.
Un tramonto senza alba.
Un inferno senza paradiso.
Un anima senza armatura.
Un cuore senza paura.
La verità è che nessun libro mi ha avvertita, che per quanto alla fin fine fosse tanto potente poteva renderci vulnerabili, fragili, il sole e la luna in collisione. Dove chi ne esce illeso é soltanto la cenere.
L'amore l'avevo sentito arrivare, però nessuno mi aveva mai insegnato come affrontarlo, nessuno mi aveva avvisato che mi avrebbe distrutto l'anima fino a ridurla in piccoli brandelli curabili solo col suo sorriso.
Ma lui, non rideva mai.
Lui, non era mai dolce.
Lui, non era mai carino.
Lui, non era un principe azzurro.
Lui, era solo un'oscurità.
Ed io, che sognavo un amore come i miei libri preferiti, un principe azzurro con rose rosse, ma lui era solo rose nere in rovi spinati.
Lui era una luna in eclissi.
Avrei voluto prendergli la mano, e mentre lui si vedeva un mostro volevo mostrargli che in lui, io l'avevo visto, l'avevo sentito, che c'era ancora qualcosa di buono in lui.


Ho provato a rendergli tutto facile, la mia presenza lo faceva stare bene, sereno, tranquillo, un vuoto che ha riuscito a riempire con me.
Ma le sue parole erano sincere?
Non aveva mai finto di essere una persona diversa, me l'aveva sempre detto chi era veramente senza illusioni, senza rancori.
Io volevo una relazione stabile, lui solo sesso.
Io volevo un anello al dito, lui solo libertà.
Io volevo una famiglia, lui solo donne.
Io volevo un paradiso, lui solo l'inferno.
Io volevo una rosa rossa senza spine, lui solo rose nere con spine affilate.
Il mio cuore sanguinava, lui lo guardava. Senza mai, fare davvero qualcosa per fermarlo.
Mi guardava, e provava disgusto verso di lui, perché sapeva, che quella ferita era solo il risultato dell'amore che aveva in se.
Lui era un incantesimo, dove tu ne rimanevi incantata.
Ma era solo, un illusione.
Che a volte nonostante tutto, l'amore ti cura.
Che nonostante tutto io non mi sono mai arresa. Ho scavato dentro fino al suo cuore, e gli ho scritto con una penna indelebile il mio nome.
Che nonostante tutto, pian piano ha iniziato a notarmi fra migliaia di persone.
Mi ha vista, mi ha guardata bene negli occhi, e mi ha detto una cosa. "Ti tengo lontano da me perché io finirò per distruggerti, tu sei perfetta, e non dire che non sei abbastanza, perché guardati, tu vali più di tutte di lì fuori, loro potranno farmi godere, ma il vero piacere me lo darai sempre tu, loro potranno aiutare a colmare per un po' il mio inferno, ma solo tu, riesci a farlo passare veramente, che solo con te mi sento migliore, e scusa, se sono uno stronzo, che cerca in ogni maniera di gettarti fuori dalla mia vita, che ti tengo lontano dal mio mondo, ma credimi, ho paura, di mostrarti veramente chi sono. E non nego che ti direi di starmi lontano, che a cuor mio, desidero che tu rimani. Perché io voglio che sei mia. Tutta mia. Sempre, mia. Perché sono un egoista, che ti dovrei stare lontano perché so, quanto di farei del male, perché mi conosco, so come sono fatto, e non ti darei mai ciò che sogni veramente. Mentre tu sogni l'amore romantico, passionale e eterno, io sono troppo impegnato a cercare me stesso.
Ma ti dico una cosa, non ho mai amato nessuno, non mi è mai mancato nessuno, non ho mai inseguito nessuno.
Ma per te proverei ad amare per la prima volta, che mi mancherai fino a distruggermi le ossa, che ti inseguirò, fino in capo al mondo.
Perché quando voglio una cosa, io la ottengo. Ed io voglio te, quindi fatti diventare mia. Perché non sono perfetto, non l'ho mai negato. Ma non ti farei mai del male. Mai.
E che io, ti amo. E mi strazia il cuore, che per quanto tu meritassi il meglio, che di certo il meglio non sono io, io ti lascerei andare, perché so quando vali, so quanto meriti. Ma nel momento di un attesa, io vorrò averti tutta per me, e questo, mi basta."



Ava


Mi ritrovo a sistemare le mie valigie, gettando i vestiti al suo interno con disinteresse.
Mentre stavo al telefono con il mio ragazzo. <<verrò a trovarti quando posso, promesso tesoro.>> dice, mentre io stavo rovistando nell'armadio per cercare le mie adorate Nike bianche. <<questo non ci distruggerà.>> conferma, ed io annuisco, anche se in effetti, non mi può proprio vedere. <<ci sentiamo dopo Ale.>> lo saluto, infilo le scarpe e afferro la valigia e mi dirigo al piano di giù, mentre per l'ultima volta mi volto verso la mia stanza e l'ammiro, cavolo, mi ha vista piangere, ridere, entrare al suo interno danzare e altre che a malapena riuscivo a stare alzata.
E adesso, ho un po' di malinconia, perché mi mancherà. <<okay amore, fai buon viaggio e appena arrivi avvisami. Ti amo.>> stacco la chiamata senza rispondere. "Ti amo", non gli e l'ho mai ricambiato, tengo ad Alessandro, la mia vita senza lui non avrebbe senso, l'ho conosciuto nel periodo più brutto della mia vita, mentre distaccavo il rapporto con mio padre mi legavo sempre di più a lui. Lui che pian piano si era preso un posto dritto al mio cuore, e aveva fatto centro. Insieme abbiamo sempre affrontato tutto, a volte il suo carattere mi ha portata a chiudermi nella mia stanza e piangere, mentre lui in quale posto chissà dove a sfogarsi con amici. Ma nonostante i litigi ritornavamo sempre ad essere Ava e Alessandro.
Era di buona famiglia, suo padre era il proprietario di molti hotel un po' sparsi per il mondo, sua madre una dentista, e mio padre era soddisfatto, mia madre altrettanto.
Sapevano che era un ragazzo dolce, premuroso, ed era di una famiglia rispettata, e importante.
Ale é dolce, non mi fa mancare mai niente, ma ahimè, manca qualcosa, di più profondo. E questo viaggio renderà le cose più difficili del dovuto.
<<tesoro scendi, altrimenti faremo tardi.>> urla mia madre dal piano di giù. Chiudo la porta e scendo di corsa le scale con le valige fra le mani. Per poco non andavo a finire col viso sul pavimento per la mia corsa frenetica. Mia madre la trovo sulla soglia della porta con un sorriso sul volto che mi fa luce nell'abisso che ho in questo periodo.
Si scosta di lato e mi fa passare.
Usciamo e andiamo verso la sua auto, diretti per l'aereo porto.
Mentre mia madre da le nostre valige al nostro accompagnatore e le mette in auto, io mi volto verso la mia casa, la guardo- l'ammiro bene un ultima volta. <<dai sali sù.>> mi incita la mamma. Faccio un respiro profondo e mi volto verso di lei con un sorriso più che finto che vero.
Per il tragitto resto con la testa inclinata sul finestrino e lo sguardo dinanzi a me, rivolto verso la strada.
L'auto sfreccia per le strade ancora deserte.
E quando ci ritroviamo davanti l'aeroporto mi tocca davvero fare i conti con la realtà che mi si è piombata addosso in un battere d'occhio. "Cavolo" implico fra me e me. Altro respiro più profondo. "Son..sono pronta. Coraggio Ava". Cercando di mettermi su di morale prendiamo le valigie dopo aver sostato l'auto ed entriamo dentro questo...caos.

Da qui...inizia la mia nuova avventura lungo oceani infiniti e attraverso nuvole di fumo.



A voi.....

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