Capitolo 12. Ne ho bisogno

92 6 0
                                    

Con chiunque, ma solo una a strapparti l'anima.
Ness.

Ava

L'essere umano ha due difetti: la capacità di amare e la capacità di odiare.
C'è invece chi le ha entrambi.
E lì é davvero fregato.
Poi ci sono tipi di amore, quelli che ti fanno battere il cuore e quelli che te lo fanno smettere di battere.
E c'è invece. Chi riesce a farlo in entrambi i casi.
Poi c'è l'odio. Quello nasce per colpa dell'amore. Perché diciamolo, l'amore ti frega. L'amore ti fotte.
C'è chi ti dice che ti rende forte, e chi invece lo rende vulnerabile.
A me mi ha reso debole.
Sin dall'inizio.
Ma poi l'ho guardata negli occhi, di chi non sapeva amare.
E ho capito, che se egli non sa amare, può insegnarlo da chi può darlo, da chi lo conosce bene. E ne ha abbastanza da poterne condividere.
Io l'ho guardato negli suoi occhi.
Attraverso i suoi tocchi, quelli che cercava di dare carezze.
Ma era difficile, per chi l'amore la vede come nemica.
Perché i nemici di noi, siamo noi stessi.
E di chi cerca amore nei cuori che hanno smesso di amare.
Crederete che sono una romantica. Eh si, lo sono, abbastanza.
Leggo ancora le favole e le fiabe come un tempo.
Adesso ne leggo di meno, ma le fiabe me le invento nei miei sogni, dove il lupo cattivo era dolce con Cappuccetto Rosso. Che non la mangiava, ma la prendeva per mano.
Ma io ho visto le sue mani.
Mi avrebbero potuto afferrare per il collo e stringerlo, fino a farmi mancare il respiro.
Ma la sua mano, non avrebbe mai, stretto la mia.
Che il suo respiro, non era per far respirare anche me.
Che era solo come un onda, sbattendo contro la riva del mio collo.
Ma non importava.
Giuro, non mi importava.
Le cose sarebbero state due; o mi avvicina a se, o mi perde per sempre.
Dovevo capire le sue intenzioni.
Capire cosa volesse da me, e perché.
E poi, dovevo aprire la porta che più mi faceva paura, e arrivare al dunque, del perché, con lui io mi sentissi così.
Fragile.
Importante.
Debole.
Era solo un miscuglio di sensazioni strane, particolari, confuse.
Ma su una cosa sono certa, ciò che mi fa provare lui, che sia paura e terrore, io non l'ho mai provato.

Continuo a voltarmi sul letto, ma ormai mi sono arresa, io il sonno l'ho perso.
Resto allora sul letto a pancia in su a guardare il tetto, perso ancora nell'oscurità della stanza, dove la serranda è ancora abbassata.
É stata una notte terribile. Sentivo ancora la cintura stretta attorno al collo, e ne sono certa, che se avesse provato a rifare una cosa del genere mi sarei messa ad urlare.
No era meglio prenderlo a graffi.
O a morsi?
No, non sarebbe servito a nulla.
Una sua mano era in grado di strangolarmi.
Poteva circondare un mio fianco in una sola presa. E chissà cos'altro...
Chissà cos'altro...
Mi passo una mano sul viso e mi decido finalmente di alzarmi, e lentamente, molto lentamente, raggiungo il bagno, e mi fermo davanti il lavandino, tentenno un po', prima di alzare lo sguardo sul mio riflesso.
Ma troppo tardi, quando mi accorgo che sul collo ho un lieve livido a circondarlo.
Lo sfioro con i polpastrelli, prima di riportare gli occhi sui miei stessi occhi.
Le occhiaie sempre più profonde.
Ma gli incubi sono scomparsi già da un po'.
Mi spoglio, ed entro in doccia.
Prendo il mio bagnoschiuma di frutti di bosco e inizio a strofinare piano su tutto il mio corpo indolenzito per mancanza di sonno.
Questa notte ho fatto così tardi, la mamma l'ho trovata ad aspettarmi giù, seduta sul divano, con quel broncio che avrebbe fatto paura a chiunque. Ma mi è bastato il suo sguardo, per capire che questa é stata la prima e l'ultima volta.
Mirko mi aveva abbandonata sin all'entrata. Era strano, forse per la sua scommessa andata a rotoli, o per quello strano tipo, dagli occhi di ghiaccio.
Era affascinante, ma aveva qualcosa di pericoloso, e chissà per quale motivo, la mia mente ritorna col pensiero dell'ombra. La sua voce rauca e dura, il suo profumo di tabacco, e solo all'ora penso a quel tipo, di come abbia aggradito Mirko sulla sua auto, quando si era solo fermato a pochi millimetri da lui.
Il cuore era sobbalzato, ma le mani di Laura mi teneva stretta a se.
"Che non volesse che mi impicciassi delle loro cose?" Eppure il mio istinto mi diceva che loro si conoscevano, e piuttosto bene per dirla tutta.
I loro sguardi rossi di rabbia, una rabbia ceca, ma non si sfioravano.
Ho avuto paura, e sembro una bambina, una stupida bambina, che continua ancora a mettersi nei guai.
E purtroppo, so per certo, che Tony, delle corse illecite di suo figlio, non ne sappia proprio l'esistenza.
Ed io. Ava. Prometto di starmi zitta. E mantenere questo piccolo segreto.

Evil.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora