Capitolo 18. Qui, con te.

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E tu chiedi:
"E se cado?"
E se invece io ti direi "e se voli?"
Ness.


Ava.

Ci sono momenti in cui vorresti soltanto scomparire da tutto, dalla tua stessa vita, da quella che occupi, e quelle che un giorno ne farai parte. Vorrei solo chiudere gli occhi, un battito di ciglia, e ricominciare tutto da capo. Veder scorrere la tua vita, quei momenti che vorresti lasciare e ricordare, altri da dimenticare, e cancellare. Poi ci sono momenti, in cui apprezzi tutto. Le tue scelte di merda, e i tuoi casini. Le illusioni. E i piccoli momenti di tristezza e malinconia. Mi chiedo perché deve essere così difficile respirare, se poi é così essenziale. E un po' come un treno, corre e poi, ad un tratto si ferma. In un posto così, a caso. Ti ricordi che lì, o non ci sei mai passato, o non ti ricordi di averlo fatto. Eppure, resti a guardare il panorama.
Ma nonostante tutto, resto con la testa appoggiata al finestrino, e ammiro, il tempo pomeridiano di oggi. Palermo é soleggiato. Il venticello ho capito che ormai ne fa parte di lui. E qualche nuvola un po' sparsa nel cielo lo rende di incanto. Mi volto verso la mamma, che guida con un paio di occhiali da sole, nella sua nuova Audi A1 bianca e il tettuccio nero. Gli e l'ha regalata Tony. E mi rendo conto che quest'uomo ogni giorno mi stupisce un po' di più. Un po' meno Mirko. Sa essere migliore, e a volte peggiore. Sono passati due giorni da quando ho permesso all'ombra di accarezzarmi le mani, e a seguire di farmi pettinare i capelli. Chissà cosa penserete di me... ma credo che anch'io penso quanto sia stupida ed ingenua. Ma di una cosa ne ho chiare le idee. Non ne posso fare a meno, di mettermi nei guai. E penso proprio, che lui é il mio guaio preferito. Sapevo che non l'avrei trovato più nella stanza, finita di asciugarmi i capelli ed essermi vestita. Lui è così. Un maremoto. Tu non sai quanto arriva. Ma quando arriva, distrugge tutto. Lasciando dietro di sé, solo cenere e detriti.
<<arrivati.>> mi dice la mamma, mentre si abbassa la montatura degli occhiali e li deposita sui capelli pettinati tutti dietro e attaccati in una coda di cavallo. Oggi é come il tempo. Soleggiata. Dopo aver girato le chiavi dell'auto, ed esser uscita, chiudendo la portiera, si volta verso il porto. Io sospiro, e seguo lei. Mi metto accanto ed insieme guardiamo i colori dell'oceano che si abbracciano ai raggi del sole. <<dai su. Ci starà aspettando.>> chiude la macchina e insieme ci dirigiamo verso la porta che è già aperta e occupata dalla sagoma della nonna, che con un sorriso, e la mano in alto che fa destra e sinistra, ci saluta felice. <<che bello vedervi mie care.>> mi abbraccia a sé e mi deposita un lungo bacio sulla tempia. L'ultima volta che sono venuta qui, non stata una delle migliori, per colpa di una presenza un po' insolita, e il mio rientro a casa, dove la mamma mi ha trattata di merda. E come un cane bastonato mi sono rifugiata nella stanza. I giorni a seguire non sono stati granché, però ha fatto di tutto per farsi perdonare. E se siamo qui, é uno dei motivi. Iniziare da capo tutto. Un po' come sempre. Entriamo, e appena ci accomodiamo alla mamma e per lei prepara una tazza di caffè, mentre a me mi porta il the alla pesca -il mio preferito- e tanti gustosi dolci che il nonno gli aveva portato stamattina prima di andare a pesca. Era bello stare dalla nonna, mi divertiva e nello stesso momento mi incantava con le sue vecchie storie di lei da giovane. Era così bella. Alta e i capelli lunghi biondi. I suoi occhi simili ai miei ma un po' più scuri. La mamma era come lei, solo meno simpatica e un po' più crudele. Pensando a queste immagini, un sorriso mi sfugge dalle labbra sotto lo sguardo indagatore della mamma che con un sopracciglio alzato mi fissa. Il mio sorriso scende giù, ed in un attimo ritorno più seria di prima. Poi ci sono questi momenti che inizio a sentirmi in un posto sbagliato, nel momento sbagliato, con la persona sbagliata. È troppo tardi mi accorgo che la mamma si era alzata per aiutare la nonna a ripulire la cucina messa in disordine. <<tesoro.>> mi chiama la nonna, posando la sua mano fragile sulla mia spalla. Con la tazza ancora in mano sorseggio e l'ascolto. <<potresti andare a prendere queste cose al supermercato qui vicino?>> mi chiede, passandomi un foglietto con la sua elegante scrittura. Annuisco. <<certo nonna.>> "come se sapessi dove si trova..." <<devi solo svoltare l'angolo e subito dopo lo ritrovi a pochi passi da te.>> mi sorride. Dopo aver finito il the mi alzo, e gli dico alla mamma che sto uscendo. Mi chiudo la porta dietro le mie spalle, e mi incammino verso questo famoso "angolo". Lo svolto e mi ritrovo davanti il supermercato.
"Facile Ava. Hai visto?"
Appena sono dentro, inizio a cercare fra gli scaffali. Osservo il foglietto di ciò che ha bisogno la nonna:
* sugo con basilico.
* spaghetti (presi)
* rotoli per cucina
* 2. shampoo al cocco
Ritorno nello scaffale che avevo appena superato per cercare gli spaghetti e afferro il sugo. Poi mi dirigo verso i detergenti, e per un attimo mi blocco. Con lo sguardo cerco "cocco". <<cocco. Cocco.>> ripeto a me stessa. <<dove sei?>> mi abbasso di poco sulle ginocchia per cercarlo nella parte sotto. Mi rialzo, cerco e lo trovo nella parte superiore. Mi metto sulle punte, e con le dita cerco di afferrare quello stupido shampoo al cocco. Ma solo di poco, lo sfioro. Una mano compare sopra la mia testa, e a seguire un braccio, afferra lo shampoo che dovevo prendere, ed io resto bloccata. "Oh. Cacchio". Un petto mi sfiora la schiena. La caloria si propaga dolce e calda lungo la mia spina dorsale fino a farmi percorrere brevi brividi. Quanto è il momento di voltarmi, avrei solo voluto non farlo. L'ultima persona sulla faccia della terra che avrei preferito non vedere. Con la mano ancora sospesa in aria si blocca a guardarmi. Gli arrivavo a stento al petto, e sotto il suo sguardo crudele mi guarda intensamente. Forse lo faccio anch'io, perché mi ritrovo con lo shampoo piantato al petto, e le mie mani che l'afferrano al volo prima che cada sul pavimento. Si volta, mostrandomi le sue spalle larghe e muscolose sotto una felpa grigia e una tuta dell'ennesimo colore. Ma c'è un piccolo problema. O grande, quel che sia. <<ehmm.>> balbetto goffamente. << scusa. Potresti....si potresti prendermene un altro?>> gli domando. "Dannazione. Dannazione!" Gira di poco la testa, e mi osserva. Non so se mi farà questo favore, ma dal suo sguardo penso proprio di no. Ma quando muove due passi verso di me, il pavimento sotto i miei piedi scompare. Poca distanza ci divide, e ripete la stessa azione di prima. Solo che questa volta, sono i nostri petti -quel poco che ci arrivo- che si sfiorano. Il suo sguardo resta su di me. Le sue labbra in una linea retta. Muta. Immobile. Questo ragazzo è privo di espressione. Ma ciò che dimostra è solo prepotenza. Orgoglio. Sfrontatezza. Quella che mi sbatte di nuovo sul petto, lo shampoo al cocco. Quello che nei prossimi anni, odierò. "Tutta colpa dello shampoo al cocco!" <<oh. Gra...grazie.>> gli dico prima di dargli le spalle e fuggire da lui il prima possibile. Daniel Santo. Daniel. Santo. I miei passi non sono mai stati così veloci come in questo momento. Al volo prendo i rotoli da cucina, e mentre raggiungo la cassa controllo di nuovo il pezzo di carta, accertandomi di non dimenticare nulla.
"Ava sono solo 4 cose!" Come potrei dimenticare solo quattro cose? Giusto? Stupida! Poso tutto sul nastro, e sotto le mie preghiere spero che si sbriga. Per almeno un paio di giorni spero di non vederlo mai più! E così...così...uff. Appena sono fuori sistemo la busta nel braccio e mi incammino verso casa della nonna. Ma un ruggito di marmitta mi destabilizza i piedi. Mi volto e un auto dorata mi sorpassa. Ma torna indietro. Si ferma davanti a me, e abbassa i finestrini oscurati, mostrandomi la faccia che avevo sperato di non vedere più. Ci guardiamo solo per secondi, mi sorride sfacciatamente e scompare. Tutto solo in una manciata di secondi, dove io, per l'esattezza non ho capito nulla. "Perché tutte a me?"

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