Capitolo 9. Guariscimi e feriscimi

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"Hai mai visto un fantasma?"
"Si, e aveva i suoi occhi".
Ness.



Ava

Mi sono ritrovata nell'auto di Mirko. Ad aspettarlo, mi aveva detto "resta qui, arrivo". Eppure sono già passati 23, 24, 25 minuti da quando mi ha lasciata da sola.
Mi guardo intorno, nel silenzio di una notte fonda e priva di stelle. Pure la luna si nasconde dietro qualche flebile nuvola.
Porto le mani e le braccia al busto. Sento freddo, l'auto è fredda, la notte è fredda.
Questa sera, é stata strana.
L'unica certezza che credo di avere, è che adesso forse ho un'amica. Laura mi è stata accanto, si è accertata che io fossi al sicuro stretta fra la sua mano che teneva la mia.
Ma in tutto quel caos, l'unica cosa che ha spezzato il rumore è stato il silenzio di due iridi.
Le sue iridi. Assomigliavano così tanto a quelle della mia ombra. Ma lo conoscevo.
Non si sarebbe mai fatto vedere alla luce della luna.
Si nasconde, da me.
E mi chiedevo sin dal primo momento che ho sentito la sua presenza, perché lo facesse.
Ma nel silenzio, squarcia un boato. Mi volto nella direzione del rumore soffuso. Ma oltre il buio non vedo nient'altro.
"Mirko torna da me. Subito". Mi stringo sempre di più in me stessa. Per sentirmi, o almeno ci provavo, al sicuro.
Nel parcheggio non c'era più ombra viva, in lontananza solo le luci di una città lontana. Troppo lontana da me in questo momento, e ogni tanto, qualche luce si andava addormentando nel silenzio di una notte ormai inoltrata.
Poi un'altro rumore, questa volta molto più vicino dalla vettura. Mi volto per guardare in tutte le direzioni possibili, ma dannazione. Non si vedeva nulla.
Ma qualcosa sfiora l'auto.
Ferro che graffia.
Poi il silenzio.
La mia mente vaga in altri posti, mentre resto fissa a guardare davanti a me.
Il terrore mi sovrana, ma la paura la scaccio via.
"Non avere paura Ava. Non averne".
Lui arriverà presto, e mi porterà a casa. Sana e salva.
Quando mi accorgo che delle piccole gocce cadono sul parabrezza, scivolano come gocce di rugiada.
Ci voleva solo che piovesse adesso...
Con la speranza che non aumenta la pioggia, sfioro lo stereo, e con un tocco, lo accendo.
Una dolce melodia si espande dentro il veicolo.
Faded. Di Alan Walker:

*You were the shadow to my light*
Eri l'ombra nella mia luce

*You were all in my fantasy*
Era-i tutto nella mia fantasia

......
La canzone termina. Una bellissima canzone.
E mi chiedevo anch'io "dove sei ora?"
E mi ricordavo che "eri solo immaginario".
Che "Un altro sogno. Il mostro corre selvaggio dentro di me".
E ho paura.
Resto a fissare lo stereo. Aspettando cos'altro sarebbe ben presto giunto alle mie orecchie.
Poi una melodia.
La mia canzone preferita.
Dandelions, di Ruth B:

*Maybe, it's the way you play your game*
forse è il modo in cui giochi al tuo gioco.

*When you're looking at me, I've never felt so alive and free*
Quando mi guardi, non mi sono mai sentito così vivo e libero.

Poi un rumore, un cigolio, lo sportello si apre.
Alle mie spalle il venticello mi penetra nelle ossa, mi riscuote dalla melodia. E i capelli svolazzano lievi per ricadermi sul mio petto dolcemente.
Il profumo di tabacco mi sferza il naso, e riempie l'aria.
Mi volto di poco verso il lato del guidatore. Alle mie spalle intravedo con la punta degli occhi un ombra.
Una sagoma tutta nera.
E capisco che non ho più via di fugo.
Capisco che é lui.
Resta in silenzio, solo il rumore del suo respiro infrange il silenzio. Mentre dolcemente dallo stereo esce ancora la melodia di Dandelions.
Lo sportello resta aperto, fin quando con un colpo secco lo richiude.
Adesso mi sento intrappola, ma nello stesso momento al sicuro.
Che cosa ne potevo sapere di lui? Che cosa mi avrebbe potuto fare qui, da sola, indifesa? Di me ne avrebbe fatto di tutto.
Poi un fruscio.
Una mano che mi sfiora il collo, la mia pelle fredda in contatto con la sua non é niente in confronto a lui.
Era gelido.
"E se fosse un vampiro?"
"Nah, che sciocchezze".
Resto immobile, tremolante.
Ho paura. E quando cerco di voltarmi nella sua direzione, è come se avesse intuito ciò che stavo per fare perché la sua voce mi penetra dentro.
Era più fredda della sua pelle.
Gelida. <<non osare girarti>>.
L'avrei potuto ascoltare no?
Che testarda. Volevo sapere chi fosse, che cosa volesse da me. Perché continua a tormentare la mia vita con la sua strana presenza.
Eppure mi uscì solo un sospiro rassegnato, spaventato.

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