Capitolo 26. Tocca il cielo.

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Abbi cura dei nostri pensieri.
Ness.

Ava.

L'unica goccia in grado di uccidere il cielo erano le sue lacrime. Grosse pennellate dipingeva il quadro di sangue.
Non c'era mai stato un singolo giorno in cui lei non lo pensava, stringeva i denti, e sopportava.
Il solo ricordo del suo sorriso era come vivere nell'oscurità di stelle spente. La melodia della sua voce graffia ancora la sua pelle col suo respiro. Quando le si avvicinava troppo e veniva percossa dai brividi.
Se il ricordo non era in grado di uccidere.
Sarebbe morta di lui.
Con ancora i graffi del suo amore.
E i morsi del dolore al petto. Sotto.
Dentro al cuore.

<<cosa ci facciamo qui?>>
<<ti mostro il nero>>
<<so che colore é>>
<<ma non sai a quale emozione é associato >>
<<sentiamo...ti ascolto>>
<<non devi ascoltare. Devi sentire >>
<<cosa?>>
Si sistema alle mie spalle, il suo respiro si schianta sul mio collo.
Ricordo ancora il rumore della fibbia che si sguancia. E ricordo ancora il freddo della pelle del cuoio su di me.
Il nero é pericolo.
Me la passa sul collo e stringe. Il mio fiato è sempre più corto.
Il nero é paura.
Il suo petto sbatte sulla mia schiena. La sua erezione sul mio sedere.
Il nero é eccitazione.
<<lo senti?>>
<<c-cosa?>>
<<il nero.>>
La sua mano dal mio collo scende lentamente, fino al mio ventre.
La sua lingua mi lascia scie fredde dall'orecchio a poco più giù.

Mi sveglio col cuore in gola, e di scatto apro gli occhi, perdendomi nel buio della stanza.
Col fiato corto ascolto ogni singolo rumore. Ma ciò che sento é solo la breve brezza che spinge le tende dalla finestra socchiusa, e il rumore in sottofondo dei rami col cantare di una civetta poco distante.
Tasto le lenzuola accanto a me.
Ciò che mi mette di più i brividi è il loro calore.
Sono calde.
C'è stato qualcuno accanto a me....
Mi ha toccata...?
Mi ha guardata dormire...?
Mi metto a sedere e mi guardo intorno, difficilmente posso vedere le perfette sagome di ciò che mi circonda.
Vorrei solo...
Vorrei...
Vorrei...
Ma cosa vorrei...?
Daniel mi ha praticamente sbattuta fuori dalla sua auto non appena siamo arrivati davanti casa mia, poco dopo è arrivato Mirko. Ma non l'ho guardato nemmeno. Sono andata di corsa in camera mia e mi sono rinchiusa.
Si é fidato di lui?
Mi ha davvero lasciata nelle mani di quello sconosciuto?
E se Daniel non mi avrebbe presa con se? Che fine avrei fatto?
Ho avuto paura. Ma non come quella paura che mi incollava al petto come miele dentro quell'auto con lui accanto.
E se la mia ombra l'avrebbe saputo?
Scuoto il capo...
Controllo l'ora sul display del cellulare.
Le 2:08...
Mi getto sul materasso e chiudo gli occhi.
Ripenso ai suoi occhi sotto il cappuccio.
Ripenso ai suoi occhi da dietro quella finestra.
Ripenso ai suoi occhi e mi rendo conto che somigliano a quelli di Daniel...
Sono entrambi chiari come ghiaccio.
Ma che cosa penso?
Impossibile...
Mi alzo di scatto e senza far rumore esco dalla mia stanza scalza.
Percorro il corridoio, e raggiungo gli scalini che portano al piano di sopra.
Appena sono ai suoi piedi, mi volto un ultima volta per assicurarmi che tutti stiano dormendo, infine inizio a salire lentamente quella scala...
Mi tengo stretta al corrimano come se le scale stessero per diventare delle scale mobili.
Non appena sono arrivate all'ultimo gradino butto giù un sospiro di sollievo.
Da lontano osservo quella porta socchiusa... e trattengo un respiro che non sono riuscita a buttar via.
Sollevo un piede e successivamente l'altro, fino a ritrovarmi ad un passo dalla porta, che appena spingo col palmo della mano il legno Lei scricchiola.
La stanza come sempre è immersa totalmente nel buio. Avrei bisogno di una torcia per porter vedere. Poi ripenso alla lampada sul comodino accanto ai suoi disegni. Sbadata avevo lasciato il cellulare sul mio letto.
Cerco di raggiungere il comodino nel buio, e con le mani rivolto davanti a me faccio in modo a non cadere o sbattere contro qualcosa.
Ricordo a memoria ogni singolo oggetto che si trova in questa camera meglio della mia, e non ci metto molto a trovare ciò che cercavo.
Mi inginocchio e tiro il filo che ad uno scatto fa accendere la lampada, e il bagliore giallastro con delicatezza illumina debolmente la stanza.
Ma nell'esatto momento che alzo lo sguardo, cado all'indietro dallo spavento.
Finisco col sedere sul pavimento e una mano davanti la bocca.
<<non volevo farti spaventare.>> sussurra restando di schiena col viso rivolto verso la finestra, aldilà della notte.
É ritornato a casa...?
<<cosa ci fai qui?>> balbettando mi vado sollevando dal pavimento. Ritrovandomi alzata, lui si gira di poco, sempre con il suo immancabile cappuccio nero così grande da coprirgli metà viso.
Lo odio.
Odio non poterlo vedere.
Odio non poter fare ciò che vorrei...
<<potrei farti la stessa domanda piccola.>> fa due passi verso di me, si blocca, osserva la distanza che ci divide, e decide di tagliarla tutta.
Sento il suo profumo di fumo e menta, e mi ribalta lo stomaco di piccole farfalle ribelle e traditrici.
<<cosa ci fai qui?>> mi chiede sopra le mie labbra. Sa di fresco.
Ancora più vicino....
Vorrei solo averti più vicino...
Ma lui non lo fa.
La sua mano si posa sulla mia.
La stringe così forte da farmi gemere dal dolore. E credo ne vada fiero, perché gli sfugge un sorriso.
Quanto è bello quando sorride...
Se per vederlo sorridere gli dovrei dare il mio dolore, mi farei uccidere da lui.
<<rispondimi...>> le sue labbra si spostano dalle mie e si posano delicate sul mio collo.
Baciami.
Baciami.
Fallo adesso.
Baciami e distruggimi.
Tanto resto tua per sempre.
Mi succhia il lembo di pelle e morde.
Tortura e bacia.
Lecca.
Ed io non lo fermo.
Cosa sto facendo?
Alessandro se ne è andato, ed io mi faccio fare di tutto dalla mia ombra?
Gli poso le mani sul petto.
<<fermati ti prego.>>
Ma non mi ascolta, con rudezza mi stringe la pelle fra i suoi denti, e mi esce un lamento appena accennato, che viene subito bloccato dal palmo della sua mano pure essa nascosta dai guanti di pelle nera.
<<shhh>> ci butta su il suo respiro.
<<voglio sapere chi sei. Mi sono stancata dei tuoi giochetti. Per favore...>> riesco a dirgli nonostante stia mordendo con forza ogni centimetro della mia pelle del collo. Le mie mani si aggrappano sulla sua giacca, e stringo.
Non so cosa voglio realmente. Che si sposta, o che resta su di me.
<<a me piace giocare. Adesso giochiamo ad un gioco.>> le sue labbra si allargano in un sorriso prima di ritornare davanti al mio viso.
Col capo chino, mi prende la mia mano e la posa sul suo petto. Al centro.
Sullo sterno.
<<giochiamo ad obbligo e verità. Tocca a te. Scegli. Obbligo o verità?>>
Sul serio...?
<<obbligo>> lo getto così senza neppure pensarci.
<<mordimi.>> mi passa la sua lingua sulla guancia, lasciando una scia bollente.
Non posso.
Non posso...
Ma voglio.
Voglio giocare con lui.
<<no.>>
<<é un obbligo. Fallo.>> mi afferra la nuca e mi getta il viso sul suo collo, il fumo si sente più forte.
<<non voglio.>> cerco di ritornare al mio posto, ma lui mi tiene stretta e se. Come a voler dire "questo é il tuo posto". Ed io vorrei morirci.
<<lasciami.>> la sua mano resta stretta al mio collo, le mie mani sul suo petto. E vorrei solo prenderlo a pugni.
<<lasciami andare!>> non mi molla.
E così gli sferro un morso al mento, così forte da sentirlo gemere e farmi barcollare all'indietro.
Fra le labbra sento gusto di ferro, e il gusto del suo sangue e così buono che potrei diventarne dipendente.
Mi tasto le labbra, mentre lui fa lo stesso sul suo mento.
Ma ciò che mi preoccupa è il suo sorriso sul volto.
Ho appena fatto ciò che voleva.
Indietreggio fino a spalle nel muro. E ogni mio passo all'indietro è uno suo avanti.
<<tocca a me.>> mi ricorda.
<<scegli. Obbligo o verità?>> adesso le mie spalle toccano il muro, e il suo petto tocca il mio, inclina il viso, regalandomi solo le sue labbra. Mi chiedo come fa a vedere.
<<obbligo.>>
<<vai a farti fottere.>> gli sputo sulle labbra.
Cosa mi sta succedendo... cosa mi sta facendo...?
<<mi piaci cucciola. Ma così...>> si abbassa di più lo sguardo e si sofferma sul suo cazzo fra i jeans.
Sul serio...?
<<ci vai solo a fotterti>> cerco di fuggire da lui, ma a quel punto posa entrambe le mani sul muro ai lati della mia testa, ingabbiandomi.
<<sei solo un perverso.>> non si offende mai. Ma mi sorride sempre.
Cosa c'è in lui che non va bene?
<<eppure ti piaccio così come sono. >>
Resto in silenzio.
Mi piaci.
Ma non così....
Io non sono questo.
Sono molto di più.
<<piccola. Obbligo o verità?>>
<<verità.>>
<<ti stai già bagnando?>>
<<obbligo.>>
<<bagnati per me.>>
<<lasciami! Non voglio più giocare!>> lo prendo a pugni ma lui mi blocca tenendomi per i polsi.
<<vuoi giocare ancora.>>
<<non sono il tuo burattino.>>
<<però sei mia. Va bene lo stesso?>>
Sua.
Sua.
Sua.
Io sono tua.
Ma non lo dirò mai.
Non te lo dirò mai.
<<obbligo o verità?>> gli chiedo.
Si alza mezzo labbro all'insù. A mò di sfida. Vorrei solo prendergliele a morsi.
Cristo...
<<obbligo.>>
Che sto per fare?
Dannazione.
<<baciami.>>

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