Brodo di pesce. La maledizione della D.

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Le nuvole sulla città si sono addensate all'improvviso, l'aria è pesante e non solo in senso figurato, e c'è una strana e terrificante luce verde a rischiarare quel poco di cielo visibile tra i nuvoloni neri. Sapevo che c'era qualcosa di "diverso" e il vento che si sta alzando non è assolutamente un normale evento climatico.
Non sono una sciocca, non sono avventata, non sono imprudente, so riconoscere una sconfitta -anche se fino ad ora non ne avevo avuto bisogno- e so quando è meglio fare un passo indietro. Questa è una di quelle rare volte in cui devo riporre le mie spade e rinunciare al mio lavoro, e per quanto mi sia dura da ammettere non posso uccidere Cappello di Paglia, non per qualche dubbio senso di pietà o compassione, ma perché è indubbiamente più forte della sottoscritta. Ha vinto. E io ho perso.

Non sono fortunata contro le D. Avrei dovuto capirlo già con Portgas D. Ace!

Il vento è diventato troppo forte per camminare, c'è il rischio di essere trasportati via, e l'ultima cosa che vorrei è finire in mare aperto, non che questa giornata possa andare peggio di così.

-C'è posto?- la voce di un uomo mi risveglia dai miei pensieri, non mi ero resa conto di essermi completamente persa nella mia testa, chissà per quanto sono rimasta ferma sotto questa tettoia a guardarmi le mani, mentre fuori imperversa un'anomala tempesta.

-Le tettoie non sono spazi privati...-

-Oh! My lady! Quest'umile uomo chiede perdono, non avevo notato quanto siete bella!-

-CHE?- l'uomo, che sembra essere poco più grande di me, prende la mia mano destra nel tentativo di baciarne il dorso, ma mi ritraggo immediatamente e istintivamente sfioro l'elsa di una delle due katane.

-Più siete difficile e più mi fate innamorare!-

Questa giornata può davvero peggiorare?

Decido di ignorare il biondo, per quanto fastidioso sia non posso ucciderlo solo per essere un uomo solo e disperato, anche se si rivela essere un'impresa alquanto complicata dati i suoi continui tentativi di dialogo e flirt. Oggettivamente è un bel ragazzo, dall'aspetto e dai modi di fare deve essere figlio di una qualche famiglia benestante, anche se con il bagliore dei lampi è possibile vedere lo stato pessimo in cui si trova il suo completo e il colletto della camicia azzurra che è stato strappato da qualcosa, e probabilmente la sua acqua di colonia deve il brodo di pesce di qualche mediocre ristorante, mista al classico tanfo di fumo di un fumatore incallito, dato lo sgradevole odore che emana. Non che possa io giudicarlo per il fumo, fumo da quando avevo tredici anni "per superare lo stress della mia vita" -si, bella scusa!-.

-Siete una spadaccina?- rispondo con un verso che è libero di interpretare come preferisce.

-Sapete, conosco uno spadaccino, però lui è uno stramboide-testa-d'alga, ci credete che combatte con tre spade? Mi chiedo perché nessuno lo abbia fatto desistere da questa stupida scelta di vita, voglio dire... abbiamo solo due mani, no? E a che serve avere una spada tra i denti? Chi lo capisce!- il sangue nelle mie vene deve aver smesso di scorrere. I muscoli sono rigidi. Non posso muovermi. Istintivamente, in una situazione di pericolo, la gente normale o scappa o rimane paralizzata. Ma io non sono mai rientrata nella categoria "gente normale", eppure non riesco a muovere un minuscolo muscolo, ed è ancora più strano perché non percepisco nessuno intento ostile provenire da quest'uomo.

Lo scontro con quel dannato pirata deve avermi fatta impazzire definitivamente!

-Tutto bene, tesoro?- non c'è dubbio che stesse parlando di Rononoa Zora, non esistono altri spadaccini ad usare lo stile a tre spade, e anche ad uno stupido questo dovrebbe bastare per capire che questo giovane uomo è un compagno di Cappello di Paglia. Deve essermi stata lanciata una maledizione. Non c'è altra spiegazione.

-Ora che ti guardo meglio, sei pallidissima, sembri un fantasma! Aspetta, ti do la mia giacca... Se non sei di fretta potrei cucinarti qualcosa di caldo sulla mia nav/- estraggo la spada e taglio in due la sua giacca, se non si fosse fermato, gli avrei tagliato anche il braccio. Espiro. Per qualche motivo stavo trattenendo il respiro. Prendo il cappello da terra e corro via. Da quando ho messo piede in questa dannata città di pirati è andato tutto male: mi sono scontrata con la marina, sono stata presa in giro da un ragazzino pirata, mi sono trovata nel bel mezzo di una tempesta e in una rissa tra bande pirata, non ho riscosso nemmeno un centesimo e non potrò riparare la barca.

-S-sono b-bloccata qui...- mi fermo nel bezzo di una strada, non credo di essere sicura di conoscerla, tutto sembra uguale al momento. Se riuscissi a trovare un punto di riferimento, potrei cercare di raggiungere il bar di Raoul, anche se pregare per un tetto sulla testa non rientra nelle mie attività preferite. Non mi piace non avere il controllo della situazione, mi piace ancora di meno perdere il controllo su me stessa, se vivi una vita come la mia, dopo un'infanzia come la mia, puoi contare su davvero poche cose, sulle tue abilità, sulle tue sensazioni, sui tuoi principi e poco altro, e qualcuno potrebbe pensare che sia un punto di forza avere così tanta fiducia in se stessi, ma al minimo cambiamento, al quale segue un moto impercettibile della propria persona, della propria solidità, delle proprie certezze, diventa impossibile persino credere di avere la capacità di stare in piedi. O per lo meno questo è quello che succede a me. Non ho avuto molti punti di riferimento o posti che avrei potuto chiamare casa da bambina, dopo la morte dei miei genitori anche il rapporto con Aito è diventato delicato, perciò ho imparato presto che io sarei dovuta essere la mia casa, il mio punto di riferimento, eppure ogni volta che credo di aver perso o di star perdendo il controllo sento la necessità di chiudermi in una stanza, di stare al riparo, o di essere in mezzo alla gente. È come navigare in mare: generalmente si è al sicuro sulla propria barca, con la propria ancora, spinti dalle proprie vele, seguendo la propria rotta, ma basta che cambi una corrente, che si alzi il vento o inizi una tempesta che quelle certezze diventano inutili, e invece ci sente di nuovo al sicuro nel trovare una boa o un'altra nave o la luce di un faro.
Qualcosa mi urta la spalla. O meglio, qualcosa si appoggia sulla mia spalla, è caldo, e gentile.

-Mi dispiace, devo averti spaventata. Non sono affatto un gentiluomo ah ah. Mi chiamo Sanji innanzitutto. Mi piacerebbe che tornassi sotto la tettoia. Permettimi di ripeterlo, ma non hai proprio una bella cera.- Sanji eh? Mai sentito, ed è strano per un pirata. Potrei tagliargli la mano in due secondi, non avrebbe il tempo di toglierla dalla mia spalla, ma non mi dà fastidio, anche se la sensazione di calore sulla mia pelle è strana. All'improvviso mi sento priva di forze. Non mi piace.

-AH! SANJIIIIIIIII!- una nuvola di polvere urla il nome del biondo. Una nuvola di polvere?!

-Le nuvole di polvere non parlano...-

-Eh? Hai detto qualcosa tesoro? Puoi ripetere?- qualcuno continua ad urlare il suo nome -RUFI PUOI SMETTERLA DI URLARE, STO CERCANDO DI AVERE UNA CONVERSAZIONE CIVILE CON QUESTA BELLISSIMA SIGNORINA! Dicevi, my lady?-

Ah, credo proprio che non ci sia fine al peggio.

-Scusa scusa, ci vediamo sulla nave allora, ma sbrigati! AH! MA SEI TUUU!- la polvere si dirada e una mano afferra la caviglia di Sanji. Cappello di paglia deve resistere al vento, anche se comunque non può fare a meno di lasciar allungare un braccio, mentre il biondo fa fatica a rimanere fermo.

-Ma si può sapere che cazzo fai, maledetto capitano? Vuoi farci volare via entrambi?!- lo tira su e lui si risistema il cappello di paglia che per poco non perdeva per via del vento.

-Hai già conosciuto il cuoco di bordo. Quindi hai accettato, che bello! Allora torniamo tutti alla Going Merry!- appoggia entrambe le mani sulle mie spalle.

-Accettato? Cosa?- Sanji -il cuoco della ciurma di Cappello di Paglia- ci guarda confuso.

-CHE RAGIONAMENTO È DANNAZIONE!- ho davvero urlato. Ora ho la prova di aver perso del tutto il controllo. Le sue mani trapassano la mia pelle, perde l'equilibrio e cade di faccia a terra, anche se ovviamente non si fa nulla, il naso rimbalza sulle pietre. Non capisco se stia effettivamente ragionando, non credo che lui pensi affatto ad essere sincera, ha dedotto secondo una qualche assurda logica che solo perché mi trovavo insieme al suo cuoco abbia accettato la sua folle proposta di entrare nella sua ciurma, nonostante abbia cercato di decapitarlo più volte e più volte ribadito il mio odio per tutti i pirati.

E ALLORA PER QUALE CAZZO DI RAGIONE MI RITROVO SU QUESTA NAVE PIRATA?!

Io non sono un pirata! (One piece x OC) SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora