5. Drink

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(Ashley)

Sono dispiaciuta per essermi comportata in quel modo con Armin, avrei dovuto sedermi su Jean, così non sarebbe stato imbarazzante.

Questi pensieri mi abbandonano velocemente perché in lontananza possiamo notare una villetta gremita di gente che si diverte. La musica risuona anche nella nostra macchina come se provenisse dalla radio, ma quando scendiamo dall'auto la sentiamo ancora più forte da farci quasi male alle orecchie.

Eren è preoccupato, mentre Sasha urla a squarciagola che ci divertiremo un sacco. Da fuori si vede la piscina che è piena di gente, peccato che io non abbia portato il costume. Il cancello del giardino è aperto e noi lo oltrepassiamo venendo accolti dall'erba appena tagliata e ben curata. Fuori ci sono degli invitati che fumano o che semplicemente vorrebbero prendere un po' d'aria fresca, ci sarebbero anche delle persone che vomitano se solo non fosse così presto.
Oltre alle casse musicali in sottofondo si sentono le urla e le risate delle persone che si stanno svagando.

Sasha mi prende a braccetto con Connie di fianco ed io mi volto a guardare l'espressione degli altri: Marco è apparentemente sereno, come sempre, che cerca di tirare su il morale a un Jean che tiene il broncio; Eren si guarda in torno atterrito mentre mormora qualcosa ad un Armin che non gli sta prestando attenzione perché è intendo a fissare... Me!? Non mi ero accorta che mi stesse tenendo d'occhio.
Mi giro di scatto guardando la porta della casa che si apre sotto il tocco di Connie che ci lascia passare come un gentiluomo:
«Prima le signore, o dovrei dire signorine!»
Io e la mia amica non c'è lo facciamo ripetere due volte ed entriamo in quella gigantesca dimora.
Il resto del gruppo si affretta a raggiungerci.

Le persone non smettono di muoversi per la casa: chi deve prendere da bere, chi si scatena, chi si affretta a prendere posto sui divanetti, chi esce ed entra da casa.

A proposito di divanetti: ce ne sono alcuni liberi, li indico a Sasha che corre come una furia per raggiungerli. La mia amica farebbe di tutto per dei comodi divanetti, tanto che spinge le persone per farsi spazio rischiando di far cadere i bicchieri in mano agli invitati che la mandano a quel paese.
Sasha prende posto e ringhia a chi tenta di avvicinarsi alla sua nuova conquista. Io mi siedo su un divanetto libero e aspetto per vedere chi si vuole accomodare accanto a me. Ho di fronte Sasha, Connie e Jean. Così Marco mi si siede accanto. Armin per non lasciare da solo Eren ne occupa uno vicino insieme a lui.

«Chi fa rifornimento di alcol?» Marco si sta per proporre quando lo blocco: «Non è giusto, ti offri sempre tutte le volte! Questa volta vado io al tuo posto.» Marco tenta di protestare, ma poi mi ringrazia battuto. Anche Jean si propone a darmi una mano e io non posso che esserne lieta, ma anche sorpresa dal fatto che sembrava non volesse più rivolgermi la parola da quello che era successo macchina. In quel momento Armin si alza in piedi e si rende disponibile a darci una mano.

Prendiamo le ordinazioni di tutti quando rimaniamo a fissare male Eren e Armin che vorrebbero semplicemente un analcolico. A Connie scappa una risatina: «Ragazzi, non siamo mica ad un apericena». Io li guardo cercando di influenzarli di prendere qualcosa di un po' più forte, così si arrendono davanti alle mie proteste.
La loro scelta viene accompagnata da un grosso applauso da parte del gruppo. Dopo qualche battutina decidiamo di avvicinarsi verso il bar. Nessuno dei due tenta di iniziare una conversazione, così mi avvio vicino a Jean:

«Mi dispiace per quello che è successo, non volevo farti arrabbiare».

Jean per farsi sentire deve avvicinarsi ancora di più:
«No, è colpa mia, non avrei dovuto dire quelle cose... Tu sai che non dicevo sul serio vero?» poi aggiunge:

«Una più bella di te non può esserci»

Se non fosse per la luce sommersa potrei giurare di aver visto le guance di Jean prendere colorito, ma forse è solo una mia illusione, anche se la sua voce tremava leggermente.
Non era mai successo che Jean ostentasse la sua insicurezza soprattutto davanti ad una ragazza, così per ringraziarlo mi sporgo per dargli un bacio sulla guancia e mi rendo conto che scotta terribilmente. Per un momento temo che possa avere la febbre quando mi ricordo che è colpa del rossore causato dall'imbarazzo. Credo che sia così tenero in questo momento che non posso non lasciargli un buffetto sulla sua guanciotta.

In tutta risponda mi sorride per poi mostrarmi quel suo solito ghigno malizioso quando passa il suo sguardo sul mio corpo.
Nei suoi occhi noto che si è appena accesa una scintilla, una fiamma che aspetta si essere incendiata, ma io scuoto la testa come si fa ad un bambino che ha mangiato troppi dolci.

Jean fa finta di tenermi il broncio e mi oltrepassa, così posso notare che Armin non mi ha staccato gli occhi neanche per un secondo.
Indispettita mi avvicino e gli dico:

«Perchè continui a fissarmi?
Vuoi che io mi senta in colpa per quello che è successo in macchina?!» mi ritrovo ad urlare per fargli capire cosa voglio comunicargli e lui rimane sbigottito.

«No, non è per quello... Tu... Fai finta che non sia successo niente, ok?»

Non so perché me lo dica, forse non vuole che io sappia che mi sta tenendo d'occhio per vedere come reagisco all'accaduto in macchina? Forse vuole sapere che effetto esercita su di me? Decido si stare a gioco e di vedere quale sarà la sua prossima mossa.

Arrivati al bancone degli alcolici troviamo stranamente un ragazzo che si occupa di preparare i drink, così gli lasciamo le prenotazioni.
Una volta pronto il mio passion fruit Martini lo prendo in mano.

Nello stesso istante in cui mi volto trovo accanto a me la ragione per cui sono venuta a questa festa, ma che mi ero anche totalmente scordata:
Floch.

Mi faccio coraggio e dopo un lungo sorso del cocktail gli rivolgo la parola:

«Ciao Floch, complimenti per la bellissima casa.»

Questa è la prima cosa che mi è venuta in mente da dire, ma evidentemente sono riuscita a cogliere la sua attenzione.
Mi rivolge un sorriso e nell'istante in cui si sofferma sulla scollatura si lecca le labbra.

«Se vuoi più tardi posso farti fare un giro» ammicca facendomi l'occhiolino.
Ridacchio per non sentirmi in imbarazzo a causa della sua proposta piuttosto diretta.

«Come ti chiami, bellezza?»

Vorrei sprofondare, davvero non si ricorda assolutamente di me?
«Sono Ashley, non ti ricordi?»

Lui cerca di rammentare, ma scuote la testa:
«Mi dispiace, non mi ricordo perché ormai incontro molte ragazze come te.
Comunque qualsiasi cosa abbiamo fatto in passato sono sicuro che sia stato molto divertente, vogliamo recuperare?»

Mi gira un po' la testa, non posso crederci che il ragazzo per cui avevo una cotta mi abbia definita "una delle tante" più precisamente utilizzando le seguenti parole: "ragazze come te".

Questo essere è un mostro e sono scioccata dal fatto che mi pizzichino gli occhi, io non piango mai per queste sciocchezze.

Per cercare di cacciare le lacrime mi guardo intorno: vedo che ci sono i suoi amici che mi guardano con desiderio, come se fossi solo un giocattolo per bambini prepotenti.

La goccia che fa traboccare il vaso è proprio quando Floch cerca di accarezzarmi il braccio.

Non mi accorgo che qualcosa si è frantumato e non sto di certo parlando del mio cuore, ma del bicchiere che poco fa stavo tenendo in mano.
Si è spaccato in mille pezzi senza accorgermene e il liquido che conteneva si è riversato tutto sul pavimento.

Jean scatta dalla rabbia e afferra Floch strattonandolo per il colletto della maglia firmata ringhiando qualcosa che mi arriva ovattato all'orecchio.

Mi sento stordita e infine mi lascio cullare dalle braccia calde di Armin che mi hanno afferrata prima che cadessi e facessi la stessa fine del bicchiere.

~

Un altro capitolo concluso.
Grazie mille per averlo letto👍

La serata è appena iniziata...

S.A.

More than you can believe -Armin Arlert x oc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora