CAPITOLO 17

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Una fiumana di persone era già accalcata di fronte all'ingresso in attesa di entrare e il chiacchiericcio continuo riempiva in modo quasi assordante il silenzio di quel tardo pomeriggio. Molti erano assiepati intorno alla statua della Vergine con lo scettro della Dalmazia posta alla sommità dell'alto pilo, un cilindro in pietra d'Istria ornato da otto teste di uomini barbuti al centro della piazza.

Payne si guardò intorno.

Non conosceva nessuno in particolare, o almeno così gli sembrò a una prima occhiata. Margot invece pareva più a suo agio e lui la vide che stava intrattenendo una fitta conversazione con una donna di mezza età dai corti capelli grigi.

Si portò a ridosso del loggiato sinistro, accanto alla piazzetta dell'Esedra, là dove aveva notato non esserci nessuno. Prese il cellulare dalla tasca e, facendo finta di telefonare, azionò il software di criptaggio attivando anche l'auricolare.

«Sono Martin Payne, mi sente?» sussurrò piano osservando l'ingresso e attendendo la risposta. Udì una leggera scarica elettrica nell'orecchio poi un «forte e chiaro Payne. Màrcia Santos, quando vuole io sono pronta.»

Passato l'attimo di sbigottimento per la voce femminile all'altro capo della linea le rispose. «Bene, allora si colleghi adesso.»

«Il segnale sta arrivando, solo un secondo... fatto. Vedo il suo software.»

Payne sorrise. Forse, dopotutto, Margot aveva avuto ragione quando gli aveva detto che non ci sarebbero stati problemi. «Perfetto, Màrcia, allora si tenga pronta, stiamo per entrare. Quando riceverà il mio segnale, attivi la ricezione della videocamera e prenda le misure, poi spenga tutto e riattivi dopo due minuti esatti. Chiaro?»

«È lei il capo, Payne. Quanto dovrò attendere?»

«Il tempo di farmi un'idea precisa degli interni e di dare sostegno alla mia copertura. Un'ora, non penso di più. Appena cala la sera mi farò vivo.»

«Mi saluti Margot nel frattempo ...»

Lui annuì anche se lei non poteva vederlo, poi chiuse la chiamata e mise il cellulare in tasca facendo ritorno al centro della piazzetta.

***

«Ah eccola!» fece Margot con un sorriso tirato avvicinandosi a lui. «Le volevo presentare l'ambasciatore francese di stanza in Italia» continuò poi indicando la donna alta al suo fianco.

«Adèle Dupont» si presentò lei stringendogli la mano. «Margot mi ha appena detto che è un insegnante d'arte alla Ecole du Louvre.»

Payne alzò le spalle.

«C'est magnifique. Anche io ho studiato in quello storico edificio, molto tempo fa...» scosse la testa poi riprese. «Payne... Payne...» sussurrò pensierosa. «Parente per caso di Elliot Payne?»

«Figlio, per la precisione» rispose lui affrettandosi poi a cambiare argomento «e mi dica cosa ne pensa del galà di questa sera?»

«Oh, credo che sarà entusiasmante, mister Payne. Le opere esposte, a quanto pare, sono una vera sorpresa, almeno così mi è stato detto, ma lo vedrà con i suoi occhi. In compenso questa villa è davvero unica e non mi stanco mai di visitarla. Giusto un attimo prima che Margot ci presentasse, stavamo discutendo della particolare facciata della Prioria, il cui nome...»

«Deriva da casa del priore» finì per lei Payne «almeno secondo una simbologia conventuale che pare si ritrovi in molte parti del Vittoriale» sussurrò con un sorriso. «Conosco bene la storia del complesso, in effetti.»

«Naturellement» commentò Dupont gettando un'occhiata divertita a Margot che le strizzò l'occhio.

«Però forse quello che non sa» riprese Payne cercando di catturare la sua attenzione «è che la casa originale venne espropriata al critico d'arte tedesco Henry Thode nel 1920 assieme a tutta la sua collezione. Molti di quei quadri si trovano ancora oggi fra le sue stanze, se si ha la pazienza di cercarli.»

L'ISOLA DEI MORTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora