CAPITOLO 11

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Amburgo

Centro di Ricerca D.E.S.Y.

11

Le porte dell'ascensore si aprirono e Karen Dietrich uscì per prima nell'atrio, seguita da Karl Wagner.

«Da questa parte» fece poi guidando il Ministro verso la sala controllo del D.E.S.Y. Posizionata al centro del piano più alto dello strano edificio a forma di astronave costruito lungo il perimetro del campus, la Energy Control Room altro non era che un'enorme stanzone openspace ricolmo di computer e schermi LCD ad altissima risoluzione tutti collegati tramite chilometri di cavi incassati nelle pareti e nel terreno ai tre enormi acceleratori di particelle costruiti all'interno dell'immensa area dell'Istituto. Il D.E.S.Y. acronimo per Deutsches Elektronen-Synchrotron, era difatti il più importante ente di ricerca di tutta la Germania nonché uno dei maggiori centri di acceleratori di particelle di tutto il mondo, secondo solo al CERN di Ginevra.

«Abbiamo tre obiettivi fondamentali qui ad Amburgo» stava intanto spiegando la dottoressa Dietrich «lo sviluppo e l'implementazione di acceleratori sempre più potenti, la ricerca sulle proprietà fondamentali della materia e delle forze nell'ambito della fisica delle particelle e, come ultimo» fece il numero tre sulla mano «lo studio dei poteri dei fotoni e delle radiazioni laser applicato alla fisica, alla chimica, alla biologia e persino alla medicina.»

«Si, ho letto diversi articoli sui vostri studi» fece Karl per niente impressionato dalle parole di Karen «e so che sono alquanto innovativi quindi la cosa non può che farmi piacere. Come lei sa sono un fervente nazionalista e ho sempre sostenuto la necessità per una Nazione come la nostra di mantenere la superiorità tecnologica rispetto agli altri Paesi. Nel vostro caso» aggiunse quasi punzecchiandola «questo sforzo spiegherebbe anche come mai il budget annuale del centro ammonta a quasi centosettanta milioni di euro, di cui, se non erro, quasi centocinquanta destinati qui, al centro di Amburgo. Tutto considerato si tratta di una cifra considerevole per la ricerca, non trova anche lei?»

Karen non si fece cogliere impreparata. «Non più di tanto, ministro, mi creda» gli rispose con un'alzata di spalle. «Lei meglio di chiunque altro dovrebbe sapere quanto siano importanti le sovvenzioni in una struttura improntata alla ricerca continua in settori di nicchia.»

«Vero, ma io sono una persona assai curiosa per natura e certi particolari necessitano di attente valutazioni, se intende quello che voglio dire.»

«Assolutamente. Per questo vorrei farle vedere come lavoriamo» gli rispose lei indicandogli un lungo corridoio in fondo al quale si trovava una porta massiccia completamente bianca. «Venga, l'ECR si trova laggiù. Vedrà con i suoi occhi quello di cui le stavo parlando.»

«Come desidera. Nel frattempo, mi stavo domandando, perdoni la mia sfacciataggine, da dove provengono tutti questi fondi...»

«Si figuri» fece lei con un sorriso guidandolo verso l'ingresso della sala «non c'è nulla di occulto, anzi, per noi è importante rendere la cosa pubblica. Non abbiamo segreti, qui al D.E.S.Y.» sorrise. «Il novanta per cento proviene dal Ministero federale dell'Istruzione e della Ricerca» spiegò subito dopo «mentre il restante dieci direttamente dalla città di Amburgo.» Fece una leggera pausa poi si voltò verso di lui con un'espressione tesa dipinta sul volto. «Se un giorno il governo dovesse cambiare idea in proposito» gli sussurrò con fare alquanto nervoso «capisce bene che per noi sarebbe proprio un bel guaio...»

Le sue non erano parole dette a caso. Sapeva bene che Karl Wagner era un politico influente, membro attivo del Bundestag nonché favorito alla carica di nuovo Cancelliere e quella visita poteva tornarle utile sotto molti aspetti.

Lui però lasciò cadere l'argomento smorzando sul nascere tutto il suo entusiasmo. «Mi parli degli studi sulla macroanalisi di fluorescenza a raggi X» le chiese quasi come se fosse un velato ordine. «Se non le dispiace vorrei saperne di più sulla tecnica usata per verificare l'autenticità dei quadri.»

Anche se fu infastidita da quel brusco cambiamento di rotta, Karen non lo diede a vedere. «Certo che no» gli rispose forzatamente aprendo la porta blindata tramite la digitazione di un codice numerico sul tastierino metallico apposto sulla parete a fianco. «Da questa parte» aggiunse poi «si accomodi pure così potrò spiegarmi meglio.»

Entrarono. L'aria all'interno era leggermente secca, ma non faceva caldo. La temperatura e l'umidità erano tenute costantemente sotto controllo da un paio di enormi condizionatori gestiti dal sistema centrale del campus collegato a diversi sensori sparsi per la sala. Intorno si percepiva un leggero ronzio unito a un vago sentore di alcool e formaldeide.

«Il MA-XRF» iniziò a spiegare Karen prendendo posto accanto a un monitor e indicando una sedia al suo ospite «è un metodo relativamente nuovo che si basa sullo studio della fluorescenza specifica emessa dai diversi pigmenti usati nella pittura una volta che questi vengono sottoposti alle sollecitazioni dei raggi X. In pratica, esaminando le particolarità evidenziate dall'analisi siamo in grado di determinare non solo la composizione chimica della superficie, ma anche e soprattutto quella degli strati sottostanti. Attraverso la scansione di tutto il dipinto con un fascio potente di raggi possiamo visualizzare un eventuale immagine sottostante ricoperta dai colori del quadro finale.»

«E funziona sempre?» le domandò Wagner.

Karen sorrise. «Di solito sì. Anche se ho usato dei paroloni è un procedimento abbastanza semplice per noi. Detto più semplicemente quello che facciamo qui è solo eccitare alla fluorescenza elementi chimici come il calcio, il ferro, il mercurio e il piombo in modo che ci permettano di vedere l'invisibile. Gli studi effettuati hanno dimostrato che la macroanalisi a fluorescenza di raggi X mette in luce i tratti della pittura nascosta molto meglio rispetto a tutti i metodi utilizzati in precedenza.»

«E possiamo vedere il risultato su questi monitor?» fece Wagner indicando i sette che aveva di fronte.

«Esatto. Sono tutti collegati al nostro sincrotrone, l'acceleratore di particelle circolare che abbiamo costruito negli ultimi quattro anni. Lo usiamo per altri scopi, in realtà, ma lavorandoci ogni giorno ci siamo accorti che alcune sue funzioni sono risultate utili anche per obiettivi come il suo» armeggiò un attimo con il computer poi tornò a guardare Wagner. «Si stupirebbe se le dicessi quanti musei nell'ultimo anno hanno fatto ricorso ai nostri laboratori per accertare l'autenticità di quadri famosi o di dipinti creduti perduti e poi riapparsi.»

Lui annuì gettando una rapida occhiata allo schermo su cui era visualizzata una sezione del sincrotrone.

Karen se ne accorse e si affrettò a spiegargli: «in questo acceleratore il campo magnetico necessario per curvare la traiettoria delle particelle e il campo elettrico variabile che invece le accelera sono sincronizzati, per questo si chiama sincrotrone. È una tecnica ormai collaudata che permette di creare un campo di radiazione elettromagnetica che penetra fin sotto la superficie. In pratica la potenza del raggio oltrepassa lo strato superficiale arrivando in profondità e illuminando ciò che eventualmente si trova là sotto.»

«Molto interessante, ma da quel che capisco mi pare si tratti di una tecnologia alquanto dispendiosa. Mi chiedevo» la fissò negli occhi intensamente «se per caso non esistesse anche qualcosa di simile, ma, come dire, trasportabile e decisamente più economico.»

«Certo che sì» annuì la dottoressa. «Noi del D.E.S.Y., ma non siamo i soli, abbiamo compiuto progressi significativi in quella direzione e posso dirle con certezza che oggi è del tutto possibile ricreare la tecnologia a raggi X necessaria a penetrare gli strati di un dipinto anche all'interno di un laser portatile. Ovviamente le indagini che facciamo qui sono molto più accurate...» si affrettò ad aggiungere.

«Chiaro» le rispose lui con sguardo assente gettando invece un'occhiata all'orologio, la mente parzialmente rivolta ai due agenti che aveva mandato ad Aumühle alla villa di Ernst Dönitz. «Era ciò che volevo sentire, grazie» le rispose poi tornando a fissarla.

A Karen non era però sfuggita l'impazienza nei suoi occhi per cui si affrettò ad aggiungere «non voglio farle perdere altro tempo, Ministro. Se per lei va bene, noi siamo pronti per l'analisi»

«Perfetto, allora procediamo.» 

L'ISOLA DEI MORTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora