CAPITOLO 52

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«Da questa parte» fece Margot una volta rientrata nell'atrio del palazzo guidando Astrid e Payne diretta verso le scale di pietra.

«Dovremo scendere per un bel po'» aggiunse poi con una certa inquietudine nella voce. «Vi consiglio di tapparvi il naso. Non è certo il Grand Hotel, ma una volta in fondo vedrete che ne varrà la pena.»

Gli altri annuirono imboccando i primi gradini semibui mentre Margot accendeva la torcia datale da Bonnet.

Dopo la prima rampa vennero aggrediti dal puzzo di umido e dal tanfo di chiuso e sporcizia mentre il palazzo si chiudeva sopra di loro.

«Non si respira qua sotto» fu il laconico commento di Martin prima di seguire il consiglio di Margot e coprirsi la bocca e le narici con la manica della giacca. «Avrei fatto molto meglio a rimanere a Parigi.»

«Così però ti saresti perso una scoperta eccezionale» lo rimbeccò Margot consapevole di aver stuzzicato la sua curiosità. «Dopo tutto quello che abbiamo passato per arrivare fino a qui...»

Lui scosse la testa preferendo non aprire bocca, anche se lei aveva ragione, troppo concentrato sull'aria mefitica, sul buio intorno e sullo squittire continuo e fastidioso dei topi.

«Hai saputo nulla di Wagner?» chiese a un tratto Margot rivolta ad Astrid cercando di dirottare la loro attenzione su qualcosa di meno macabro.

«Ti risparmio i particolari della chiamata, è stato disgustoso. In ogni caso sono più che sicura che lo vedremo arrivare molto presto. La sua sete di vendetta e di predominio non ha uguali. Non appena saprà che siamo in viaggio per la Slesia monterà sul primo volo.»

«E noi lo aspetteremo. Abbiamo il fattore sorpresa e in più Bonnet ci avvertirà di qualunque movimento all'esterno. Siamo preparati, ma a scanso di equivoci, abbiamo predisposto anche un'eventuale via di fuga, nel caso le cose si mettessero al peggio.»

Intanto erano sbucati nella prima sala, quella con il soffitto basso.

«Dimmi che non prosegue ancora in questo modo» commentò Martin con un colpo di tosse. «E' uno dei posti peggiori in cui mi sono trovato...»

«Per di qua» gli rispose invece Margot troncando la discussione e indicando il corridoio davanti a loro che si estendeva nelle viscere della terra. «Ci vorrà ancora un po'. Dovete avere pazienza.»

«Di bene in meglio.»

Avanzarono in silenzio per i successivi dieci minuti, in leggera discesa, fino a quando non sbucarono nella sala con le tre enormi colonne a sostegno della volta.

Il soffitto più alto dava l'idea di un'aria migliore.

Margot puntò la torcia verso la scaletta di pietra sulla destra e guidò i compagni in quella direzione fino a quando non oltrepassarono il cancello di ferro posto alla fine. Illuminò la targhetta con la scritta RIESE e poi fece loro strada per quello che avevano soprannominato il centro della stella, imboccando subito dopo il lungo corridoio sulla destra che scendeva fino al livello sottostante.

«Prima hai parlato di rinforzi» disse rompendo di nuovo il silenzio Margot rivolta all'amica.

«Sì. Ho pensato che una squadra dell'UNESCO avrebbe destato meno sospetti nella popolazione locale. Se davvero hai trovato le casse di Hitler ci vorrà parecchio tempo per portarle tutte fuori di qui per non parlere dei mezzi necessari. Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile, oltre alla copertura necessaria per ciò che abbiamo intenzione di fare. Lo stesso Wagner non verrà impreparato...»

«E per la stampa?»

«Copriremo le domande come al solito, almeno per un primo momento. Poi decideremo il da farsi.»

«Dovremmo usare il vecchio tunnel dei nazisti...» fece Martin entrando nella discussione e riferendosi al problema dell'estrazione delle casse.

«Senza dubbio. Ci siamo passati prima, quando abbiamo imboccato il cunicolo di destra. Era quello dalla parte opposta, in leggera salita.»

«Hai detto che lo avete esplorato fino alla grata, giusto?» fece Astrid pensierosa. «Dove sbuca esattamente?»

«Pensiamo da qualche parte sul retro del palazzo, ma non ne siamo sicuri. Troppa vegetazione per rendersi conto della posizione.»

«Ed è tenuto bene? Voglio dire potremmo farci passare dei camion?»

«Assolutamente. Il pavimento è un po' sconnesso, ma niente che impedisco ai mezzi di transitare. Tra l'altro Bonnet si è assicurato un modo per far saltare la grata, quando serve, quindi, da quel punto di vista siamo a cavallo.»

«La via di fuga di cui parlavi prima, immagino» concluse Payne tossendo. «Cavolo, ma non si respira proprio qua sotto. Quanto diavolo manca ancora?»

«Ci siamo quasi. Un altro paio di curve e arriveremo al muro crollato. Oltre si trova la prima stanza.»

«Non vedo l'ora» bofonchiò Martin osservando con un certo timore le grigie pareti intorno a sé. Il pensiero di essere in trappola, diversi metri sottoterra, non lo aveva mai lasciato.

Andarono comunque avanti per altri cinque minuti fino a quando si arrestarono di fronte alla porzione di parete che Bonnet aveva fatto esplodere.

«Ci siamo».

Margot diede un'occhiata all'orologio. Erano là sotto da quasi trenta minuti e già cominciavano a sentire nuovamente la mancanza d'aria. «Forza» disse stringendo i denti e oltrepassando i detriti del muro, «vediamo di dare un'occhiata alle prime casse.»

Astrid la seguì subito dopo mentre Martin chiudeva la fila mezzo metro indietro.

«Non abbiamo avuto il tempo di esaminarla» disse ancora Margot facendo un passo in avanti «e speravo di...» ma non riuscì a finire la frase.

Un boato cupo rimbombò fra le pareti di pietra facendo vibrare il pavimento e l'intera volta sopra le loro teste. Polvere e pietre volarono da ogni parte quasi il soffitto si volesse sgretolare ferendoli al volto e alle spalle mentre l'intera grotta tremava sotto la potente scossa. L'onda d'urto causata dall'esplosione si propagò con rapidità fin oltre i cunicoli sotterranei scaraventandoli a terra come burattini nelle mani di un gigante, poco prima che una nube di vapore, caldo come le fiamme dell'inferno, li investisse con la violenza del suo carico di morte.

L'ISOLA DEI MORTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora