CAPITOLO 46

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Castello di Wewelsburg

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Karl Wagner era più che soddisfatto. Ogni cosa stava procedendo per il verso giusto e molto presto non solo si sarebbe sbarazzato di Astrid Legrand e Margot LaBouche, ma avrebbe anche preso possesso dell'eredità nascosta da Hitler.

La Germania era finalmente nelle sue mani e grazie alla recente carica di Cancelliere aveva adesso la possibilità di cominciare a gettare le basi per la costituzione del quarto Reich.

Forse in molti lo avrebbe osteggiato, certo, ma non era un grosso problema, sapeva bene come gestire le opposizioni. La stragrande maggioranza era sicuro che lo avrebbe osannato e una volta poi che le centinaia di casse con le opere d'arte sarebbero state al sicuro nel suo castello, più nulla lo avrebbe fermato.

Era ancora immerso in quei felici pensieri quando la suoneria del cellulare lo strappò alle sue riflessioni. Non appena riconobbe il numero, un diabolico sorriso gli increspò le labbra.

Rispose.

«Sono appena arrivato all'albergo» disse Hans con un tono di voce calmo alludendo al palazzo di Minkowskie.

«Gli ospiti?» fece lui continuando con quella pantomima nonostante la linea fosse più che sicura.

«In ritardo, ma credo che ormai non manchi molto al loro arrivo.»

«Bene, ricordati di accoglierli come si conviene.»

«Farò quanto necessario, anzi approfitterò di questo leggero contrattempo per organizzarmi al meglio. A tal proposito credo che uno sguardo all'ingresso sia doveroso, non vorrei ritrovarmi con qualche brutta sorpresa.»

«Sono d'accordo, ma sta' attento a non scoprire troppo le carte. Sai che ci tengo a fare una bella impressione con i nostri amici.»

«Farò come abbiamo concordato.»

«Bene e avvertimi di qualunque intoppo.»

«Certamente.»

Karl riattaccò.

Perfetto!

Si mise a sedere alla scrivania cercando di immaginarsi la scena. Hans aveva seguito alla lettera le sue istruzioni ed era giunto all'ex bordello con largo anticipo. In tal modo avrebbe avuto il tempo di esplorare il sito per verificare che l'ingresso alle cave fosse ancora individuabile, e magari anche di selezionare il punto migliore da cui spiare Margot e il suo scagnozzo.

In quanto a Payne, nessun problema. Le sue fonti gli avevano riferito che era tornato all'Università di Parigi, ma lui era più che sicuro che quella mossa fosse solo un banale diversivo ordito da Legrand per confonderlo. L'ulteriore riprova che il piano ordito da Scholz a Villa Senar aveva dato i suoi frutti.

Nessuno alla HORUS sembrava infatti sospettare che il suo Cavaliere fosse già in Slesia, e, se interpretava bene come ragionavano in quell'agenzia, tra non molto avrebbe probabilmente ricevuto una chiamata da Astrid.

Lei sapeva benissimo che il burattinaio che tirava le fila di quella storia era proprio lui, ma non aveva prove a sufficienza per incastrarlo, per cui avrebbe fatto di tutto pur di spingerlo a seguirla in Slesia, convinta che laggiù, nel buio dei tunnel sotterranei, avrebbe avuto la sua rivincita.

Ma si sbagliava di grosso.

Rassicurato da simili riflessioni si versò un bicchiere di whiskey assaporando il forte sapore di quella bevanda. Non aveva ancora finito di berlo del tutto che l'interfono squillò strappandolo nuovamente ai suoi pensieri.

«La signora Astrid Legrand sulla linea ufficiale chiede di lei» gli disse la voce della segretaria.

Toh, lupus in fabula.

L'ISOLA DEI MORTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora