11.

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jisung fece un lungo sospiro.

"non ho nulla da dirti" rispose cercando di suonare indifferente, facendo notare però quella punta di ansia nel suo tono di voce.

dopodiché fece un movimento brusco con il braccio, riuscendo a sfuggire dalla presa di minho.

quest'ultimo, però, gli si parò davanti alla velocità della luce.

jisung voltò la testa verso destra, guardando dappertutto ma mai nei suoi occhi.

"aspettami qua" disse il moro, per poi uscire dallo spogliatoio.

per quanto jisung non avrebbe voluto ascoltarlo e sarebbe voluto uscire da lì, il suo corpo glielo impedì. aveva come i piedi incollati al pavimento. 

desiderava tanto continuare a stare in compagnia del maggiore invece di ignorarlo, ma sapeva che non era facile se continuava a provare quei sentimenti nei suoi confronti.

quest'ultimo, nel frattempo, aveva raggiunto il suo insegnante, nel bel mezzo di quell'immenso campo, con tutti i suoi studenti di fronte a lui.

"oh, finalmente è arrivato anche lee! su andiamo ragazzi" disse l'uomo non appena vide minho avvicinarsi, ma quest'ultimo iniziò a parlare, facendo così fermare i passi dell'insegnante.

"signor kim, in realtà sono venuto qui per dirle che voi potete pure andare, io vi raggiungo fra poco insieme ad han dell'altra classe" disse.

"perché? è successo qualcosa al signorino han per caso?" gli chiese il maggiore voltandosi completamente verso il moro, accigliato.

"beh, diciamo che ha un piccolo problemino in bagno" rispose sussurrando per non farsi sentire dagli altri, non voleva mettere jisung in imbarazzo con la sua bugia.

"ed essendo l'unico rimasto insieme a lui negli spogliatoi gli ho detto che lo avrei aspettato" continuò poi.

"oh, beh capisco. allora avviso anche la sua insegnante, e noi intanto andiamo. vi aspettiamo a scuola allora. a tra poco" disse l'adulto iniziando poi a dirigersi verso la donna, insegnante della classe di jisung.

"certo, a tra poco" rispose minho, comunque non sicuro che il signor kim lo avesse sentito.

così tornò negli spogliatoi, chiudendosi la porta alle spalle.

a dirla tutta, era sorpreso nel vedere jisung che era rimasto lì in piedi ad aspettarlo.

non appena minho rientrò, il minore gli lanciò un'occhiata fugace, portando poi lo sguardo in un punto indefinito dello stanzino.

il maggiore gli si avvicinò, non osando però toccarlo.

"che hai fatto là fuori?" chiese jisung, precedendo il moro da qualunque cosa gli stesse per dire.

"mi sono inventato una scusa e ho detto al mio prof che li avremmo raggiunti tra poco. non preoccuparti, ha avvisato anche la tua insegnante"

"e perché l'hai fatto? ti ho già detto che non ho nulla da dirti" replicò il minore mettendosi a braccia conserte, ostinandosi però a non guardare minho.

"perché mi stai ignorando?" chiese diretto quest'ultimo.

silenzio.

"jisung, ascoltami, se c'entra quello che è successo a casa di seungcheol, quella sera alla festa, sta tranquillo che non lo dirò a nessuno, hai la mia parola. e se proprio te ne sei pentito così tanto allora posso anche far finta che non sia successo nulla, veramente, per me non è un problema" disse d'un tratto minho, non riuscendo più a sopportare i continui ignoramenti che il minore gli aveva riservato in quegli ultimi giorni.

"non me ne sono pentito minho" rispose jisung, non volendo già più continuare quella conversazione.

"ho fatto qualcosa di sbagliato allora? ti ha dato fastidio quando ti toccavo? ti ha dato fastidio il fatto che io mi sia subito preso così tanta confidenza con te? o è perché credevo che tu volessi frequentarmi? tranquillo, so che non è così, quindi possiamo anche essere solo semplici amici, davvero, e se ti dà fastidio smetterò di toccarti"

"non è per quello" rispose di nuovo jisung.

"e allora cosa? veramente, jisung, non so più cosa farmi venire in mente a questo punto. ti prego, dimmelo" lo supplicò minho, esasperato.

"io... è che..." balbettò il minore.

minho lo guardava con un'espressione come ad incitarlo a dirgli di più, voleva sapere perché il minore si ostentava ad ignorarlo, ed eventualmente poi risolvere tutto.

"è che ho paura" rispose rassegnato jisung, degnando finalmente il maggiore del suo sguardo.

"e di cosa hai paura?" chiese leggermente confuso quest'ultimo.

"paura che tu ti stia solo prendendo gioco di me, paura che io per te sia soltanto uno come tutti, paura che mi userai, paura che mi illuderai, paura che mi ferirai, paura che mi abbandonerai! ho troppa paura minho" sbottò il minore, sciogliendo le braccia da quell'incrocio che si era creato tra esse e iniziando a gesticolare.

"perché hai tutta questa paura?" chiese di nuovo il maggiore, portando una mano sulla calda guancia di jisung.

quest'ultimo aprì leggermente la bocca, non facendone però uscire alcun suono da essa.

cosa avrebbe potuto dirgli? che gli stava facendo venire dei seri dubbi sul suo orientamento sessuale? che lo stava confondendo? o ancora peggio, che stava iniziando a provare dei sentimenti per lui?

effettivamente, quest'ultima risposta era la più sensata.

ma gliel'avrebbe mai detta? ovviamente no. era sicuro di essere solamente uno dei tanti per minho, che quest'ultimo non sarebbe mai stato in grado di ricambiare i suoi sentimenti, di ricambiare i sentimenti di un ragazzo con cui era andato a letto solo una volta, ad una festa.

"lascia perdere" disse soltanto, scostando la mano di minho dalla propria guancia.

"jisung" disse fermo il maggiore, prendendolo per mano. voleva chiarire tutti i suoi dubbi, tutti quei piccoli punti di domanda che si erano formati nella sua testa.

credeva di non essere mai stato più confuso di così in vita sua.

"perché minho? perché continui a cercare disperatamente di avere un buon rapporto con me, di parlarmi? siamo andati a letto insieme una volta, io non ti voglio forzare a frequentarmi, e non è quello che sto facendo, e lo sai. quindi perché? puoi avere tutte le ragazze e ragazzi che vuoi, perché continui a cercarmi?" espose ad alta voce i suoi dubbi jisung.

il maggiore tenne fisso lo sguardo sugli occhi del minore.

"perché è te che voglio jisung" disse dopo un po'.

a quel punto il minore non rispose, non sapendo effettivamente come ribattere.

<ti prego non dire queste cazzate> pensò, posando lo sguardo a terra.

"e non sto mentendo" riprese a parlare minho, come se gli avesse appena letto nel pensiero "è da quella sera, quella in cui è iniziato tutto, che non riesco a smettere di pensarti. e te lo posso giurare, che fra tutte le persone con cui sono andato a letto, tu sei il primo con cui mi succede questo. e non capisco che cosa sia, ma mi fa sentire vuoto ogni volta che mi ignori" spiegò.

quelle sue parole erano sincere.

all'inizio pensava che jisung gli avesse fatto quell'effetto perché era stato il primo ragazzo che si era portato a letto nei suoi 18, quasi 19, anni di vita.

pensava fosse per quello, ma si dovette ricredere non appena notò come ci rimaneva male ogni volta che il minore lo ignorava.

non era riuscito ad ignorare quella sensazione. anzi, se l'avrebbe fatto probabilmente sarebbe stato anche peggio.

e, proprio mentre continuava a divagare tra i suoi pensieri, sentì due labbra umide scontrarsi con le sue.

le labbra di jisung.

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