27.

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gli occhi di jisung riflettevano una perfetta immagine del panico.

e minho li fissò.

li fissò quei due grandi occhi mori ricolmi di panico.

li fissò fino a quando iniziò a sentire i propri farsi sempre più umidi.

li fissò fino a quando iniziò ad avere una visione sfocata di ciò che stava succedendo.

era proprio com'era successo nel suo sogno.

"minho... ascoltami, non è come sembra" mormorò jisung alzandosi dal letto.

passo dopo passo iniziava ad avvicinarsi lentamente al maggiore, come per paura di fargli del male o di spaventarlo se si fosse avvicinato troppo in fretta.

al contrario, però, minho si allontanava da lui.

a piccoli passi continuava ad indietreggiare.

"e... e ciò che ci eravamo detti? erano tutte bugie?" pronunciò con la voce rotta, sentiva che era sul punto di piangere.

"no, no minho, non erano tutte bugie, era la verità. solo... lasciami spiegare per favore" rispose jisung.

gli occhi ora ricolmi di dispiacere e pentimento.

minho scosse lievemente la testa.

"no... non c'è nulla da spiegare, ho visto tutto"

"non è come sembra" lo implorava il minore.

tuttavia, minho non si fidava.

"no jisung. io... questo momento l'ho già vissuto. era... era un segno, era un avvertimento che sarebbe accaduto"

ora il minore era confuso.

"che stai dicendo? non... non ti seguo"

"lascia stare" gli rispose minho.

che senso avrebbe avuto, in quel momento, restare lì a spiegargli tutto?

il maggiore si diresse in fretta al piano di sotto, dove il resto dei suoi amici continuavano a ridere e scherzare, finché non notarono la sua presenza.

"oi minho! che è successo?" sentì pronunciare dalla profonda voce di felix.

lui, tuttavia, non rispose. 

si limitò a rimettersi la giacca.

a quel punto, tutti i suoi amici parevano piuttosto confusi.

allora chan, titubante, si avvicinò a lui.

"hey minho dove vai? che è successo?" gli chiese, poggiando una mano sulla sua spalla.

"lasciami in pace" rispose il minore, togliendo la mano del maggiore dalla propria spalla.

"minho!" si sentì chiamare dalle scale.

il diretto interessato, quindi, si voltò verso quella voce. jisung.

"passa un buon anno jisung" gli disse, riuscendo a malapena a guardarlo negli occhi.

si voltò verso il resto dei suoi amici.

"anche voi ragazzi" gli disse con un lieve sorriso.

dopodiché, abbassò la maniglia della porta e uscì da quell'appartamento, chiudendosi la porta alle spalle.

jisung si precipitò in salotto, prendendo le proprie scarpe e infilandosele più velocemente che poteva.

poi corse verso la porta d'ingresso, convinto di uscire, ma una leggera presa sul proprio braccio lo fermò.

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