Juno

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Sia mio padre che la madre di Dustan provarono in tutti i modi a farci fare pace, ma invano. In verità la rabbia era scemata cinque minuti dopo, mentre scendevo i gradini di casa, ma la sua presenza era diventata improvvisamente opprimente, soprattutto quando lo beccavo a fissarmi di soppiatto, come se avessi una caccola in fronte. Era successo esattamente ciò che temevo: scoperta la verità sul mio conto mi guardava con una premura irritante, aspettando che da un momento all'altro un soffio di vento mi spezzasse. Volevo essere trattata male, come al solito. La mattina avevamo iniziato ad andare a scuola separatamente, lui con la macchina ed io con il bus, e dopo pranzo, nonostante condividessimo la stanza, entrambi ci buttavamo nei rispettivi letti con le cuffie alle orecchie. Di tanto in tanto lo notavo con la bocca aperta, indeciso se intavolare o meno una discussione con me, ma subito dopo la richiudeva e tornava a sonnecchiare. Passammo due settimane così, in religioso silenzio.

Se da una parte stavo male per quella situazione, dall'altra accadeva qualcosa di incredibile: da quando avevo fatto pace con Noah non faceva che sedersi con me, persino a mensa.

Quella mattina Abey non era potuta venire a causa di un febbrone da cavallo, ma ero comunque rimasta fedele al nostro piccolo tavolo in fondo alla mensa, buttandomi a capofitto nella lettura di un libro fantasy.

-Ehi.- aveva grugnito qualcuno davanti a me, e quando sollevai lo sguardo mi ritrovai davanti un Noah completamente imbarazzato, mentre cercava di coprire il rossore reggendosi con una mano la fronte.

-E... ehi.- lo salutai, notando il silenzio che era calato per tutta la mensa e gli occhi di mezza scuola puntati su di noi. -Cosa... cosa stai facendo?- sussurrai poi, avvicinandomi a lui per farmi sentire.

-Io? Niente, volevo soltanto pranzare con te!- rispose a bassa voce, guardandosi intorno -Ci guardano come se avessero davanti una scena improbabile!-

-E' una scena improbabile.- sottolineai, spalancando gli occhi -Tu sei Noah De Souza!-

-Con questa storia dei sogni ogni sera controllo che non ci siano mostri sotto al letto, non sono poi così incredibile come credono.- sbottò incrociando le braccia al petto, quasi offeso. -E' poi non sei mica brutta.-

-Cosa vorresti dire?- squittii con voce stridula e rischiando di soffocarmi con un cappero.

-Pensano che, avendo un bel faccino, sia costretto a parlare necessariamente con persone belle, ma tu non hai di certo un aspetto sgradevole. Potrebbero evitare scenate del genere.- Quindi per Noah ero... carina?! Quando vide che il mio volto rischiava di prendere fuoco sorrise -Non fare quella faccia, lo pensa anche il resto dei Fantastici 4.-

-Scusami ma non vi ci vedo proprio a parlare di me mentre un mastodontico numero di tettone vi manda messaggi.-

-E' tradizione esprimere un giudizio collettivo sulle nuove arrivate, e tu hai passato l'esame. E, tanto per la cronaca, l'unico al quale arrivano cose simili è Gaston. Darebbe il suo numero persino ad un albero.- Il mio cervello elaborò una scena di Gaston davanti ad un pino, mentre gli intimava di non contattarlo in maniera così assidua. Noah continuò -E poi sono fidanzato.-

Ignorai quella sensazione d'angoscia che si accoccolò come un gattino obeso sul mio stomaco. Sorrisi ed un occhio mi si chiuse solo.

- E poi sei fidanzato.-

*****

Ognuno andò per la propria strada al suono della campanella. Gli sguardi dei compagni di classe, però, ci seguirono per il resto della giornata. Non me ne curavo molto, soprattutto perché, dopo il bacio che Noah mi stampò sulla guancia, camminavo come sospesa a mezz'aria, ben distante dalla linea temporale del mondo comune. Mi bloccai davanti ad un voltino che annunciava l'apertura delle selezioni per la classe avanzata del club di ballo, con sguardo sognante. Il gesto del cugino della mia migliore amica mi aveva pazzamente indotta a pensare che, forse, avrei potuto ricominciare. Mi era tornata la voglia di dare il meglio, di sorprendere tutti e, perché no? Provare ad attirare un po' di più la sua attenzione. Mi trovava carina, gli stavo chiaramente simpatica, ero la migliore amica della cugina e riuscivo a suscitargli un minimo di interesse. Avevo tutte le carte in regola per lottare contro la rossona universitaria dalle labbra carnose di turno.

I have a nightmare (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora