-Allora, il concetto non è difficile: non devi passare oltre la carta igienica.-
Toglietevi dalla testa l'idea che Dustan avesse diviso a metà la sua stanza. Con il rotolone regina aveva formato intorno al mio materasso un rettangolo, vale a dire l'unico posto in cui mi dava il permesso di stare. Il giorno dopo io e mio padre ci saremmo trasferiti con lui e sua madre, ma avevamo iniziato a fare delle prove per come sistemarci temporaneamente che la mia stanza non fosse ancora stata terminata. Visto e considerato che la cuccia del loro gatto silver, Gerusalemme, si era rivelata troppo piccola (nonostante i vani sforzi di Dustan a farmici entrare) venne presa in considerazione l'idea di farmi stare nella stanza di Dustan. Provai ad azzardare l'ipotesi del divano, ma non mi lasciarono neanche finire la frase prima di bocciarla. Sembrava che Hans Gens e Mary Firelight avessero tutte le intenzioni di creare a me e Dustan tutte le 'perfette situazioni' per farci diventare amici. Spesso ci capitava di ritrovarci improvvisamente soli in cucina, oppure al supermercato per comprare solo le cipolle. Sembrava che entrambi (specialmente uno) cercassimo di celare con finta gentilezza una fortissima sensazione di invasione. Come biasimarci? Da figli unici e viziati ci eravamo improvvisamente ritrovati in un appartamentino per due a cercare di starci in quattro. Non era un cambiamento eccessivamente drastico nella quotidianità di due adolescenti? A maggior ragione se i due in questione non si erano mai visti prima? Almeno una cosa in comune l'avevano: i genitori egoisti.
-Non è incredibile?- Chiesi ghignando mentre giocherellavo con Gerusalemme, che si era acciambellato sopra di me. Era un Siberiano di dimensioni spaventose con gli occhi eterocromi, uno azzurro e uno verde, che aveva già fatto la pipì sui bagagli miei e di papà per segnare il territorio. Avevo paura che la facesse pure su di me non appena mi fossi addormentata.
-Mh?- Dustan alzò gli occhi dal suo cellulare. Aveva un mezzo sorrisetto, probabilmente per qualche messaggio, e cercava spudoratamene di nasconderlo.
-Non fraintendere, ma se un mese fa mi avessero detto che avrei vissuto con il più figo della mia scuola, sarei scoppiata a ridere.-
-Già- concordò lui squadrandomi dalla testa ai piedi -anche io non avrei mai pensato che avrei avuto come inquilina una persona...particolare come te.- Apprezzai il modo elegante di darmi della sfigata. Dustan non era male, solo che per distogliere la sua attenzione dall'Iphone non bastava nemmeno lo scoppio di una terza guerra mondiale. Stava per riabassare lo sguardo sul display, allora ricominciai a parlare.
-Lo sai che se fossimo in un libro, probabilmente alla fine io e te ci metteremmo insieme?-
-Sicuro, e la mia completa indifferenza in realtà sarebbe paura di legarmi a te, perché dopo una delusione d'amore non credo più nelle ragazze.- Stranamente mi diede corda, anche se parlava in maniera svogliata e senza entusiasmo. Capendo che non sarebbe più riuscito a messaggiore, abbandonò il cellulare sul cuscino e si sedette sul suo letto a gambe incrociate.
-Esatto, e dovremmo pure affrontare i nostri genitori che vogliono mettere i bastoni fra le ruote al nostro amore.- Per un secondo restò in silenzio a guardarmi fisso negli occhi. Vidi i lati delle sue labbra che iniziavano a incurvarsi in un sorrisetto, che piano piano si trasformò in uno ghigno.
-Tu guardi troppi film.- Ridacchiò alla fine . Forse era il primo e vero sorriso che mi faceva, e non potevo negare di sentirmi soddisfatta. Sapevo perfettamente che tra me e lui non sarebbe mai scoccata quel tipo di scintilla, ma ciò non voleva dire che non saremmo potuti diventare amici. Nonostance lui cercasse di parlarmi il meno possibile, avevo appena dimostrato che infondo sapeva ridere anche con me. Ci avrei lavorato ogni giorno.
Successivamente tornai a casa con mio padre. Era un appartamento piccolo e vecchio, con le tubature rotte e scricchiolii ovunque. Da sotto le porte passavano sempre spifferi d'aria fredda, ma ci eravamo adattati bene. Visto che cambiavamo casa di continuo avevamo smesso di investire in appartamenti belli e costosi, ma col tempo ci eravamo abituati al minino e indispensabile, come se fossimo dei fuggitivi. 'Casa' aveva perso quel significato di 'calore' e 'famiglia' da molto tempo, diventando invece soltanto un luogo comune d'incontro, dove mangiare e riposare.
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I have a nightmare (IN PAUSA)
FantasíaSe qualcuno avesse detto a Noah e Dustan che si sarebbero ritrovati a vivere l'esperienza più assurda della loro vita insieme a Juno e Abey, le escluse della scuola, sarebbero scoppiati a ridere. Peccato fossero troppo terrorizzati per farlo. (Stori...