Aprii gli occhi nell'udire le urla del mio cellulare. Davanti a me il cielo nerissimo e un lampione in procinto di fulminarsi. La schiena premuta contro il freddo della neve e l'asfalto duro, ben diversi dal letto caldo nel quale ero sicurissima di essermi addormentata. Mi sollevai guardandomi nervosamente intorno: indossavo ancora il pigiama e il telefono continuava a squillare insistentemente.
-Dustan?- risposi sussurrando, cercando di controllare il panico.
-Ma dove diavolo sei andata?- sbraitò lui dall'altra parte del telefono, chiaramente preoccupato. -Mi sono svegliato per andare in bagno e, puuf, tu non eri più nel letto! Non eri da nessuna parte!- Allontanai il cellulare dall'orecchio per non restare sorda.
-Non ho fatto nulla!- piagnucolai con la gola in fiamme, abbastanza sicura di avere un febbrone da cavallo. -Mi sono svegliata e non ero più in camera! Sono... dove abbiamo avuto l'incidente.- poi, con tono disperato, aggiunsi -Come ci sono finita qua?- Era da due giorni che dormivamo da Noah e Abey, anzi, era da due giorni che facevamo praticamente tutto con Noah e Abey. Avevamo paura che, da soli, ci sarebbe potuto accadere qualcosa. Purtroppo qualcosa era accaduto comunque.
-Jun, sei sola?- chiese, cercando di non spaventarmi. Come se i miei sensi si fossero risvegliati con quell'unica frase, sentii due occhi puntati sulle mie spalle, gelidi, disumani. Risposi istintivamente, senza voltarmi a controllare: -No.-
Nel mio orecchio si fece largo la musichetta che segnalava la caduta della linea. Guardai il display: non c'era campo. Feci per girarmi, quando una voce mi bloccò.
-Sicura?- E' sulla trentina, pensai, mi fa accapponare la pelle. -Sai cosa sono?- Scossi la testa. -Sono un demone.-
-Il demone dei sogni?- La sua risata era il suono più raccapricciante che avessi mai sentito. Leggermente roca, come quella di chi fuma un sacco, arrogante.
-Il demone degli incubi.- Adesso si spiegava tutto -Se ti voltassi, vedresti la personificazione della tua paura più grande. Alcuni sono impazziti, vuoi provare?-
-Non credo.-
-Sicura? Perché se poi dovessi rifarmi vivo, come farai a riconoscermi?- Improvvisamente un braccio mi circondò il collo, stringendomi. Non l'avevo sentito avvicinarsi, ma il suo tocco era impossibile da non notare: ancora più freddo di quello di Adam Miller. -Inoltre, Juno, sono sicuro che un po' di follia potrebbe salvarti la vita.-
-Da... da cosa?- balbettai, cercando di respirare. Mi trovavo sull'orlo di un attacco di panico.
-Ecco, vedi, voglio fare questo gioco con voi: vi metterò davanti a diverse situazioni pericolose, alcune vere, alte solo un incubo. I due mondi, quello reale e quello degli incubi, sono stati fusi, perciò come riconoscere l'uno dall'altro? Tack!- fece scoccare la lingua all'altezza del mio orecchio -Qui entra in gioco l'ametista che avete nel palmo della mano. E' l'unica arma che vi concedo! Prova a immaginare: sei in casa, stai tranquillamente leggendo sul davanzale di camera tua, quando il tuo fratellastro entra e cerca di pugnalarti. E' il vero Dustan o il suo alterego? Devi realmente difenderti o è tutto finto? Per trovare una risposta basterà appoggiare la mano con la pietra sulla lama. Se è un incubo generato da moi si dissolverà in una nube di fumo, se è la realtà...- esplose in una risata folle, lasciandomi impietrita.
-Ma così...- ansimai in preda al terrore -Il gioco non vale la candela!-
-Ovvio!- seguì lui -Proprio per questo ti ho detto che per sopravvivere servirà un briciolo di follia! Voglio dire: quale sano di mente toccherebbe una lama sapendo che, al 50%, potrebbe essere reale?-
Siamo morti, pensai, non c'è logica in tutto questo, non c'è soluzione. Come ci si salva da un demone psicopatico che, chissà perché, ha attaccato briga? Un conto è cercare di risolvere problemi matematici tramite formule, un altro vincere contro... l'irreale. Forse ha ragione: l'unico modo per sconfiggere la follia, è tramite la follia stessa. Lucidamente si ha paura, ma cosa succede quando quest'ultima diventa divertimento? Morire ridendo e non tremando suona comunque meglio.
Il demone si allontanò, come se avesse captato i miei pensieri. Avevo una vaga idea di chi avrei potuto ritrovarmi davanti, la sagoma che mi aveva sempre perseguitata, quella dalla quale scappavo ormai da anni. Il telefono riprese a squillare, sospirai e, alla fine, mi voltai a guardare l'assassino di mia madre.
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I have a nightmare (IN PAUSA)
FantasySe qualcuno avesse detto a Noah e Dustan che si sarebbero ritrovati a vivere l'esperienza più assurda della loro vita insieme a Juno e Abey, le escluse della scuola, sarebbero scoppiati a ridere. Peccato fossero troppo terrorizzati per farlo. (Stori...