Abey

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Come sei carino oggi- sorrisi scattando alcune foto a un ragazzo indaffarato con delle immagini,

-sono sempre carino, Abey- rispose con la sua esse moscia, poi alzò lo sguardo, io ero seduta su un banco e dondolavo le gambe mentre tenevo in mano la macchina fotografica, -ma ora smettila di gingillarti e aiutami- Ray, uno dei ragazzi del club di fotografia, alzò due foto verso la mia direzione -sono andato a una sfilata lo scorso fine settimana e ho scattato alcune foto, ne vorrei usare una per l'articolo sulla moda che verrà scritto nel giornalino, ma non riesco a decidermi quale delle due usare- una ritraeva una modella con indosso un vestito strambo color turchese e l'altra una tizia con un orrendo tubino rosa pesca,

-decisamente la prima- risposi guardandolo attraverso l'obbiettivo,

-turchese? Uh, hai proprio ragione- disse ammirando la foto, -tu non dovresti essere in giro a scattare foto in vista della partita?- continuò poi,

-dici? Credo che potrei farlo dopo scuola, voglio fotografare i campi vuoti anche-

-io andrei subito, i campi vuoti non sono sexy come i giocatori in divisa- detto questo si dileguò portandosi dietro il suo fascicolo di foto di abiti orribili e il suo papillon a pois.

Appena suonò la campanella posai la macchina fotografia e afferrai lo skate per avviarmi in classe, un altro ritardo e il prof. di Inglese mi avrebbe messo l'ennesima nota e mia madre mi avrebbe ucciso.

-Hill- sentii una voce roca e severa alle mie spalle, mi fermai poggiando il piede a terra e mi voltai molto lentamente,

-salve vicepreside Connors- lo salutai sfoggiando un sorriso solare,

-lei ci tiene a quella tavola?- mi chiese venendomi incontro,

-in realtà si- risposi sudando freddo,

-allora la tenga ben lontana da terra- detto questo fece per andarsene, così presi lo skate e lo sollevai tenendolo in alto con le ruote orientate verso il soffitto,

-così va bene?- gli chiesi superandolo e andando a svoltare l'angolo lontana dalla sua visuale, non aspettai risposta che gettai lo skate di nuovo sul pavimento e mi diedi lo slancio verso l'aula di inglese. Mentre sfrecciavo evitando di colpire tutti gli studenti della scuola vidi in lontananza Juno che parlava con mio cugino, capendo già cosa le stesse dicendo aumentai la velocità e mi fermai afferrandogli il cappuccio,

-ma sei scema?- sbottò Noah, mentre io per tutta risposta gli risi in faccia,

-ciao Abey- mi salutò Juno sorridendo ma comunque con espressione un pò assente -stavi dicendo?- disse poi con apparente interesse per il racconto di Noah,

-... che si mormora che questa scuola un tempo era un manicomio, non un manicomio qualunque però, uno dove c'era gente così pazza da uccidersi l'un l'altro o suicidarsi, si dice siano morte tipo cento persone e che i loro fantasmi dannati vaghino ancora tra queste mura- Noah stava usando un tono misterioso e che induceva a pendere dalle sue labbra, peccato che fosse tutta una menzogna, probabilmente Juno si sarebbe spaventata e non sarebbe venuta a scuola per almeno tre giorni, o finchè non avesse scoperto che era uno scherzo, come tutte le ragazze nuove a cui Noah raccontava storie di fantasmi riguardanti la nostra scuola.

-Serio?- Gli chiese con gli occhi spalancati,

-più che serio!- ribatté lui, come se lei avesse fatto peccato a mettere in dubbio le sue parole, -e vuoi sapere una cosa? Alcuni ragazzi di questa scuola nel corso degli anni hanno voluto venire qui di notte, che fosse per gioco o per curiosità, una cosa è certa- si avvicinò più a Juno, -nessuno di loro è mai stato ritrovato- le sussurrò con viso spaventato, accendendo il display del cellulare sotto il suo viso in modo che creasse su di esso ombre sinistre, lei però esplose in un esultanza esagerata.

I have a nightmare (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora