Capitolo 10 – Dustan
Juno Gens sembrava uscita da un libro. In realtà non avevo la più pallida idea grazie a cosa avessi partorito quel pensiero, ma riaffiorava ogni volta che la incrociavo per casa. Ero arrivato a quella conclusione studiandola in ogni suo atteggiamento, anche se non sapevo bene cosa volesse dire. La mattina si svegliava sempre all’alba, scendeva a farsi un po’ di latte e tornava in camera, ad accucciarsi sopra il cornicione della finestra per leggere. Lo faceva per la luce, supponevo, io dormivo e lei non si sarebbe mai permessa di accendere quella di camera nostra. Quello era il momento più divertente per guardarla, perché la si capiva al volo: ridacchiava come una matta nelle scene felici, piangeva quando qualche personaggio moriva, arrossiva di colpo durante la descrizione delle scene romantiche, e se lo chiudeva seccamente e lo lanciava sul comodino, era arrabbiata. Quando saliva le scale inciampava quasi sempre sull’ultimo gradino, se credeva di non essere vista camminava saltellando tra una mattonella e l’altra, a guardarla per più di tre secondi arrossiva dalla testa ai piedi e, quando imbarazzata, si grattava il naso o si aggiustava gli occhiali. Per farla girare bisognava chiamarla due volte: la prima per svegliarla dalle sue fantasie, la seconda per darle la certezza di non essersi solo immaginata una voce. Il pomeriggio, quando tutti dormivano, provava a dipingere, ma con scarsi risultati. Provava a camuffare la cosa, ma la stupida si sporcava sempre in faccia con le tempere. Era divertente vedere le smorfie che faceva la sera, quando andava a lavarsi la faccia e si rendeva conto di avere la prova lampante di ciò che aveva fatto sul volto.
Quella domenica Juno abbandonò le sue attività quotidiane, e mi svegliò strattonandomi dalla maglietta. Era abbastanza presto, considerato che la domenica dormivo fino all’ora di pranzo, ma avevamo un appuntamento con gli altri per ‘parlare’, anche se in realtà l’avevano deciso lei e Noah senza interpellare ne me, ne Abey. Non avevo idea di cosa volessero, non sapevo nemmeno quando avessero ricominciato a parlarsi civilmente, ma intuivo riguardasse quella vicenda strana e, sinceramente, non avevo alcuna fretta di alzarmi, ne ero impaziente della cosa.
*****-Ma per quale diavolo di motivo continuate ad andare in giro per quei corridoi?!- sbottai facendomi largo tra le persone dentro al baro, quasi rovesciando il caffè che avevo in mano, e raggiunge il tavolo.
-Quando vedi quella porta, nel tuo sogno, non ti viene la curiosità di uscire e scoprire qualcosa di più su quel posto?- Gli occhi di Juno erano spalancati e pieni di curiosità, proprio come quelli di Noah.
-No, perché so che tutta questa situazione è strana e che potrebbe succederci qualcosa da un momento all’altro.- Sospirai e incrociai le braccia, in attesa di una risposta o di un segno di vita.
-Lo sai che la scorsa notte abbiamo scoperto un nuovo dettaglio su quel posto?- sentenziò Noah, ignorando chiaramente quello che avevo appena detto.
-Sentiamo- brontolai, sconfitto.
-Due parole: alter ego- squittì Juno, entusiasta.
-Alter cosa?- Abey strizzò gli occhi in espressione dubbiosa mentre sorseggiava la sua cioccolata calda.
-‘Alter ego’ viene dal latino, vuol dire ‘altro io’. In pratica sono uguali a noi ma psicologicamente opposti, cara cuginetta.- spiegò Noah, mentre lei spalancava gli occhi incuriosita. Non mi piaceva affatto quell’aria di energia che si sprigionava da loro tre, soprattutto da Juno e Noah. Per loro, quando si parlava del ‘mondo dei sogni’, ci doveva per forza essere una risposta, un perché, ed in un certo senso avevano ragione: era praticamente impossibile che ci fosse semplicemente capitato di venire a conoscenza di quel luogo.
-Che fanno questi nostri alter ego?- Appoggiai la testa a una mano e li guardai: fremevano dalla voglia di raccontare e sprizzavano eccitazione da tutti i pori.
-Pensiamo abbiano il ruolo di interpretarci nei sogni degli altri… per esempio se io sogno Abey, il suo alter ego viene nella mia porta e interpreta il ruolo di Abey come vorrei che fosse nel sogno (Bionda? Snob?). E’ come un’attrice, ma ovviamente sono solo supposizioni basate su osservazioni. Quanto vorrei scoprirne di più questa sera!- Juno incrociò le mani e ci appoggiò il mento, sorridendo soddisfatta.
-L’idea era di radunare tutti e quattro gli alter ego. Dovremmo poterli trovare facilmente in corridoio, a meno ché non ci sia qualcun altro che ci sogni… questo sarebbe un problema, ma intanto proviamoci, magari con un po’ di fortuna ce li ritroveremo intorno.- Noah incrociò le braccia ed esibì un sorriso storto, abbastanza soddisfatto anche lui.
Avevamo poi smesso, sotto mia richiesta, di parlare di quel fatto e Noah e Juno avevano iniziato un monologo sul progetto di biologia, come se il loro rapporto fosse tornato come prima. Magicamente. In situazioni normali io ed Abey gli avremmo lanciato palline di carta create con i tovaglioli del bar per, accidenti, farli smettere di parlare di scuola! Eppure li lasciai fare, preferivo di gran lunga l’argomento ‘compiti’ rispetto a quello precedente, così mi limitai a stare al cellulare e dare un sorso al caffè di tanto in tanto; Abey, però, quel giorno era strana, non aveva parlato molto come faceva di solito e continuava a fissarmi, mentre rigirava il cucchiaino nella tazza ormai vuota. Forse lei non se ne rendeva conto ma anche se avevo gli occhi fissi sullo schermo del mio Iphone, riuscivo comunque a percepire i suoi occhi verdi che mi scannerizzavano, che ci fosse qualcosa a turbarla? Allora perché non parlarmene? Ci conoscevamo ormai da abbastanza tempo per evitare simili imbarazzi. Spostò lo sguardo solo quando Juno borbottò qualcosa del tipo: ‘…vero che all'esterno della membrana è presente il peptidoglicano?’ quale membrana? Paptidocosa? In quel momento mi resi conto che sarei stato bocciato all’esame di biologia e pensai ironicamente che forse avrei potuto mandare il mio ‘alter ego’ a fare una figuraccia davanti alla prof.
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I have a nightmare (IN PAUSA)
FantasySe qualcuno avesse detto a Noah e Dustan che si sarebbero ritrovati a vivere l'esperienza più assurda della loro vita insieme a Juno e Abey, le escluse della scuola, sarebbero scoppiati a ridere. Peccato fossero troppo terrorizzati per farlo. (Stori...