Toc toc.
"Sì?" pronunciò Balestra dall'interno della porta.
"Ciao Simone, posso entrare? Volevo parlarti un attimo"
"Certo"
Dopo una manciata di minuti la porta si spalancò e Anita potè quindi fare il suo ingresso nella stanza.
"Mi spiace disturbarti, ma - e appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo - puoi sederti un momento accanto a me?" disse la donna avvicinandosi al letto e sedendovici poi sopra.
Simone l'osservò senza aprir bocca motivo per cui l'adulta battè una mano sul letto per invitarlo a sedersi al suo fianco.
"Non credo che Manuel vuole..."
"Voglia - gli suggerì Anita - ma Manuel ora è di là e, anche se fosse, ti do io il permesso di sederti qui ora e tutte le volte che vuoi" gli sorrise.
Il francese annuì un po' incerto e nel mentre le si avvicinò per accomodarsi nel posto che gli era stato indicato.
"Non voglio rubarti troppo tempo, ma volevo sapere se ti trovi bene qui o se c'è qualche problema: a casa o a scuola, con me o con Manuel..." gli domandò la padrona di casa marcando l'ultima parola.
"Sto bene qui, grazie. Sei gentile e anche a scuola è tutto ok" cercò di rassicurarla il ragazzo.
"E con Manuel? Voi- vi trovate bene? Non vorrei impicciarmi dei vostri affari, ma mi sembrate un po' più distaccati ultimamente e tu Simone - gli scompigliò dolcemente i capelli - mi sembri un po' giù. Non sentirti giudicato, sono qui per ascoltarti se ne hai bisogno e voglia"
Le guance del giovane iniziarono a rigarsi di lacrime.
Commozione, paura, smarrimento: il suo cuore e la sua testa erano da giorni un mix di emozioni che dovevano essere liberate e, quella donna dai capelli lunghi che era sempre così dolce con lui, sembrava essere la persona perfetta a cui affidarle.La fissò per qualche minuto negli occhi come a darsi coraggio e poi le racconto tuttò: l'arrivo di Manuel in aereoporto, il loro viaggio in moto, il nuovo ragazzo che aveva conosciuto a scuola, il mutismo di Ferro e le conseguenti paranoie che questo suo comportamento avevano creato in lui.
Anita decise di non fare domande durante il racconto del giovane e di limitarsi a porgergli una mano per fargli forza durante quel suo lungo sfogo.
Quando ebbe finito di parlare, lo strinse in un abbraccio e gli promise che avrebbe parlato con il figlio per cercare di sistemare le cose. Ciò che non gli disse, però, è che in quel lungo racconto tutte le volte che aveva nominato Manuel in quei suoi grandi occhi lucidi color nocciola, una piccola scintilla si era accesa.Quello che invece entrambi non sapevano era che il ragazzo in questione era dall'altro lato della porta.
Egli doveva prendere dei libri che stavano nella sua camera, ma all'udire della voce di Simone aveva deciso di aspettare visto che aveva dedotto ch'egli stesse parlando con sua mamma visto che la donna non si trovava in nessun'altra stanza della casa.
Si era dunque messo a passeggiare avanti e indietro davanti all'entrata della stanza come erano soliti fare i personaggi dei cartoni che vedeva da piccolo, ma dopo qualche minuto si era stancato e aveva ceduto alla tentazione di appoggiare l'orecchio alla porta.
Inizialmente non aveva capito molto di ciò che stava dicendo il francese - che aveva ormai quasi terminato il suo monologo - ma quando tra tutte quelle parole sentì pronunciare il suo nome, le cose iniziarono a farsi chiare.
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Séjour linguistique | Simuel
Fanfiction"E mò io che cazzo glie rispondo a questo?" sbuffò Manuel che fissava spazientito l'email dallo schermo del suo cellulare. Quest'idea dell'étudiant d'échange non gli piaceva affatto... AU Simuel