Prologo

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Ciao!
Sono Simone e ho 17 anni.
Gioco a rugby e amo la matematica.
I miei nonni sono italiani e adoro la pizza.
Mi spiace, ma non sono molto bravo con le descrizioni...
Tra due giorni arriverò in Italia.
Buongiorno,
Simone ;)

"E mò io che cazzo glie rispondo a questo?" sbuffò Manuel che fissava spazientito l'email dallo schermo del suo cellulare.

Quest'idea dell'étudiant d'échange non gli piaceva affatto...

- ♡ -

A dire la verità Ferro aveva detestato tutta questa faccenda fin dall'attimo in cui, in un qualsiasi lunedì di maggio, il suo professore l'aveva proposta in classe.

"Bonjour chèvres, écoutez-moi bien car aujourd'hui j'ai un projet très important à vous présenter, c'est à dire le séjour linguistique pour des ado français en Italie" fu il discorso con cui Lombardi aveva inaugurato un'ennesima giornata scolastica che per Manuel era già stata rovinata semplicemente dalla sua presenza.

Il ragazzo, oltre a nutrire un profondo - e a sua detta patriottico - odio per coloro che amava apostrofare come mangiabaguette, detestava il suo professore: uomo di una certa età il cui maggior svago era riempire il registro di tre o quattro, specialmente nella riga dedicata a lui.
Motivo per cui egli non brillava in francese, ma nonostante ciò riuscì a intuire che quel discorso così lungo non sembrava affatto qualcosa che potesse interessargli.

Di fronte ai visi degli alunni entusiasti all'idea, Lombardi procedette a spiegare (per fortuna di Manuel, in italiano) i modi, i tempi e i luoghi secondo i quali si sarebbe svolta l'attività.

In seguito si passò alle votazioni per alzata di mano volte a decidere se approvare o meno il progetto per la classe.

"Alzino la zampa coloro che sono favorevoli" annunciò l'insegnante iniziando a contare le mani alzate che pian piano continuavano ad aumentare.

"Ma prof. scusi..." lo interruppe Matteo durante il suo conteggio.

"Che vuoi?" rispose il professore.

"Ma c'è possibilità che me possà venì affidata 'na ragazza?" domandò il ragazzo trattenendo un sorriso sghembo.

"Sì Matteo, ma mi occuperò personalmente di fare in modo che ciò non accada" ribattè sarcasticamente l'altro facendo ridere l'intera classe.

Anche la mano di Matteo si unì dunque alle altre che puntavano verso il cielo, mentre quella di Manuel continuava a restare ancorata al banco.

"Fratè ma davvero stai a fa'? - gli sussurrò Matteo che sedeva accanto a lui - Lombardi ce offre la possibilità d'avè 'na bella francesina pe' due settimane e tu stai qua a fa' la bella statuina?"

Ferro si limitò a scrollare le spalle con aria disgustata.

L'amico si avvicinò a lui e posandogli un braccio sulle spalle gli disse: "Nun me dì che stai ancora sotto pe' quella là? Manuè c'aveva 20 anni pe' gamba dai..."

"Mattè c'ho quattro in francese e poi te pare che m'interesso a una che manco el bidet c'ha..." ribattè il ragazzo stizzito.

"I signori in terza fila gradiscono un croissant e un caffè mentre si raccontano delle loro ultime conquiste o possiamo proseguire?" li interruppe Lombardi, evitando quindi che il ragazzo potesse rispondere a Manuel.

"Ce scusi prof. " rispose prontamente Matteo mentre l'amico alzava gli occhi al cielo.

L'anziano uomo decretò in seguito che la proposta poteva considerarsi calorosamente approvata da (quasi) tutti, perciò si assentò per qualche minuto dalla classe al fine di recuperare i moduli che i ragazzi avrebbero dovuto portare compilati entro giovedì.

Non appena Lombardi lasciò l'aula, tutti iniziarono a discutere entusiasti dell'attività mentre Manuel osservava le sue mani rovinate.

La scorsa estate era infatti riuscito a trovarsi un lavoro temporaneo in un'officina della capitale per riuscire a racimolare qualche soldo al fine di aiutare la madre con le spese.

Nonostante il giovane detestasse il francese, il principale motivo per cui era contrario all'attività era infatti un altro: la sua situazione economica.
La madre aveva già difficoltà a dover sfamare lui e l'idea che dovesse spendere ulteriori ore sulle traduzioni per uno stupido progetto scolastico lo mortificava.
Senza contare poi che la casa in cui i due abitavano era piuttosto piccola, motivo per cui temeva di suscitare pietà nel nuovo arrivato che avrebbe potuto considerarlo un poraccio.

Con questi pensieri in testa e il parlottio dei suoi coetanei alle orecchie, Ferro si distese con il petto sul banco incrociandovi le braccia poco più avanti.
Lanciò un'occhiata alla cattedra vuota e in seguito adagiò la testa sulle braccia mentre sperava che la campanella suonasse il prima possibile.

Séjour linguistique | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora