Giorno 13

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La valigia era stata fatta e i ragazzi stavano cenando con Anita.

Quell'ultima giornata l'avevano passata tutti e tre insieme a girovagare per Roma un'ultima volta e lasciare che Simone potesse godersi quella che, a detta di Manuel, era la migliore carbonara del mondo.

Nonostante la pizza che era stata considerata ottima da tutti, nell'aria aleggiava un senso di tristezza dovuto alla partenza di Balestra dell'indomani.

Alla fine anche Anita era stata informata del loro fidanzamento il che la portava a essere doppiamente dispiaciuta per la partenza del giovane.
Diciamo che, più precisamente, la donna li aveva sorpresi in atteggiamenti che di amichevole avevano ben poco e i due le avevano dunque rivelato della loro relazione.

"Vado n'attimo in bagno" disse Manuel che si alzò dal suo posto al tavolo in mezzo ad Anita e Simone.

Anche il francese si allontanò un attimo per accertarsi che alcuni vestiti di cui si era appena ricordato l'esistenza fosseri stati riposti nella valigia.

Poco dopo Ferro ritornò in cucina e allarmato chiese: "Ma' 'ndo sta Simo? Nnè già partito ve'?"

"È andato un attimo in camera, rilassati... hai ancora - e si voltò verso l'orologio - un'ora e mezza da passare con lui" ridacchiò Anita alla preoccupatissima espressione che aveva assunto il viso di suo figlio.

"Allora vado... cioè arriviamo, voglio solo vedè se c'ha bisogno di una mano" mormorò il ragazzo prima di allontanarsi verso la sua camera.

"Mi raccomando non fate tardi visto che domani Simone deve partire presto" raccomandò la donna che si mise a sparecchiare visto che gli "arrivo subito" di Manuel li conosceva molto bene.

"Amò?" sussurrò il giovane in questione poco dopo, aprendo la porta della sua camera.

Balestra era in ginocchio di fronte alla valigia aperta e, non appena udì la voce dell'altro, si girò a guardarlo.

"Ho quasi finito" aggiunse sorridendogli.

"No 'spe - disse Ferro avvicinandoglisi - manca una cosa".

"Cosa?" domandò allarmato il corvino.

"Chiudi gli occhi e allunga 'na mano" sussurrò e l'altro fece come richiesto.

A quel punto il castano frugò nella tasca dei suoi pantaloni e adagiò un cerchietto sulla mano del fidanzato.

Simone aprì gli occhi non appena sentì l'oggetto posarglisi sul palmo e l'osservò sorridendo.

"Avrei voluto prenderte n'anello, ma nun c'avevo abbastanza soldi per comprarte quello che avevo scelto e visto che gli altri non sarebbero stati alla tua altezza, te devi accontentà del mio orecchino e d'avè un ragazzo che comunque è un bono da paura" gli ammiccò ridacchiando.

L'altro cercò di mascherare gli occhi lucidi che quel breve monologo gli aveva provocato mentre si fiondava tra le braccia del suo ragazzo per baciarlo.

"Je t'aime mamour" sussurrò dopo essersi staccato dalle sue labbra.

"Je pure" gli rispose Manuel.

L'altro ridacchiò e lo corresse sorridendo: "Si dice moi aussi".

"Se perfettò, mo però statte zitto e baciame ancora" dichiarò Ferro poco prima di mordergli delicatamente il labbro inferiore.

"Bête" sussurrò l'altro sulle sue labbra prima di baciarlo di nuovo.

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