Il pranzo era appena terminato e Simone si stava recando verso camera di Manuel per la sua sessione giornaliera di studio quando quest'ultimo bloccò la porta che il ragazzo si stava chiudendo alla spalle.
I due si guardarono per qualche istante fino a quando il più basso capì che Balestra non aveva alcuna intenzione di parlargli o di avere a che fare con lui e che se dunque voleva risolvere quell'enorme casino spettava a lui iniziare a parlare.
"Ti devo parlare..." disse quasi come se fosse un sussurro.
"Non mi interessa, hai già parlato abbastanza" e stava per richiudere la porta quando fu nuovamente interrotto dalla mano di Ferro e un "Te prego francesì".
Per il più alto fu difficile sbattere la porta in faccia a Manuel dopo ch'egli l'aveva chiamato in quel modo che detestava e amava allo stesso tempo, ma alla fine ci riuscì con un: "Ti dico io quando ho voglia di parlare".Ferro lo lasciò dunque solo e si dedicò alle sue attività scolastiche ovvero una miriade di compiti che non avrebbe sicuramente fatto, in particolar modo quel giorno in cui aveva deciso che il suo rapporto con Simone doveva tornare come quello di un tempo.
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Manuel aveva passato l'intero pomeriggio sperando che Balestra finisse di studiare o perlomeno si decidesse a parlargli, ma non lo vide fino a cena e nemmeno dopo di essa visto che si allontanò velocemente verso la sua camera da letto.
Ferro non era mai stato il genere di persona che prima di agire riflette a lungo, motivo per cui, un quarto d'ora dopo, si recò verso la stanza in cui si trovava Simone e la spalancò.
"Oui tout c’est bien passé" fu ciò che udì dalla figura del più grande che al momento gli dava le spalle mentre parlava al telefono.
Manuel continuò a osservare l'altro ragazzo premurandosi di non fare alcun rumore per non disturbare quella conversazione intervallata da numerosi "oui" che era una delle pochissime parole ch'egli era riuscito a comprendere da quel lungo discorso.
"Bonne nuit" disse un Simone sorridente poco prima di interrompere la chiamata. Successivamente infilò il telefono nella tasca dei jeans e solo a quel punto, girandosi, vide Ferro.
"Ma che fai?" quasi gridò il francese, particolarmente infastidito.
"Ma che te urli ao, so' passato a farte compagnia, ma stavi a parlà co' 'l fidanzatino tuo e quindi ho aspettato... e non me venì a dì che quello non era 'l ragazzo tuo perchè l'ho sentito che era la voce di un maschio"
"Tu m'as même écouté aux portes! Va-t-en Manuel, tu est un vrai connard!" sbraitò Simone che, per la rabbia, si dimenticò che l'altro non capiva nulla di francese.
"Senti francesì io n'ho capito nulla di ciò che hai detto, ma il punto è che te devi sta' calmo e poi non so mica omofobo eh..."
Balestra gli lanciò una breve e tagliente occhiata e poi si sedette sul letto, ignorandolo.
"Francesì? Che c'hai?"
"Niente" rispose l'altro.
"Posso parlà allora?" disse avvicinandosi al letto.
"Lo stai già facendo..."
"Senti Simò ascoltame bene: me spiace d'essè stato 'no stronzo, ma me rodeva un po' 'r culo a vederte co' quello sgorbio che c'avevi da parte quando te so' venuto a prende a scola"
"Rodeva? Sgor...? Non ho capito"
"Sgorbio Simò, cesso... quel tuo amichetto là che c'ha i capelli color piscio"
"Maël?"
"Ah c'ha pure il nome brutto, poretto..." si finse dispiaciuto il più basso.
"Hai finito?"
"Va che me so' pure scusato eh" gli ricordò Manuel, abbozzando la miglior faccia da angioletto che riuscisse a fare.
"Se ti perdono smetti?"
"Può darsi..."
"Va bene ti perdono, ora vai però... buona notte"
"Nono che buona notte. Sei qua da 'na settimana e nun m'hai insegnato niente di francese ao"
Il più alto lo guardò con arua confusa, ma poi gli domandò: "Che vuoi sapere?"
"Le robe che non ti insegnano a scuola... le parolacce, le porcate che dici al ragazzo tuo"
"Manuel!" lo interruppe Balestra, le cui guance si stavano lievemente arrossando.
"Se dai chissà che robaccia che ve dite voi due, magari pure prima... Lo stavate a fa' al telefono eh? Anvedi il francesino che vita sessuale attiva che c'ha" lo stuzzicò Ferro che se la rideva sotto i baffi per l'imbarazzo che continuava a crescere nell'altro.
"Ma smettila!"
"Non hai detto di no però"
Simone scosse la testa disperato e gli disse: "Mi dici che vuoi da me?"
"Manno niente mo me ne vado, ve lascio fa' le porcate... poi magari devi sentì pure marel"
"Era mio padre al telefono - sbuffò esausto il più alto. Voleva fare ingelosire Manuel facendogli credere di essere fidanzato ed era perfettamente riuscito nell'opera, ma le sue frecciatine iniziavano a essere ormai noiose - e comunque si chiama Maël"
"Ah... vabbè francesì ma quindi è marel il tuo scopamico?"
"Il mio...?"
"Quello con cui fai le robacce, non fare il finto tonto"
"Stai iniziando a essere ripetitivo, sai?"
"Vabbè allora me metto qua bono, bono e sto zitto" disse sedendosi vicino al francese che si era sdraiato sul letto.
"Come mai mi stai così vicino stasera?"
"Perchè me sei mancato francesino mio" esclamò l'altro con tono ammiccante mentre scoccava un bacio che finse di soffiare verso di lui ironicamente.
"Piantala scemo" ridacchiò Balestra.
"Posso dormì con te stasera?"
"Mi lasci in pace se ti faccio stare qua?"
"Se, promesso"
"Va bene, buona notte allora"
"Notte francesì"
A quel punto Balestra si allungò verso l'interruttore e spense le luci.
In seguito si accomodò nel letto, dando le spalle a Ferro, per evitare ch'egli potesse notare che era arrossito e che stava sorridendo come un ebete per quello stupido soprannome e per la presenza di colui che glielo aveva affibbiato.
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Séjour linguistique | Simuel
Fanfiction"E mò io che cazzo glie rispondo a questo?" sbuffò Manuel che fissava spazientito l'email dallo schermo del suo cellulare. Quest'idea dell'étudiant d'échange non gli piaceva affatto... AU Simuel