Il custode non c'è mai capitolo 11

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Il custode non c'è mai ....

Quel giorno in banca a Milano c'era il marasma di gente, tutti a depositare gli introiti del mese, prima di ferragosto, cera un via vai costante da fare invidia alla sala corse di un ippodromo, milioni di euro ruotavano ad ogni cassa nelle macchinette conta soldi, tra sguardi sospetti e curiosi nelle fila, a causa di tutte quelle banconote.

Faceva caldo nonostante l'aria condizionata, tanto che le ragazze e gli uomini agli sportelli, avevano avuto il permesso di svolgere il loro lavoro in camicia a maniche corte o rigirate, in base a come ci si erano vestiti.
Per gli uomini era stato facile, per le donne un pochino meno, visto gli sguardi eccitati di alcuni clienti, interessati più ai nostri décolté che hai versamenti, in effetti un pochino li capivo e anzi mi piaceva stuzzicarli per gioco, ogni tanto mi toccavo i capelli tirandoli dietro l'orecchio facendoli scivolare in mezzo alla fessura del seno.
A causa del caldo, gocce di leggero sudore vi scorrevano in maniera provocante, dando un senso di peccato negli occhi di chi bramava osservarne il tragitto finale, immaginandolo terminare sui miei capezzoli.
Cosa avrebbero dato per essere al loro posto.

Veronica la stronza arrivista..

Mi presento: il mio nome è veronica, ho un aspetto è a dir poco provocante, seno enorme una quarta che trasborda dalla camicetta aperta, vita sottile, gambe belle, lunghe, sinuose, senza l'accenno della minima imperfezione.
Naturalmente il tutto contornato da questi occhi verde smeraldo e una folta capigliatura nero corvino.

Quando faccio l'amore, mi piace usarle come delle forbici che trattengono l'uomo, come in una ragnatela di una vedova nera.
Godo vedere stralunare l' uomo con il cazzo tra le mie gambe, spingerlo a venirmi dentro, ma sul piu' bello quando sta per raggiungere l'orgasmo, lasciare la presa e farmi inondare dal suo sperma sul ventre, dopo di ché fanno tutto quello che voglio.

Se mi fossi vista da fuori con qualche grammo di testicoli in più al posto della mia paperella, mi sarei trombata da sola.

Pensando al mio aspetto, mi fermai a pensare a come avevo risposto male al portiere del mio stabile, Daniele, che mi aveva fatto, quella mattina, con poco garbo, un complimento un po' troppo confidenziale elogiando la mia bellezza da sturbo.
Io sapevo che gli ero sempre piaciuta a chi non piacevo d'altronde.

In quel momento però mi ero davvero innervosita che il custode si fosse permesso una tale confidenza.

Fosse stato un uomo bello e benestante, avrei anche accettato, forse e dico forse, un complimento così esplicito, ma dal. custode no!
Quanto guadagnava 1200 euro al mese?
Non era brutto ma neanche sto granché, un tipo normale.
Io prendo il triplo del suo stipendio, sarei stato l'uomo della situazione, poi quelli con i tatuaggi non mi sono mai piaciuti quindi.

Mi ripresi da quel pensiero che archiviai come inutile perdita di tempo e tra un occhiolino e un sorriso continuai a prendere in giro i clienti e a contare contanti e quanti contanti!
m
Mi ci sarei potuta tuffare, dando un'occ cassaforte che continuava ad ingoiarne pile e pile.

Ora della chiusura

Era ormai l'una, l'ultimo cliente stava per finire un versamento e io già pensavo al da farsi per quel fine settimana.
Mi stavo dando una sistemata con il mio beauty portatile di Guess, probabilmente Giorgio, il mio compagno, mi avrebbe portato in barca.
Orma l'affittava puntualmente.
Lui era medico,bello e benestante, non ricco, ma c'è la passavamo bene e i regali non mancavano.
E poi grazie a
quell' ambiente, avevo conosciuto tanta gente facoltosa da far invidia ad una principessa, erano sempre porte aperte e io avevo la chiave, il paspartu'.
Le mie gambe che una volta allargate le avrebbero aperte ad una ad una, ma solo per chi ne sarebbe stato all'altezza, questa ciliegina in mezzo alle gambe non era per tutti ma solo per uomini selezionati.

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