9. Serata fuori porta pt. 2

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"In discoteca si balla?!" Albus Severus Potter era appena cascato dal cielo. Erano appena arrivati in discoteca e non appena Albus aveva sentito la musica sparata a palla aveva iniziato a dubitare della loro scelta. "Cosa pensavi ci si facesse cretino?!" borbottò James, accigliandosi. "Non lo so, perdonami se non esistono locali in cui si balla nel nostro mondo!" Rose li fissava da lontano cercando di pulire il vestito che Aniabelle aveva appena sporcato con la salsa del panino che stava mangiando. "Ma come si fa, mi chiedo io" continuò a borbottare mentre Aniabelle faceva cadere altro condimento sul suo vestito. All'ennesimo pezzo d'insalata Rose le tolse il panino di mano. "E dai!" urlò Aniabelle cercando, invano, di riprendersi il panino. "Ti pare una cosa normale sporcarsi con un panino alla veneranda età di quindici anni?", "Si?" tentò l'amica, e Rose come risposta addentò il suo panino mandandolo tutto giù. "Disonore!" Aniabelle le puntò contro il dito prima di osservare al di là della sua spalla, lasciando immediatamente perdere la discussione che stavano avendo. Albus agitava le anche a ritmo di musica, muovendo le mani in cerchio prima di posizionarle sui fianchi. La camicia che aveva indosso non gli avrebbe assolutamente garantito la vincita della scommessa. Rose avrebbe scommesso quello che voleva che gliel'aveva regalata suo padre per il compleanno. Suo padre aveva un gusto pessimo in fatto di camicie. Scelse di non chiedersi come mai avesse i polsini in pizzo e preferì piuttosto concentrarsi sull'orrore che era Scorpius. I ricci che Katerine aveva creato con molta fatica si erano afflosciati sulle tempie, nonostante solitamente, Scorpius avesse i capelli ondulati, Aniabelle non sapeva come, in quel momento erano lisci come spaghetti. Scorpius sembrava leggermente più normale, portava i jeans e una t-shirt. Rose ammise che nonostante i capelli a scodella, Scorpius era, be' ecco, affascinante. Mente ballava incrociò il suo sguardo e scoppiò a ridere, Rose gli sorrise a sua volta, senza sapere che stesse guardando Aniabelle. Dopo una mezz'oretta di nullafacenza, osservando i suoi compari che, pian piano, si lasciavano andare, finendo per fare gli sfegatati in pista, urtando più di una povera ragazza, che si era gettata il drink sul vestito. A Rose era toccato scusarsi, rimanendo in disparte e preferendo non muoversi esageratamente nonostante, più di una volta, Albus l'avesse afferrata per i fianchi e trascinata in pista, Rose era tornata subito indietro e a una certa aveva deciso di sistemarsi sul bancone. Il barista, poverino, sembrava in preda ad un esaurimento nervoso mentre si sforzava di rimanere serio e svolgere il suo lavoro, pur avendo sott'occhio Scorpius, Albus e Aniabelle. Rose lo compativa, se possibile, Aniabelle ballava anche peggio di Albus e Scorpius e Rose era consapevole che col vestito macchiato di salsa, non ci faceva una gran figura. Anche se difficilmente lo avrebbe ammesso, a Rose mancava la Tana. Le mancavano molto i suoi cugini e i suoi nonni e l'atmosfera serena di campagna. Sospirò accorgendosi poi che il barista la osservava di sottecchi. Alzò un sopracciglio a mo' di domanda. "Il vestito" le rispose il barista. "Ay dios mìo, che fatica, arrivo, arrivo" borbottò ad una ragazza che, secondo la sua versione "aspettava da mezz'ora il suo gin tonic". Rose si fissò il vestito, notando con orrore che, evidentemente sua madre aveva più seno di lei. Il vestito glielo scopriva quasi tutto e ringraziò il barista per averglielo detto. Tuttavia, una piccola parte dentro di lei, si sentì delusa che nessuno lo avesse notato. Albus e Scorpius erano troppo impegnati a fare i deficienti con le altre per capire che cosa si perdevano... be' Scorpius per lo più, una storia con Albus era da considerarsi quasi incesto. "Vuoi qualcosa?" le chiese il barista, con aria gentile, lei scosse la testa ma nonostante ciò quello le porse dell'acqua. "Grazie, sono Rose comunque" si presentò lei. "Inglese?" lei annuì, "messicano, mi chiamo Adrien". Adrien stava fissando qualcosa dietro di lei. Una serie di ragazzi aveva iniziato a parlare con Luke, divenuto livido in volto. Anche Aniabelle doveva averlo notato poiché si diresse verso di loro. Adrien gesticolò qualcosa al suo collega che spense la musica. Forse non fu una mossa intelligente, tutta l'attenzione a quel punto era puntata su di loro. "Che succede?" chiese Aniabelle affiancando suo fratello. Il biondino che li stava infastidendo alzò un sopracciglio. Che mossa comune, si disse Rose. "La sorellina? Si spiegano molte cose" indirizzò il suo sguardo di nuovo verso Luke, sotto l'arroganza però c'era un cipiglio che non poteva essere individuato, quasi una sofferenza nello sguardo. "Charlie, basta" intervenne Luke prima che le cose degenerassero, frapponendosi tra Aniabelle e Charlie. "Non sto facendo niente. Siamo in un luogo pubblico tesoro, posso parlare con chi voglio quando voglio e soprattutto posso dire ciò che voglio". Luke non si mosse ma dal tremolio del suo sguardo, aveva capito esattamente cosa avrebbe potuto dire. L'acqua nei bicchieri incominciava ad agitarsi, quasi fosse un mare mosso da piccole onde. Non era un buon segnale. "Eh Luke? Tanta paura di cosa la sorellina potrebbe pensare, scoprire. Eh Luke? Razza di codardo, mi fai schifo, hai capito? Ti odio. Mi conosci, non avresti dovuto veni..." In quel momento Rose si rese conto di non aver mai visto Aniabelle arrabbiata. Arrabbiata per davvero. Le scaramucce con Heather in confronto, erano roba di poco conto. In quel momento, Rose ebbe paura. l rubinetti esplosero e l'acqua iniziò velocemente ad inondare il locale. Rose venne sbalzata indietro e, se non fosse stato per il braccio di James che l'aveva afferrata, avrebbe sbattuto contro un tavolino, ad una velocità tale da rompersi la schiena. L'acqua la sommergeva completamente e lei non riusciva più a respirare. Nonostante James fosse saldamente acchiappato, comunque sbatacchiarono da una parte all'altra finché  l'acqua non si ritirò e loro caddero sul pavimento tossendo. Erano completamente fradici e nell'impatto Rose aveva perso un orecchino. Aniabelle e Luke non si erano mossi di un centimetro. Rimanevano asciutti e fermi, nelle loro austere pose, con sguardi indifferenti al disastro che avevano causato. Il biondino, Charlie, anche lui era finito a terra, ma era stato meno fortunato di loro. Si teneva la mano sanguinante, probabilmente rotta, piangendo di dolore. James gli si avvicinò controllandogli la mano. Gli porse il suo aiuto per alzarsi, lo fece sedere e consigliò ai presenti di chiamare un ambulanza. Poi, tra lo scompiglio generale, afferrò Luke, Aniabelle, Rose, Albus e Scorpius e li trascinò fuori, molto lontano da lì. Si fermarono in mezzo alla strada, in una via deserta ma ben illuminata che si affacciava sul fiume Hudson. "Cosa vi è saltato in mente? Cosa?! Avreste potuto uccidere qualcuno!" Aniabelle scosse la testa "Ti sbagli, e anche se fosse tu non capiresti" James buttò la testa all'indietro e rise. "Cosa non capisco? Eh? Cosa? Sei potente ma questo non ti autorizza a fare libero arbitrio del tuo potere. Stavamo annegando Aniabelle, non riuscivo più a respirare, Rose per poco non si è spezzata la schiena. Ti rendi conto di quel che sarebbe potuto succedere?". Aniabelle cambiò espressione, sembrava sconcertata, rendendosi conto dell'effettiva gravità di ciò che aveva fatto. Osservò Albus e Scorpius che si tenevano in piedi a vicenda, con sguardi vacui e spaventati e poi osservò Rose e quello che scorse nel suo sguardo fu la delusione. Aniabelle guardò dentro di sè ed ebbe paura. Si immaginò Rose con la schiena spezzata e James annegato, a causa sua. Chissà che altro poteva fare. Le forze le vennero meno e si sostenne su Luke che le strinse la mano come a trasmetterle forza. Lungo il viaggio di ritorno non dissero una parola. Ritornati al campo mezzosangue Rose necessitava assolutamente di una doccia. Si levò il vestito fradicio e si fiondò nel bagno, prima di incrociare Aniabelle nel corridoio. Non era pronta per rivolgerle la parola. Sapeva che avrebbe tentato di approcciarla se avessero dormito insieme così si diresse in camera di Albus e Scorpius. Si buttò sul letto di Scorpius, levandosi l'accappatoio e indossando una delle sue magliette. Albus rientrò subito dopo, la salutò e si diresse da James. Una volta che Scorpius fu tornato in camera si spogliò e si mise nel letto, indifferente alla ragazza che vi si trovava. Rose lo faceva spesso. Da quando erano bambini aveva preso l'abitudine di informarlo di ogni incubo o paura, spesso notturne, spesso culminate con lui che finiva per svegliarsi sul pavimento mentre Rose dormiva beata nel suo letto. Quando, durante il quarto anno aveva avuto una relazione con Heather lei aveva sempre visto male quest'abitudine, ma sapeva che era normale e lo ignorava. Sapeva che, in quel caso specifico, lui e Rose non avrebbero mai combinato niente. Ormai il ragazzo non si domandava neanche più perché era lì, si limitava ad abbracciarla. E così fece. "Non te la sentivi di stare con Aniabelle?" le chiese strofinando il naso contro la sua nuca. "No" sussurrò lei, "Ho avuto paura, molta paura, non l'avevo mai vista così. Io, non riuscivo a respirare, ero convinta che sarei morta. Uccisa dalla mia migliore amica, senza remore. C'era gente che non c'entrava nulla, Scorpius, anche loro hanno rischiato". Trasalì per il freddo e Scorpius la strinse a sè ancor più forte. "Smettila di fregarti le mie magliette" sorrise, cercando si smezzare la tensione. Non poteva vederla ma era convinto che Rose avesse sorriso. "Ho avuto paura anch'io lo sai? Ti ho visto, avevi gli occhi sgranati, e ho visto il tavolino di vetro. Avresti avuto l'angolo nella schiena. L'acqua mi ha ricoperto prima che riuscissi a raggiungerti. Mi sono preso un bello spavento". Rose si voltò fissandolo negli occhi. Scorpius vi lesse infinita gratitudine e sentì un dolore acuto alla bocca dello stomaco. Capì che, qualsiasi cosa avesse fatto Rose non lo avrebbe fermato. La mano che era posata sul suo fianco salì pian piano, senza che neppure Scorpius stesso se ne rendesse conto. Salì fino ad arrivarle sotto al seno, oltrepassando di gran lunga i confini della maglietta. Sapeva bene che se l'avesse alzata ancora un po' le cose si sarebbero molto complicate. Anche Rose lo sapeva e lo lesse nel suo sguardo, non le importava ma a lui sì. Il volto che lui vedeva non era quello di Rose. Riportò la mano sul fianco, le baciò la fronte e tornò a dormire, lasciando a Rose l'arduo compito di spiegarsi la cocente delusione che sentiva in quel momento.

Aniabelle Jackson - scoroseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora