Prologo parte 2

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Prologo
JACOB

La nuova arrivata ha i capelli castani, ricci e lunghi fino a metà schiena.

È di spalle e non riesco a vedere il suo volto, ma a una prima occhiata sembra molto più interessante di tutte le altre ragazze presenti. Il suo culo lo è di certo.

A un certo punto la bionda le dà una gomitata, costringendola a girarsi nella mia direzione.

Lei si volta al rallentatore, ma poi la vedo. E... cazzo! È bellissima.

Ha un volto pulito, bianco, classico da brava ragazza. La sua bocca rosa e piena mi spinge a pensare a degli scenari che me lo fanno diventare subito duro.

Mi fissa curiosa con i suoi occhioni azzurri e si morde con forza il labbro inferiore, arrossisce davanti al mio sorriso a malapena accennato, poi si gira di nuovo verso le sue amiche che continuano a ridacchiare.

Sorrido anche io, forse siamo sulla stessa lunghezza d'onda e, visto che sono annoiato, decido di agire.

Lancio la sigaretta a terra, sotto la suola delle mie Nike, scarpe che da piccolo potevo solo ammirare nelle vetrine dei negozi. Prendo il telefono, un altro regalo di Luminița e Pietro, e vado su Google traduttore.

Cerco quello che mi serve e, una volta memorizzata la frase, mi alzo dalla sedia. Quando sono di fronte a loro, senza mai smettere di fissare la mora, dico: «Mi serve il bagno».

Spero che, oltre a essere bellissima, sia anche intelligente e che colga al volo il mio intento.

«Ti porta lei. Non è solo la festeggiata, ma anche la padrona di casa», dice la bionda dagli occhi verdi, tutta sorridente.

«Marina, smettila», sussurra la ragazza che m'interessa. «Se mi becca mio fratello da sola con lui in casa, gli farà passare un brutto quarto d'ora».

«Sembra uno che sa come difendersi. Vai, ci penso io a tuo fratello!»

Le guardo, comprendendo poco del loro discorso, finché la mora non mi fa segno di seguirla. Il mio sorriso si allarga un altro po'.

Lei va via per prima, io la seguo non appena scompare oltre la porta a doppio battente.

Quando termina di salire i pochi gradini che precorrono l'ingresso, avanzo nella villa.

A darmi il benvenuto è un ambiente luminoso e curato, forse fin troppo. Tutte le cose sono sistemate a dovere, nemmeno una virgola è fuori posto.

Continuo a camminare, concentrandomi sulla ragazza che mi sta aspettando accanto a una rampa di scale bianche che porta al piano di sopra.

«Ho capito chi sei! Jacob, il fratellastro di Remo, giusto?», mi guarda dritto in faccia. «Lui e Luca mi hanno parlato tanto di te. Quello che dicono però non è molto... ehm, carino», ridacchia spostandosi imbarazzata alcune ciocche di capelli dietro le orecchie. «Io sono Nadine», allunga una mano verso di me.

«Non capisco bene», mi giustifico, portandomi una mano dietro al collo per grattarmi la nuca.

Non sono mai stato uno di tante parole e questa situazione è snervante.

Comunque... Nadine. Dove ho già sentito questo nome?

Lei abbassa il braccio lungo il fianco, facendo una smorfia.

«Oh, giusto, mi sono scordata che vivi qui da poco. Ok, io continuo a parlare e tu a non capire un tubo. Fantastico!», solleva gli occhi verso l'altissimo soffitto. «Seguimi!»

Decisa, mi prende per mano e mi porta con lei, lungo un corridoio privo di finestre. In compenso, sulle mura sono appesi un sacco di quadri che sembrano costare quanto tutti i miei organi vitali messi insieme.

IL MIO RAGAZZO IMPERFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora