Capitolo 3 Nadine

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Capitolo 3
Nadine

«Cosa ti passa per la testa?», chiedo a Marina non appena rimaniamo da sole.

Remo è andato via da poco, lasciandoci sul corso principale della città, dopo aver ordinato a Marina di non pensarci nemmeno di uscire con "quell'essere inutile", parole sue.

Ci avrebbe accompagnato volentieri in giro per i negozi, ma doveva raggiungere i suoi compagni di calcetto per la partita.

Meno male. Non mi andava di sentire ancora la sua ramanzina a proposito di quello che è successo nello studio tattoo.

«Cioè?» La mia amica fa la finta tonta, evitando di guardarmi.

«Perché non hai detto a Jacob che non vuoi uscire con lui?»

Lei volta la testa verso di me, sputacchiando via alcune ciocche bionde che le sono finite in bocca, e mi guarda come se avessi tre teste.

«Stai scherzando, Didi? Sai da quanto tempo aspettavo che mi chiedesse di uscire», replica con una smorfia, chiamandomi con il nomignolo che mi ha assegnato pochi giorni dopo esserci conosciute.

Da allora, anche i miei familiari mi chiamano in quel modo. Non mi piace particolarmente, ma non ho mai trovato il coraggio di dirlo a nessuno.

Io e Marina siamo amiche fin da quando la sua famiglia ha comprato casa di fronte alla mia.

Un giorno d'estate di otto anni fa sono caduta con lo skate che mio fratello mi aveva fatto provare. Luca e Remo, invece che venire a darmi una mano, mi deridevano, ma una ragazzina dai lunghi capelli biondi era apparsa dal nulla al mio fianco.

Mi aveva aiutata a rialzarmi, poi aveva fatto un lungo discorso ai due ragazzi che la stavano guardando esterrefatti.

Col passare del tempo anche le nostre famiglie hanno fatto amicizia e alle volte abbiamo organizzato delle vacanze insieme.

Siamo inseparabili, Marina è come una sorella per me e soffrirei molto se Jacob dovesse farle del male. Il che accadrà sicuramente visto il soggetto poco raccomandabile.

Mi schiarisco la gola. «Quel ragazzo ti farà del male», cerco di farla ragionare.

Lui non è la persona giusta per le ragazze brave come lei. La porterà sulla cattiva strada, così come ha fatto anche con Alessia.

«Correrò il rischio. E poi, una scopata non ha mai ucciso nessuno», ridacchia, prendendomi a braccetto.

Spalanco la bocca in un gesto poco elegante e avverto, tutto all'improvviso, un peso sullo stomaco. «Sei ancora vergine», le rammento, stando attenta a non farmi sentire dai passanti.

«Lo so, accidenti!», fa lei, piuttosto sconsolata, trascinandomi verso Tally Weijl. «Lo sei tu che hai il fidanzato, figurati io... Ma a Jacob gliela darei volentieri. Hai visto come mi guardava?» Inizia a saltellare davanti al negozio, con tanto di gridolini entusiasti che fuoriescono dalla sua bocca.

Faccio una smorfia e tento di ignorare i brividi fastidiosi che mi pungono da tutte le parti.

Sì, sono ancora vergine, ma perché tra me e Remo non c'è nulla di serio. In realtà, non ho mai accettato di essere la sua fidanzata, lui non me l'ha mai chiesto personalmente. Mi ha fatto la proposta davanti ai miei genitori, e loro si sono mostrati così felici all'idea di me e Remo insieme che non me la sono sentita di rifiutare e deluderli in qualche modo.

«Ti sei scordata di cos'ha fatto ad Alessia?», insisto, tentando ancora una volta di portarla sulla retta via.

Voglio tenerla alla larga da lui perché Jacob Sava non lascia nulla di buono dietro di sé. La cicatrice che ho all'interno del labbro inferiore ne è la prova. E pensare che quello è stato il mio primo bacio. Rubato da uno qualunque.

IL MIO RAGAZZO IMPERFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora