Capitolo 14 Jacob

138 16 2
                                    

Capitolo 14
JACOB

Mezz'ora dopo, quando le persone intorno a me hanno scelto volutamente di ignorarmi, Nadine decide di alzarsi.

«Scusate, vado al bagno», e sposta con delicatezza la sedia.

«Bella maglia», commento nella sua direzione, portandomi alla bocca il bicchiere di Coca Cola light, l'unica cosa bevibile che ho trovato sul tavolo.

Lei si blocca sul posto e la sua faccia diventa bordeaux. Remo intanto sbuffa.

«Si può sapere che cazzo di problemi hai?», sbotta Luca, sbattendo la forchetta sul tavolo.

«Luca, il linguaggio, per favore!», lo rimprovera prontamente sua madre.

«Non si può nemmeno fare un complimento? Non sapevo che è vietato farlo», aggiungo fintamente perplesso, liberandomi del bicchiere e portandomi, con fare teatrale, una mano sul petto.

«Jacob, ora basta! Seguimi!», mi ordina Luminița, alzandosi in piedi.

La fulmino con gli occhi per un istante, poi torno a staccare la crosta al pane che ha una strana tonalità scura.

Solo quando mi accorgo che Nadine è sparita dentro casa balzo in piedi, manco fossi una molla.

«Non ti preoccupare, me ne vado da solo», la liquido, mettendo gli occhiali sulla testa. «Buon proseguimento!», aggiungo con finta cortesia, prima di sparire all'interno della villa.

Sento Luminița scusarsi alle mie spalle per il mio comportamento, ma non presto più attenzione a nessuno dato che ho un solo obiettivo in testa.

Dopo aver rivolto un'occhiata dietro di me per assicurarmi che nessuno mi abbia seguito, prendo la via del bagno. Non appena davanti alla porta, busso.

«Occupato!», grida la voce di Nadine.

Inarco un angolo della bocca all'insù e abbasso la maniglia. Fortunatamente, la porta non è chiusa a chiave. Entro nella stanza e mi chiudo l'uscio alle spalle. La trovo davanti allo specchio, intenta ad aggiustarsi il collo della maglietta.

Non appena vede il mio riflesso, spalanca gli occhi e apre la bocca, pronta a lanciare via un urlo, ma la raggiungo in fretta e mi posiziono alle sue spalle.

Con un braccio, le avvolgo la vita, facendo aderire la sua schiena al mio torace e il suo bel culo tondo contro il cavallo dei miei pantaloni. Con la mano libera le tappo la bocca, impedendole di urlare.

«Mmh», inizia a dimenarsi tra le mie braccia, piantandomi le unghie nell'avambraccio.

Mi basta appoggiare le labbra vicino al suo orecchio per indurla a calmarsi.

«Shhh», sussurro sulla sua pelle candida e morbida. Incontro i suoi occhi, estremamente azzurri, attraverso lo specchio. «Sono venuto qui per prendermi ciò che mi spetta», proseguo, senza interrompere il contatto visivo.

Le pupille dei suoi occhi si dilatano, come quelli di un animale che ha appena fiutato il pericolo.

«Co-cosa vuoi da me?», parla contro le mie dita che hanno allentato di poco la presa sulla sua bocca.

Sposto la mano dalla sua pancia piatta verso l'alto, con una lentezza che la porta ad ansimare. Quando mi fermo con le dita sul seno destro, Nadine chiude per un istante gli occhi.

È completamente alla mia mercé. Ed è tutto così dannatamente eccitante che non riesco a non spingere i fianchi in avanti.

Dopo aver passato il pollice sul capezzolo turgido, scivolo con la mano sul suo collo. Glielo circondo, coprendolo del tutto, ma presto le mie dita le liberano la gola, tirando di poco all'ingiù la stoffa del dolcevita. Scendo con le labbra sul segno del succhiotto e ci passo sopra la lingua, dal basso verso l'alto.

IL MIO RAGAZZO IMPERFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora